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— Una volta, al circo — ammise Phil.

— La mitologia greca rientra nei vostri interessi?

— Che io sappia no.

— Vi ricordate di aver visto lo spettacolo televisivo La puledra o la sexycommedia musicale La cavalla in amore, oppure l’antico film Fantasia?

Phil scosse la testa. L’analista annuì con aria pensosa. — Avete detto che il pelo le ricopriva tutto il busto, a partire da sotto i seni? E che le gambe erano dritte e terminavano con degli zoccoli?

— Non esattamente — lo corresse Phil, e descrisse i ciuffetti di pelo sulle caviglie e i garretti sottili come polsi.

— Ma a parte queste particolarità era esattamente identica a una ragazza normale? Escluse le orecchie da fauno?

— No — rispose Phil aggrottando le sopracciglia, dopo averci pensato un attimo. — Aveva delle cosce molto grosse, robuste, come se fossero fatte per galoppare su grandi distanze. E aveva le braccia piuttosto lunghe, anche se in quel momento non lo avevo notato. La parte superiore del corpo era piegata un poco in avanti, non so se rendo l’idea, ed era bilanciata da un sedere notevole, anche se non proprio grosso.

— Magnifico! — esclamò l’analista. — Non solo avete fornito alla vostra allucinazione delle perfette gambe da cavallo, ma avete anche compiuto gli adattamenti anatomici necessari a un bipede. — Sorrise fra sé, come perso nell’ammirazione della potenza creativa dell’inconscio.

— Ma tutto questo cosa significa per il mio stato mentale? — chiese Phil. Se non fosse stato per la preoccupazione, l’atteggiamento del dottore lo avrebbe fortemente irritato. — Cosa c’è in me che non va?

Il dottor Romadka si riscosse dai suoi sogni ad occhi aperti con un sorriso di scusa. — Cosa c’è nell’America che non va? — chiese amaramente. — È ancora troppo presto per arrivare a delle conclusioni, Phil; o meglio: per aiutarvi a raggiungere le vostre conclusioni. Naturalmente la proiezione visuale creata dal vostro inconscio presenta alcuni riferimenti interessanti.

— Quali? — chiese Phil. — Forse non sono stato abbastanza chiaro, ma io sono molto preoccupato per quanto è successo. Non riesco a togliermelo dalla mente.

Il dottor Romadka sorrise, e alzò le spalle. — Forse un tentativo d’interpretazione potrebbe darvi sollievo. Ma dovete ricordare che è un’analisi improvvisata e che potrebbe anche essere sbagliata. Vediamo. I primi elementi che emergono sono la paura di esperienze sessuali a cui cercate di attribuire un aspetto terrificante; lo sforzo di autoeffeminarvi mediante l’invenzione di un oggetto sessuale selvaggio, dotato di zoccoli; il tentativo di unire il sesso con una bestia che calpesta, che infligge dolore (forse un’autopunizione per la vostra attività di voyeur). Tutto ciò si adegua perfettamente alla mitologia classica delle ninfe e dei loro compagni naturali, i satiri dagli zoccoli caprini. Per non parlare dei centauri, che come saprete erano spesso maestri degli uomini. — L’analista aggrottò le sopracciglia. — È possibile che sia stata la proiezione visiva del desiderio di ricevere ammaestramenti amorosi. Ma immagino che, come sempre, i significati più nascosti siano quelli più importanti. Mi permettete di azzardare una supposizione su di voi?

Phil annuì.

— Siete un impiegato in perenne lotta con i robot?

— Sì — disse Phil esterrefatto.

— Una deduzione piuttosto elementare — disse l’analista modestamente, ma con uno scintillio compiaciuto negli occhi. — In questo caso dobbiamo sospettare la presenza di un altro elemento mitologico. Conoscete la storia di Pandora? C’è un particolare interessante in essa. Pandora, mandata dagli dèi sulla terra per portare all’umanità un vaso colmo di tutti i mali, non era una ragazza qualunque. No, era una fanciulla di metallo, forgiata da Efeso su ordine di Zeus. In altre parole, un automa, un robot, che porta, in questo caso, i mali della Seconda Rivoluzione Industriale, vale a dire l’introduzione dei calcolatori elettronici e dei sensori.

