Phil si accorse che le bamboline erano delle copie perfette di persone reali. Tanto perfette che per un attimo Phil si chiese quale fosse il mondo reale: quello grande, o questo in miniatura di Mary. Riconobbe il Presidente Barnes, e quello sovietico Vanadin, la mascella quadrata di John Emmet del Federal Bureau of Loyalty, molte celebrità della televisione e della sensoradio, Sacheverell e almeno otto versioni della stessa Mary, Jack Jones coi suoi pantaloni neri, Juno vestita di marrone, il dottor Romadka e — trattenne il fiato — Mitzie Romadka in un abito da sera molto simile a quello che le aveva visto addosso poche ore prima.
— Riconoscete qualche amico? — chiese Mary dolcemente, allungando verso di lui il suo giovane viso, tutto naso e mento, con espressione interrogativa.
Si udirono dei passi pesanti. Juno si era decisa a entrare nella stanza e si era messa alle spalle di Phil per guardare le bambole. Mary fissò lo sguardo su di lei con un sorriso innocente. — Sono spaventosamente belline, vero? — osservò.
— Ugh! — disse Juno.
— Cerca di essere felice! — disse Sacheverell, ammonendola col dito. — Sforzati. Presto sarà tutto molto più facile. Quando Lui si sveglierà, voglio dire. Ora devo andare a vedere se c’è stato qualche cambiamento. Divertitevi. — E dopo aver affidato loro questo meraviglioso compito, si affrettò a uscire dalla stanza, facendo frusciare la sua tunica verde contro la tenda di velluto.
— Sacheverell è stato efficientissimo da quando Lui è arrivato — osservò Mary. — Un grande piccolo manager. Non l’ho mai visto così pieno di energia. Si era già entusiasmato per altre cose, sapete — continuò lei. — Cristianesimo semantico, neo-mitraismo, Bhagavad-Gita, il Vangelo secondo San Isherwood, folklore bradburiano, la Triplice Dea di Creta, il satanismo e l’adorazione del diavolo (questi sono quelli che piacciono anche a me) e non so che altro. Ogni volta che ne trova uno nuovo, si entusiasma moltissimo, ma come questa volta mai. L’ha presa molto sul serio. Da quando Jack gli ha dato il gatto verde, tutto raggomitolato che dormiva…
— Non dormiva — l’interruppe Phil piuttosto duramente. — Era stato colpito da una pistola paralizzante.
— Non siate ridicolo — disse Mary. — Jack l’ha trovato che dormiva. Bene, non appena Sacheverell l’ha toccato ci ha annunziato che il mondo sarebbe cambiato e sarebbe iniziata una nuova era d’amore e comprensione, e da allora è stato affaccendato come un’ape. Arrivato a casa ha tirato fuori tutti gli aggeggi di Bast. Gli ho detto che dal momento che Bast è una dea femmina, forse non dovremmo chiamarlo “Lui”. Ma Sacheverell ha detto che no, che era così e doveva essere così. E immagino che abbia ragione, perché quando l’ha portato a casa, addormentato, tutti i gatti si sono precipitati attorno a lui, ma le gattine correvano ancora di più che i maschi. In ogni modo io mi fido sempre delle intuizioni di Sacheverell, perché è così bravo in fatto di percezioni extrasensoriali che ne ricaviamo la metà delle nostre entrate.
Si udì un grugnito soffocato e poi di nuovo il rumore pesante di passi. Mary sorrise furtivamente, seguendo Juno con gli occhi, ma continuò a chiacchierare:
— Sapete, penso che ci sia qualcosa di vero in quello che dice Sacheverell su una nuova èra di amore e di comprensione, perché i gatti avevano l’abitudine di azzuffarsi continuamente, ma da quando Lui è in casa sono buoni come angioletti, come una piccola ONU felina senza la Russia e i satelliti. Persino io mi sento più dolce, e questo è davvero straordinario, anche se mi spezzerà il cuore non odiare più nessuno. — Sospirò. — Comunque, se tutti quanti cominceranno ad amarsi fra di loro, dovrò rassegnarmi e mettermi a far pratica fin da ora.
Phil, che si era chinato verso di lei, si ritirò di scatto a quelle parole. La sua faccia, nonostante le labbra invitanti e la pelle morbida, era un po’ troppo simile a quella di una giovane strega. Ma Mary si limitò ad allungare una mano dietro le spalle e a prendere la bambola di Juno. — Dovrò amare perfino lei! — disse.
