— Le analisi fisico-chimiche dei peli devono aver mostrato qualcosa di molto interessante ai vostri esperti — mormorò Billig, sorridendo tra sé. — Come avete detto voi, signor Greeley, noi abbiamo qualcosa di cui non potete fare a meno. Qualcosa che vale più o meno… un terzo della nazione, diciamo? Mi sembra che ve la caviate a buon mercato. Pensate a quanto sarebbero disposti a pagare i Russi. Perciò credo che i testimoni siano una parte essenziale dello scambio. Anzi, ne sono certo.
— Vi avverto — disse Greeley con veemenza — che ho pieni poteri decisionali per quanto riguarda il Progetto Micio, dopo Emmett, e che ho consigliato Emmett e il Presidente di interrompere le trattative e di assalirvi se insistete in questa richiesta.
— Non mi interessa quello che avete consigliato voi — disse Billig. — Mi interessa quello che Emmett e Barnes hanno consigliato a voi.
A giudicare dalla sua espressione Greeley avrebbe preferito essere sordo e cieco. Strinse i pugni e lentamente li riaprì. Si preparò a parlare.
Ma proprio in quel momento una spia telefonica lampeggiò. Moe Brimstine prese il ricevitore, con l’aria di voler solo lanciare un ruggito di rimprovero e riappendere. Invece ascoltò in silenzio per un po’. Greeley lo scrutava attentamente.
In quell’istante Phil udì il sibilo lieve di una porta scorrevole che si apriva e un rumore leggero di passi, meno netto dei suoni che giungevano attraverso i microfoni biauricolari. Guardò lungo il corridoio buio. A una quindicina di metri di distanza, dove il corridoio finiva a T, apparve una luce. Poi il dottor Romadka attraversò il corridoio. L’analista portava ancora la sua valigetta nera. Nell’altra mano stringeva una pistola. Sparì alla vista.
— È meglio che veniate, signor Billig.
Phil si voltò appena in tempo per vedere Billig che prendeva la cornetta dalle mani di Brimstine, lanciandogli un’occhiata. — Tre? — chiese Billig seccamente. — E un quarto uomo con una ragazza, hanno detto? E cosa voleva il quarto? Non mi interessa se era una stupidaggine! Cosa?
Senza attaccare, Billig si rivolse a Greeley. — Dovremo attendere qualche minuto prima di completare il nostro affare — disse brevemente. — Dora vi intratterrà.
— Non possiamo attendere — disse Greeley con una nota di trionfo nella voce. — L’attacco comincerà fra dieci minuti, a meno che io non ritorni. E può esserci una sola cosa abbastanza importante da farvi sospendere le trattative. Avete perso il gatto verde, o temete che sia così.
— Sono sicuro che Emmett aspetterà più a lungo, anche se non ve l’ha detto — rispose bruscamente Billig. — Fallo sorvegliare da Benson, Brimstine. Poi torna indietro.
— Fatemi parlare con Emmett — disse Greeley. — Coopereremo pienamente con voi per ritrovare il gatto. Avete la mia parola che le accuse verranno accantonate.
— La vostra parola! Portalo via — disse Billig seccamente.
Greeley, scostando sprezzantemente il braccio dalla mano di Brimstine, si diresse verso l’uscita. Dora li accompagnò, e Greeley si staccò da lei.
— Non preoccuparti, agnellino — gli disse Dora — vado solo a fare la nanna.
Billig sollevò il ricevitore. Ma un attimo prima di appoggiarlo all’orecchio, gli occhi gli si strinsero come per un sospetto improvviso e guardò verso Phil, o piuttosto verso un punto vicino a Phil, con tale intensità da fargli venir voglia di nascondersi, soltanto che per un secondo non seppe decidersi dove.
Poi l’indice e il medio della mano destra di Billig schiacciarono due bottoni, con la rapidità di un serpente che azzanni la preda.
