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Phil annuì con forza. — Ti sei fatta una posizione nella vita. Una posizione sicura.

— Stai scherzando? — chiese lei. — Fra cinque anni sarò finita. Dieci al massimo, se riesco a diventare un personaggio. — Scosse la testa e si piegò in avanti. — Anzi, le cose stanno molto peggio. I combattimenti fra maschi e femmine hanno vita breve. Il governo vuole proibirli.

— Lo dicono sempre — cercò di rassicurarla Phil — e non lo fanno mai.

Lei si strinse nelle spalle con aria rassegnata. — Questa volta lo faranno.

— Ho sentito il Presidente che diceva qualcosa del genere, stasera — disse Phil — ma sembrava ubriaco.

Lei alzò ancora le spalle.

— Si dice che la Divertimenti SpA abbia un sacco di agganci nel governo — obiettò Phil.

Lei sorrise con aria strana. — Giusto. I migliori agganci che un’organizzazione abbia mai avuto. Ma ormai ha fatto il suo tempo. Da qualche settimana Moe è preoccupato, molto preoccupato. Te lo dico io.

— Moe?

— Moe Brimstine. Quello che hai visto questo pomeriggio.

— Ah, sì — disse Phil, mentre gli ritornava vividamente alla memoria l’immagine della sua figura massiccia, dalla mascella quadrata, che riempiva il vano della porta. — Sai, sono rimasto sorpreso quando mi sono accorto che la sua voce era quella del Vecchio Bracciodigomma — continuò con una piccola risata. — Mi sembrava un uomo troppo importante per fare il portiere.

— Sicuro che lo è! — esclamò Juno, riacquistando per un attimo la sua voce tonante. — Non crederai davvero, Phil, che lui passi il suo tempo a spiare attraverso un buco, manovrando quell’affare di gomma? Si è solo servito della sua voce per registrare le domande e le risposte di Bracciodigomma. Si diverte un mondo a fare cose del genere. — Inarcò le folte sopracciglia. — Non sai neanche chi è Moe Brimstine?

Phil scosse la testa.

— Ma dove sei vissuto per tutto questo tempo? Scusa, Phil, ma Moe Brimstine è… accidenti, è uno dei capi dell’organizzazione, un pochino più sotto solo al signor Billig in persona!

Quando Phil mostrò di non conoscere neppure quest’ultimo, lei ci rinunciò. — Non importa, Phil — disse in tono amichevole. — Sappi che Moe Brimstine è praticamente il capo della Divertimenti SpA, che controlla i centri di lotta e di divertimenti, i robot venditori, i sexy-jukebox e un sacco di altre cose di cui non si parla molto. Ed è preoccupato, molto preoccupato. Io conosco Moe, lui vive solo per l’organizzazione. Per questo dico che le cose vanno davvero male. — Fece una pausa, poi aggiunse enigmaticamente, come se la cosa la riguardasse personalmente: — Un sacco di cose vanno male.

Phil annuì. Rimasero un po’ in silenzio.

— Dimmi, Phil — fece Juno alla fine a bassa voce, guardandosi le grosse dita macchiate di sugo che stringevano il bicchiere vuoto. — Era proprio una… come si dice… un’allucinazione, vero, quella del gatto verde?

— Prima pensavo di sì — rispose Phil a bassa voce. — Ora non ne sono tanto sicuro.

Lei tirò un profondo respiro e lo guardò. — Sai una cosa — disse con improvviso calore — neanch’io ne sono sicura. Dimmi, Phil, quanto può valere quel gatto, ammesso che ci sia? Diecimila dollari?

Phil spalancò gli occhi, ma contemporaneamente pensò che il valore di Lucky non avrebbe mai potuto essere misurato in denaro. — Diecimila dollari? — mormorò. — Non ne ho la più pallida idea. Perché ti è venuta in mente una simile cifra?