I passi cambiarono direzione e si avvicinarono. La faccia di Juno era rossa come un peperone, stravolta per la rabbia.
— Mettimi giù! — ordinò. — Lo so che sei una strega. Ce n’era una anche in una fattoria vicina alla mia, quand’ero in Pennsylvania. Solo le streghe fanno delle statuette di cera della gente e poi le infilzano.
Per tutta risposta Mary accarezzò affettuosamente la bambolina. — No, Juno, io dovrò amarti e tu dovrai abituarti all’idea. — Rivolse uno sguardo dolce a Juno, che rabbrividiva a ogni carezza data alla bambola. — Tra parentesi, io sono davvero una strega. E se potessi scegliere, preferirei di molto infilzarti.
— Mettimi giù! — tuonò Juno sollevando le braccia, con i muscoli tesi che premevano contro le maniche strette della camicetta, come se avesse sollevato una grossa pietra, e si apprestava a scagliarla contro Mary.
Mary, senza fretta, l’accontentò e prese un’altra figurina. — Preferisci che manifesti il mio amore per Jack? Sei tu che mi costringi a farlo.
— Non toccarlo! — La faccia di Juno era quasi paonazza. — Sono anche troppe le moine che gli fai di solito, ma questo è ancora peggio. Smettila di toccarlo in quel modo! Aaaaaah!
Phil si fece da parte mentre Juno, con un urlo terribile, dava un calcio al tavolino facendo cadere tutto quello che c’era sopra e costringendo i gatti a rifugiarsi sotto i tavoli e le sedie. — Ora le faccio a pezzi una per una — gridò.
Mary balzò immediatamente in ginocchio sul divano, la schiena rivolta al suo piccolo popolo, le braccia spalancate.
— Dritto negli occhi — sibilò col viso contorto dall’ira. — Negli occhi te li infilerò gli aghi! Accorri al mio richiamo, Satana!
Phil non riuscì mai a capire se Juno fosse davvero, come sembrava, un po’ intimorita dalla diabolica minaccia di Mary, perché proprio in quel momento si udì uno scalpiccio affannoso di piedi sulla scala e dall’ingresso sbucarono Jack Jones e Cookie.
— Juno! — gridò Jack. — Ti avevo avvertita che ti avrei uccisa se avessi messo piede qui dentro!
Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale Cookie confermò solennemente: — E lo farà.
Juno si voltò verso il marito assumendo la posa di un orso. — Sentimi bene, piccolo fetente, tu vieni subito a casa con me. — Cominciò a sollevare la gonna e a rimboccarsi, o piuttosto a strapparsi, le maniche del vestito. Il collo di pelo le era già caduto a terra, e il cappello le si era messo tutto di sbieco.
Nel frattempo Jack si stava guardando in giro, rendendosi conto dei danni.
— Juno! — esclamò esterefatto, facendosi avanti — hai rotto tutto, hai rovinato anche il piccolo popolo, hai perfino portato qui quello scimunito! — e passando diede a Phil un colpo tale che lo spedì contro la parete, facendogli battere i denti. — Non vedi quello che hai fatto, Juno? — continuò Jack con crescente indignazione, come se dovesse convincere Juno dell’enormità del suo delitto prima di liquidarla. — Hai fatto l’unica cosa che loro non perdoneranno mai, che li farà rivoltare persino contro di me. — Era sul punto di scoppiare a piangere. — Non ti rendi conto che loro sono le due uniche persone al mondo che significano qualcosa per me? Non capisci che all’infuori di Mary e Sacheverell a me non importa niente di nessuno?
Con sorpresa di Phil la risposta a quest’ultima affermazione non venne da Juno, che aveva minacciosamente sollevato le braccia nude, ma da Cookie.
— Oh, allora non t’importa niente neppure di me? — disse con voce acuta. — È da un pezzo che lo sospettavo, ma ora l’ammetti tu stesso.
— Sta’ zitto, sei solo uno stupido leccapiedi — disse Jack.
— Oh, così io sono solo uno stupido leccapiedi, vero? Bene, lascia che ti dica una cosa: Juno ha ragione, e io avrei dovuto ammetterlo da molto tempo. Questi Akeley ti hanno montato la testa. Ti hanno rincitrullito.