«Bugiardo!» gridò Arya.
«Sta’ zitta!» le urlò il principe.
«Basta così!» E questo era l’ordine del re, la voce resa rauca dalla rabbia. Robert Baratheon si alzò dallo scranno. Nella sala, il silenzio era assoluto. Robert folgorò Arya da dietro la muraglia della sua monumentale barba nera.
«Tu mi dirai ciò che è accaduto, bambina. Mi dirai tutto e mi dirai il vero. E ricorda: mentire al tuo re è una grave offesa.» Si girò verso suo figlio. «E quando lei avrà finito, verrà il tuo turno. Ma fino a quel momento, Joff… morditi la lingua!»
Quando Arya cominciò a raccontare la sua versione, Ned udì una porta aprirsi da qualche parte alle sue spalle. Si girò e vide Vayon Poole entrare nella sala delle udienze assieme a Sansa. Tutti e due si tennero discretamente sul fondo della sala. Quando Arya arrivò alla parte in cui la spada di Joffrey era finita nel Tridente, Renly Baratheon scoppiò in una sonora risata.
«Ser Barristan» fece il re, seccato «scorta mio fratello fuori di qui prima che si strozzi dal ridere.»
«Mio fratello mi onora di eccessiva gentilezza.» Renly controllò un altro accesso di risa. «La porta per andarmene so trovarla da solo.» Fece un salamelecco all’indirizzo di Joffrey. «E forse un po’ più tardi, mio valoroso principe, tu riuscirai a spiegarmi come abbia fatto una ragazzina di nove anni, della stessa minacciosa mole di un topolino bagnato, prima a disarmarti con un manico di scopa spezzato, e poi a gettare il tuo temibile gladio nel fiume.»
La porta cominciò a richiudersi dietro di lui.
«Dente di leone lo chiamava, quel suo spiedino» lo udì sghignazzare Ned.
Venne il turno del principe Joffrey, pallido in volto, di dare una ben diversa versione degli eventi. Una volta che anche lui ebbe finito, il re si alzò di nuovo.
«Ma per i sette inferi!» Robert era l’immagine perfetta di uno che avrebbe preferito trovarsi in qualsiasi altro posto all’infuori di quello. «Lei dice una cosa, lui un’altra… Che cosa dovrei fare a questo punto, eh?»
«Arya e Joffrey non erano soli sulla riva del Tridente.» Ned Stark si girò verso il fondo della sala. «Sansa, vieni avanti.» Lui sapeva esattamente cos’era accaduto, lo sapeva dalla notte stessa in cui Arya era scomparsa. «Di’ al tuo re cos’è successo.»
Piena di esitazione, l’altra sua figlia venne avanti. Indossava velluto azzurro con decorazioni bianche, una collana d’argento attorno al collo. I lunghi capelli scuri scintillavano dopo un lungo, attento lavoro di spazzola. Ammiccò alla sorella, poi al suo principe.
«Padre, io… ecco… io non so.» Anche lei era sulla soglia delle lacrime, anche lei avrebbe voluto trovarsi mille miglia lontana. «Non ricordo. È successo tutto talmente in fretta…»
«Schifosa!» Arya piombò addosso alla sorella come un ariete inferocito, l’abbatté sul pavimento, si mise a tempestarla di pugni. «Bugiarda! Bugiarda! Bugiarda! Bugiarda!…»
«Arya!» urlò Ned. «Fermati!»
Ma ci volle tutta la forza di Jory Cassel per strapparla dalla sorella e impedirle di continuare a colpirla.
Ned rimise in piedi Sansa. «Stai bene? Ti ha fatto male?» Sansa, lo sguardo fisso su Arya, nemmeno parve udirlo.
«La ragazzina è anche più selvatica di quella lurida bestia che si trascina dietro!» sentenziò Cersei Lannister. «Robert, voglio che venga punita!»
«Per i sette inferi!» imprecò Robert. «Ma guardala, Cersei! È una bambina. Cosa ti aspetti che faccia, una fustigazione sulla pubblica piazza? Alla malora le liti di marmocchi. Basta: finisce qui. Nessuno si è fatto niente.»
«Niente?» La regina era furibonda. «Joff si porterà quelle cicatrici addosso per il resto dei suoi giorni.»
«Proprio così.» Robert Baratheon guardò il maggiore dei suoi figli. «Chissà che non gli servano di lezione. Ned, provvedi che tua figlia sia più disciplinata.»