— Ecco — disse Juno lentamente — dopo che gli Akeley (che gli venga un colpo!) se ne sono andati, Jack è venuto da me e ha cominciato a dirmi che mi ero comportata come una stupida, non perché ti avevo lasciato entrare, ma perché ti avevo lasciato andar via. Mi dice: «Tu sei stupida, Juno, completamente stupida. Non sai riconoscere le buone occasioni. Io sarei in grado di ricavare diecimila dollari da quella mezza cartuccia, solo che non lo farò, almeno non subito» dice «perché ci sono cose più importanti, Juno, cose più importanti» — finì lei facendo roteare gli occhi, come se fosse sul ring, sul punto di affrontare il marito nei panni di Swish Jack Jones, lo Scannafemmine.

— Da parte mia, comunque — continuò dopo un po’, con voce meno indignata — non mi sono mica stupita troppo, perché lui cerca sempre di stuzzicarmi da quando ha conosciuto Sashy (Jack non vuole che lo chiami così) Akeley. Ma questa sera, appena scesa dal ring, Moe Brimstine comincia a farmi un sacco di domande su un gatto verde. Si vede che aveva risentito i nastri del Vecchio Bracciodigomma, e inoltre io avevo accennato qualcosa a proposito di un gatto verde parlando con te. Lui faceva finta che fosse tanto per curiosità, come si dice, ma Moe Brimstine non fa mai niente senza scopo. Io naturalmente gli ho detto che tu eri solo un povero matto innocuo coi gatti per la testa, ma lui non sembrava del tutto soddisfatto. — Guardò Phil perplessa. — Anche tu credevi di essere matto questo pomeriggio, vero? Non ci credevi mica ai gatti verdi? Dopo che noi ti abbiamo convinto, voglio dire.

Phil annuì.

— Ma adesso hai cambiato idea?

— Sì. Vedi, alla fine ho seguito il consiglio di tuo marito e sono andato dallo psicoanalista.

— Quel maledetto psicologo degli Akeley! — disse lei con disprezzo.

Phil le raccontò del suo incontro col dottor Romadka. Quando ebbe finito, Juno esplose. — Ho capito tutto. Se ti ha chiuso a chiave, e ha chiamato dei gorilla, e quelli hanno anche infranto il codice per correrti dietro, allora di sicuro il gatto non te lo sei sognato, amico!

— Non sembravano dei gorilla — obiettò Phil dubbioso. — E poi la signorina Romadka non ha dato grande importanza al gatto verde.

— Quella schifosa sgualdrinella! — disse Juno con un gesto di disprezzo.

Phil ci restò di sasso. Non si era reso conto di averle detto tanto di Mitzie.

— E poi — continuò Juno come se questo chiudesse la questione — Moe si interessa al gatto verde, altrimenti non mi avrebbe fatto tante domande, e di qualsiasi cosa si interessa Moe. stai sicuro che deve essere vera. Ah, quel povero scemo!

— Chi? Moe? — chiese Phil confuso.

— Certo che no. Volevo dire Jack. Vedrai quando Moe si accorge che ha preso il gatto verde e se l’è tenuto. — Inarcò le sopracciglia eccitata. — Sta’ a sentire, Phil, secondo me è andata così: Moe dice a Jack e a qualcuno degli altri: «Ragazzi, ci sono diecimila dollari per chi mi porta un gatto verde». Diecimila è la cifra preferita di Brimstine quando tratta coi furbastri come Jack. Poi…

— Ma cosa se ne fa Moe Brimstine di un gatto verde? — obiettò Phil. — Perché non glielo hai chiesto?

— Amico, nessuno chiede mai niente a Moe Brimstine — rispose Juno.

— Allora credi che tuo marito e Cookie mi abbiano rubato il gatto verde mentre il Vecchio Bracciodigomma mi tratteneva nel corridoio?

Juno gli diede un’occhiata come per dire che quella era una cosa ovvia.

— Ma il signor Brimstine ha interrogato anche tuo marito?

— Jack non era in programma questa sera — spiegò Juno. — Se ne è andato da qualche parte.