— Ma Pandora aveva gli zoccoli? — chiese Phil un po’ dubbioso.

Il dottor Romadka respinse l’obiezione con un gesto della mano. — Probabilmente il vostro inconscio ha unito anche la leggenda araba del cavallo meccanico. L’inconscio è molto artistico in queste cose, caro Phil. Se solo sapeste quanto è fantasioso e creativo non vi porreste certe domande.

— Ma tutto questo cosa c’entra col sesso? — chiese Phil.

L’analista si strinse nelle spalle. — Forse niente. Una proiezione visuale, come un sogno, può significare moltissime cose insieme. Vi ho avvertito che questa era un’analisi improvvisata. L’abbiamo sviluppata fin dove era possibile.

— Sentite — disse Phil dopo un po’, con una certa esitazione — le cose che avete detto sono molto interessanti, e alcune di esse mi hanno veramente colpito. Ma… spero che non abbiate obiezioni… c’è un’altra cosa che mi preoccupa.

— Dite pure.

Phil divenne ancora più diffidente. Alla fine parlò con uno sforzo. — Dottore, c’è qualche possibilità che quello che ho visto possa essere reale? Una minima possibilità?

L’analista rise amabilmente. — Neanche una — disse con assoluta certezza. — Cosa vi preoccupa, Phil? Credete che gli dèi greci e le loro creature possano essersi materializzate in qualche modo?

— Qualcosa del genere, immagino — disse Phil senza convinzione.

Il dottor Romadka si chinò verso di lui, appoggiando un gomito sulla scrivania. — Se aveste solo una pallida idea delle cose che la gente mi racconta da questa scrivania, dei normali nevrotici, voglio dire, non sareste così impressionato per la vostra esperienza. C’è una donna, per esempio, che vede sempre dei ragni lunari negli angoli. Un uomo invece scorge continuamente una ragazza vestita di una pelliccia di visone aderente che le copre anche la faccia. E un altro che si sveglia sempre nel mezzo della notte perfettamente convinto di essere a letto con… No, questo non dovrei dirvelo.

— Ma io sono sicuro di averla vista — insistette Phil. — Non era un’ombra, o un’immagine vaga.

Il dottor Romadka sorrise. — Quanta gente ha visto i dischi volanti, Phil? Inclusi astronomi e scienziati nucleari. Quanti hanno visto dei soldati russi, o dei missili russi che facevano capolino alla finestra della loro camera da letto? Quanti sostenevano di avere visto Roosevelt, e di aver parlato con lui, il giorno della Grande Paura durante la Seconda Guerra Atomica? E poi, Phil, le ombre c’erano: avete detto che la finestra polarizzante non era al massimo della trasparenza. Inoltre avevate preso troppe pillole di sonnifero, l’avete ammesso voi stesso, e a volte fanno degli strani scherzi. E per quanto riguarda gli zoccoli, non avete mai pensato che i tacchi alti sono come dei piccoli, crudeli zoccoli? Chiunque abbia visto delle donne mentre lottano può confermarvelo. E la pettinatura della ragazza, il suo vestito simile al manto di un cavallo pezzato, il rumore del tip-tap che avevate sentito… Non vi rendete conto che il vostro inconscio avrebbe potuto mescolare tutte queste cose, e migliaia di altre, in un’immagine che, nelle vostre condizioni di tensione, eravate prontissimo ad accettare?

— Penso che sia così — ammise Phil, abbastanza sollevato. Ma non per molto.

— C’è un’altra cosa — disse raddrizzandosi di scatto. — La cosa che ho supposto di vedere questo pomeriggio. Ed era anche molto più reale della satiressa. Ci sono stato insieme per un’ora. L’ho anche toccato.