Gli archivi rivelano molte cose affascinanti. Per esempio quel tocco ironico nel modo di gestire l’ecologia. Nell’oceano al largo di un luogo chiamato California vi erano enormi foreste di alghe giganti chiamate fuchi, che accoglievano una vasta ed intricata comunità di creature marine. I ricci di mare vivevano sul fondo dell’oceano, a trenta metri di profondità, tra le radici che ancoravano i fuchi. Mammiferi acquatici ricoperti di pelo, conosciuti come lontre marine, si cibavano dei ricci. Gli abitanti della Terra cacciarono le lontre per la loro pelliccia. Più tardi, i fuchi cominciarono a morire. Chilometri quadrati di foreste svanirono. Questo causò una serie di gravi conseguenze economiche, perché i fuchi erano preziosi, come pure molte delle specie animali di quel medesimo habitat. Un’indagine del fondo dell’oceano rivelò un enorme aumento dei ricci di mare. Non solo i loro nemici naturali, le lontre, erano scomparsi, ma in più i ricci si cibavano delle immense quantità di residui organici riversati dagli abitanti della Terra nell’oceano attraverso il sistema fognario. Milioni di ricci rosicchiavano le radici dei fuchi, sradicandole e uccidendole. Quando accidentalmente una petroliera riversò il suo carico nell’oceano, molti ricci vennero uccisi e i fuchi ricominciarono a prosperare. Ma questo si rivelò un metodo poco pratico per controllare i ricci di mare. Si pensò di incoraggiare il ritorno delle lontre marine, ma il numero di esemplari viventi non era sufficiente. Gli operatori ecologici della California risolsero il problema imbarcando calce viva su grosse chiatte e scaricandola in mare. Questo si rivelò fatale per i ricci di mare; una volta sterminati, vennero trasportate da varie zone della Terra piante sane di fuchi per formare il nucleo di una nuova foresta. Dopo un po’ i ricci ritornarono e ricominciarono a mangiare le alghe. Venne versata altra calce. I ricci morirono e vennero piantate altre alghe. Più tardi si scoprì che la calce viva produceva effetti dannosi al fondo dell’oceano e vennero impiegati altri composti chimici per controbilanciare questi effetti. Tutto questo richiese una grande ingegnosità ed un considerevole dispendio di energie e di risorse. Edward pensa che ci fosse qualcosa di molto giapponese in questo atteggiamento. Ethel fa notare che il problema delle alghe non sarebbe sorto se gli abitanti della Terra non avessero eliminato le lontre. Quant’è ingenua Ethel. Non capisce i principi dell’ironia. Anche la poesia la sconcerta. Edward non vuole più dormire con Ethel, ora.
Nell’ultimo secolo della loro era, gli abitanti della Terra riuscirono a ricoprire quasi completamente di cemento e metallo la superficie del loro pianeta. Dobbiamo levarne la maggior parte in modo che il suolo possa ricominciare a respirare. Sarebbe più facile ed efficiente usare acidi o esplosivi, ma a noi non interessa la facilità e l’efficienza; in più vi è la preoccupazione che gli acidi e gli esplosivi possano produrre un ulteriore danno ecologico. Quindi usiamo delle macchine che inseriscono dei grossi rebbi nelle spaccature che si sono prodotte nel cemento. Una volta sollevate, le lastre si disgregano rapidamente. Nuvole di polvere di cemento fluttuano libere per le strade di queste città, ricoprendo gli edifici diroccati con una sottile patina di cipria grigiastra. L’effetto è delicato e riposante. Ieri Paul ha suggerito che, sollevando quella polvere, forse si causava un danno ecologico. La cosa mi ha turbato e ho deciso di fare rapporto al capo del nostro gruppo. Paul sarà trasferito ad un’altra squadra.
Quando ormai la fine era prossima, qui tutti portavano delle tute e dei respiratori, simili alle nostre ma più complete. Troviamo queste tute abbandonate dappertutto come gusci di giganteschi insetti. I modelli più sofisticati erano unità abitative individuali e complete. Sembra che non fosse necessario togliersi la tuta, tranne che per espletare alcune funzioni vitali, come ad esempio partorire o avere rapporti sessuali. Ci rendiamo conto che la riluttanza degli abitanti della Terra ad abbandonare le loro tute, verso la fine, accelerò enormemente il calo della popolazione.
Le nostre discussioni filosofiche. Dio creò questo pianeta. Su questo siamo tutti d’accordo, in un certo senso, sorvolando per il momento sulla definizione di concetti come Dio e creato. Perché si è dato tanta pena per creare la Terra se era Sua intenzione che poi venisse resa inabitabile? Creò forse l’umanità proprio a questo scopo, o essa esercitò il libero arbitrio creando le condizioni di ciò che poi si è verificato? Perché Egli dovrebbe cercare la vendetta contro la Sua stessa creazione? Forse è un errore affrontare la distruzione della Terra da un punto di vista etico e morale. Io penso che dobbiamo considerarla in termini puramente estetici, cioè un risultato artistico fine a se stesso, come un fouetté en tournant o un entrechat-dix, eseguiti senza bisogno di spiegazioni. Solo in questo modo è possibile capire come gli abitanti della Terra siano riusciti a concorrere allegramente al loro soffocamento.
È arrivata notizia che sull’altopiano del Tibet è stata scoperta una colonia di abitanti della Terra ancora in vita. Andiamo sul posto per vedere con i nostri occhi. Sospesi al di sopra di una vasta pianura rossa e desolata, vediamo grandi figure nere che si muovono lentamente. Sono abitanti della Terra che indossano tute di foggia strana? Scendiamo. Membri di altre squadre di bonifica sono già sul posto. Hanno circondato una delle grandi creature. Questa si muove in circolo, barcollando ed emettendo grugniti e grida inarticolate. Poi si ferma e ci affronta con decisione, come se volesse sfidarci ad afferrarla. La rovesciamo; continua a muovere le membra massicce, ma non riesce a rialzarsi. Dopo esserci brevemente consultati decidiamo di dissezionarla. Le placche esterne scivolano via facilmente. All’interno non troviamo altro che rotelle e fili luccicanti. Le membra non si muovono più, anche se i meccanismi all’interno ronzano e ticchettano ancora per un po’. La durata e la resistenza di queste macchine ci impressionano favorevolmente. Forse, in un lontano futuro, queste entità rimpiazzeranno completamente anche sugli altri mondi le forme di vita più deboli e fragili, come sembrano aver fatto sulla Terra.
Il vento. La pioggia. Le maree. Tutte le tristezze scorrono verso il mare.