«Con piacere, maestà» rispose Ned, con immenso sollievo.
«E io farò lo stesso con mio figlio» concluse Robert, cominciando ad andarsene.
«E che ne sarà del meta-lupo?» La regina non aveva ancora finito. «Farai in modo che anche la bestia feroce che ha sbranato tuo figlio sia più disciplinata?»
«Il dannato meta-lupo.» Il re si fermò e tornò a girarsi, la fronte corrugata. «Me n’ero completamente dimenticato.»
Ned vide Arya irrigidirsi tra le braccia di Jory.
«Non abbiamo trovato traccia del meta-lupo, maestà» si affrettò a dire Jory Cassel.
«No?» Robert non parve particolarmente contrariato. «E allora addio anche a lui.»
La voce di Cersei si levò alta: «Cento dragoni d’oro all’uomo che mi porterà la sua pelle!».
«Pelle costosa» commentò Robert. «Io non ci voglio avere nulla a che fare, donna. Se proprio la vuoi, quella pelle, la pagherai con l’oro dei Lannister.»
«Non immaginavo che fossi diventato così avaro» ribatté freddamente la regina. «Il re che avevo creduto di sposare mi avrebbe portato la pelle di quell’animale ai piedi del letto prima del tramonto.»
L’espressione di Robert si incupì per l’ira. «Niente male come giochetto di magia senza il lupo in questione.»
«Ma noi ce l’abbiamo un lupo.» La voce di Cersei Lannister era calma, misurata. Solamente nei suoi occhi verdi brillava la luce del trionfo.
A tutti occorsero alcuni momenti per capire.
«Come vuoi.» Il re scrollò le spalle irritato. «Sarà ser Ilyn a occuparsene.»
«Robert» protestò Ned «non stai parlando sul serio.»
«Ne ho abbastanza di questa storia, Ned.» Il re non era in vena di ulteriori discussioni. «Un meta-lupo è una bestia selvaggia. Presto o tardi, finirà con il rivoltarsi contro tua figlia nello stesso modo in cui ha fatto con Joffrey. Dalle un cagnolino, sarà anche più contenta.»
Solo in quel momento anche Sansa arrivò alla verità. «Non sta parlando di Lady, vero?» Nel rivolgersi a Ned, i suoi occhi erano di nuovo pieni di paura. «Oh, no… non Lady! Lady non ha fatto del male a nessuno… è buona, Lady!»
«Lady nemmeno c’era!» gridò Arya. «Lasciatela stare!»
«Padre, non permettere che la uccidano» supplicò Sansa. «Ti prego, padre! Non è stata Lady. È stata Nymeria. E Arya. Non Lady. Padre! Non lasciare che le facciano del male. Lady sarà buona, padre, te lo prometto… te lo giuro!…»
Eddard Stark poté solamente prendere sua figlia tra le braccia. Guardò Robert, il suo vecchio amico, il suo fratello di sangue. «Ti prego, Robert. In nome dell’affetto che hai per me, dell’amore che avevi per mia sorella… ti prego.»
Il re li guardò tutti quanti per un lungo momento. Infine si girò verso la sua regina. «Che tu sia maledetta, Cersei» disse con profondo disgusto.
Ned si raddrizzò, sciogliendosi delicatamente dalla stretta di Sansa. Tutta la stanchezza di quegli ultimi quattro giorni gli era tornata addosso. «In questo caso, Robert, che sia tu a farlo.» C’era di nuovo il gelo nella voce di lord Stark. «Abbi almeno questo coraggio.»
Robert lo guardò con occhi freddi e inespressivi. Non disse una parola. Alla fine si girò e se ne andò, i passi pesanti come piombo. La sala era piena di silenzio.
«Il meta-lupo» disse Cersei Lannister non appena il re se ne fu andato. «Dov’è quel meta-lupo?» Accanto a lei, il principe Joffrey stava sorridendo.
Ser Barristan Selmy rispose con riluttanza: «L’animale è incatenato fuori del corpo di guardia, maestà».
«Chiamate Ilyn Payne.»
«Non chiamate nessun boia» la fermò Eddard Stark. «Jory, conduci le mie figlie nelle loro stanze. E poi portami Ghiaccio.»
Le parole avevano il sapore del fiele, ma si costrinse a farle uscire: «Se è da fare, ci penserò io».
«Tu, Stark?» Cersei Lannister lo osservò, piena di sospetto. «Che cos’è, un trucco? Perché proprio tu vuoi fare una cosa del genere?»