Le luci si accesero d’improvviso e si fece un silenzio di tomba. Phil vide la sua immagine riflettersi su uno specchio che nascondeva Billig e tagliava a metà la stanza. La sua immagine aveva l’espressione di un uomo che venga sorpreso nudo in pubblico. Esitò per un altro disperato secondo, raggelato dal pensiero che lo specchio fosse un enorme occhio, poi cominciò a correre lungo il corridoio dritto. Raggiunse l’intersezione a T e svoltò nella direzione che aveva preso Romadka. Sentì dinanzi a sé un rumore di passi che correvano nella sua direzione. Ritornò dalla parte da cui era venuto Romadka e si trovò in una stanza brillantemente illuminata. Al centro c’era una pesante gabbia di rame, con le sbarre a un paio di centimetri l’una dall’altra.
Un angolo della gabbia era stato tagliato con precisione e giaceva sul pavimento, come una tenda arancione a tre lati. Phil si guardò intorno in cerca di una via d’uscita, ma vide solo pareti bianche, il cui candore era segnato soltanto da un profondo solco in corrispondenza del taglio nella gabbia. La sua occhiata circolare terminò sulla porta da cui era entrato. Il signor Billig e Moe Brimstine erano in piedi sulla soglia. Brimstine impugnava un paralizzatore e il signor Billig un’arma più pesante che teneva puntata contro Phil, ma a una certa distanza dal suo fianco.
— Allora — disse Billig — cosa ne avete fatto del gatto verde?
12
Non potevano essere passati più di tre minuti dal momento della sua cattura, ma gli pareva di ascoltare il signor Billig da anni. Phil sedeva preoccupato, su uno sgabello in una stanza lunga e bassa, dove era stato condotto da due uomini vestiti con abiti sobri, evidentemente un gradino più sopra delle normali guardie, che il signor Billig chiamava coi nomi di Harris e Hayes. Lungo uno dei lati più lunghi della stanza c’erano delle finestre e una porta che dava su un balcone, al di là del quale si scorgeva solo un’inquietante oscurità. Harris e Hayes stavano alle spalle di Phil, mentre Billig camminava su e giù di fronte a lui.
Proprio in quel momento, con una voce che sembrava quella di un nastro fatto girare a velocità tripla, ma non così acuta, disse: — Vi siete mai immaginato concretamente dieci milioni di dollari? Pensateci bene: uno yacht sul Rio delle Amazzoni, con cabina a cupola, il vostro elicottero privato, una bionda, una bruna e una rossa, e voi monarca assoluto di un interessantissimo microcosmo. Non vi attira?
— Ma io non l’ho preso il gatto verde — rispose pronto Phil, contagiato dalla velocità di Billig. — Non so dove sia.
— Cosa volete allora? — chiese Billig. — O siete uno di quelli che hanno paura di chiedere? Non preoccupatevi, ne ho sentite di tutti i colori.
Phil aprì la bocca, pensò a Lucky e non disse niente.
— Colpiscilo, Harris — ordinò Billig — e vedi di non metterci tutto il giorno.
Il dolore rimbalzava come una palla d’acciaio dentro il cranio di Phil, sotto i colpi spietati di Harris. All’ultimo, Phil sentì la testa annebbiarsi e i suoi pensieri diventare indistinti. La faccia da cassiere di banca di Harris svanì per essere sostituita dalla maschera di Billig, con le sue rughe in agguato.
Billig estrasse la pistola che aveva quando Phil era stato catturato. — Ti taglierò a pezzi, un po’ alla volta. Il raggio brucerà la carne, e ti impedirà di perdere troppo sangue.
La mente annebbiata di Phil riuscì solo a pensare a quanto fosse ridicola la cosa. Forse Billig l’aveva preso per un albero? La testa dell’uomo gli girava intorno insistentemente, come un piccolo pianeta. O forse era la stanza che oscillava? Improvvisamente Phil stese un braccio.
— Bene — disse — cominciate con questo. Attento a non far male alle foglie.