Poi le ragazze se ne vanno, continuando a ridacchiare scioccamente, e c’è silenzio, a parte i borbottii delle guardie fuori della tenda e lo scoppiettio del braciere acceso per scaldarle. E il mostruoso russare che proviene dalla camera di Achille. Non ho sentito Patroclo uscire, perciò si direbbe che uno dei due, o lui o il biondo eroe, abbia il setto nasale deviato.
Ora me ne sto disteso e rifletto sulle possibilità. No, prima mi tolgo di dosso la forma del vecchio Fenice (al diavolo le conseguenze!) e poi me ne sto disteso come Thomas Hockenberry e rifletto sulle possibilità.
Tengo la mano sul medaglione TQ. Posso telequantarmi di nuovo nella camera da letto di Elena… so per certo che Paride è fuori, accanto al fossato, a vari chilometri dalla città, in attesa dell’alba per unirsi a Ettore nel massacro finale dei greci e nell’incendio delle navi achee. Elena potrebbe essere contenta di vedermi. O forse non saprebbe più che farsene del visitatore notturno di nome Hockenberry (davvero bizzarro che qui un’altra persona, a parte gli scoliasti, conosca il mio nome!) e chiamare le guardie. Nessun problema: posso sempre telequantarmi via in un istante.
Ma dove?
Non posso rinunciare al folle piano di cambiare il corso degli eventi dell’Iliade, non posso abbandonare l’obiettivo (concepito la notte del primo litigio fra Agamennone e Achille) di sfidare gli dèi immortali, non posso telequantarmi su Olimpo, scusarmi con la Musa e con Afrodite (quando l’avranno tirata fuori dalla vasca), chiedere a Zeus un’udienza privata e supplicare perdono.
"No, no" penso. "Quante sono le probabilità che ti perdonino e ti dimentichino, Hockenbush? Hai rubato l’Elmo di Ade, il medaglione TQ e tutta l’attrezzatura da scoliaste e te ne sei servito per i tuoi fini personali. Sei scappato lontano dalla Musa. Peggio ancora, hai rubato un cocchio volante e hai cercato di uccidere Afrodite nella vasca di guarigione."
Posso solo augurarmi, dopo avere chiesto scusa, che Zeus o Afrodite o la Musa mi uccidano rapidamente, anziché rivoltarmi come un calzino o gettarmi nel buio abisso del Tartaro, dove probabilmente sarei divorato vivo da Crono e dagli altri barbari Titani banditi laggiù da Zeus.
No, ho imburrato il pane e adesso devo stare dalla parte giusta. O come cavolo si dice. Quando sei in ballo, devi ballare. Chi non risica, non rosica. Meglio andare sul sicuro che poi piangere in futuro. Mentre mi sforzo di trovare una frase fatta, una qualsiasi, sento calare su di me una profonda certezza, in una forma ben poco cattedratica, ma del tutto convincente…
"Se non trovo presto una soluzione, sono davvero fottuto."
Posso parlarne con Odisseo.
Odisseo qui è l’unico sano di mente, l’uomo civilizzato, il saggio stratega. Odisseo può essere la risposta, stanotte. Mi sarà più facile convincere Odisseo che esiste la possibilità di porre fine alla guerra contro i troiani e di fare causa comune contro questi dèi fin troppo umani. A dire il vero, ho sempre preferito insegnare ai miei allievi l’Odissea, anziché l’Iliade; la sensibilità di Fitzgerald nell’Odissea è più umana della rude bellicosità di Mandelbaum, di Lattimore, di Fagles, perfino di Pope, nell’Iliade. Sbagliavo a credere di trovare il fulcro degli eventi partecipando all’ambasceria ad Achille. No, Achille non è l’uomo da avvicinare stanotte, ciò che resta di stanotte; l’uomo giusto è Odisseo, figlio di Laerte, l’unico che potrebbe capire gli appelli di uno studioso e l’impellente logica della pace.
Mi alzo e tocco il medaglione TQ, pronto ad andare da Odisseo a fare il mio appello. Solo un piccolo problema m’impedisce di telequantarmi in cerca di Odisseo. Il problema è che, se Omero ha detto il vero, so che cosa accade altrove mentre me ne sto a rimuginare in questa tenda. Agamennone e Menelao non riescono a dormire per i pensieri sui prossimi eventi e più o meno in questo momento, o forse nell’ultima ora all’incirca, il più anziano e più regale dei due fratelli chiama Nestore e gli chiede idee che potrebbero allontanare il massacro che pare imminente. Nestore suggerisce un consiglio di guerra, con Diomede, Odisseo, Aiace il Piccolo e alcuni altri condottieri achei. Non appena questi si sono radunati, Nestore suggerisce che i più coraggiosi tra loro si infiltrino dietro le linee troiane e scoprano le intenzioni di Ettore: i troiani e i loro alleati tenteranno di incendiare le navi fra qualche ora? Oppure per il momento Ettore è sazio di sangue e di vittorie ed è possibile che riporti le sue orde in città per festeggiare, prima di riaprire le ostilità?
Diomede e Odisseo vengono scelti per la missione; poiché sono stati svegliati per partecipare al consiglio, non hanno armi e ricevono il necessario dalle guardie, compreso un elmo di cuoio per Diomede e un famoso elmo miceneo con zanne di cinghiale per Odisseo. Diomede si è gettato sulle spalle una pelle di leone e Odisseo ha calzato l’elmo, di cuoio nero borchiato tutt’intorno di bianchi denti: i due mettono paura solo a guardarli.
"Potrei telequantarmi nel luogo del consiglio e vedere cosa fanno" penso.
Mossa inutile. Forse Diomede e Odisseo sono già partiti nella missione da commando. O forse Omero ha mentito o si è sbagliato sulle loro azioni, proprio come per l’intervento di Fenice. Inoltre, non ne ricaverei alcun aiuto per risolvere il problema, in questo momento. Non sono più uno scoliaste, sono solo un uomo che cerca il modo per sopravvivere e per mettere fine a questa guerra… o almeno rivoltarla contro gli dèi.
Comunque mi viene in mente un’altra parte dell’azione di stanotte, in un altro luogo, e mi sento gelare il sangue. Quando Diomede e Odisseo si avventurano fuori del campo acheo, s’imbattono in Dolone (il lanciere del quale ho preso in prestito il corpo solo due notti fa, quando seguivo Ettore nell’incontro con Elena e Paride) mandato dietro le linee achee a spiare per conto di Ettore. Dolone porta un arco ricurvo e un copricapo di pelle di martora; si muove di soppiatto e con prudenza nel campo dei recenti caduti, cerca un modo per attraversare il fossato e passare oltre le sentinelle greche; ma Odisseo dalla vista acuta lo scorge nel buio: imitato da Diomede, si distende fra i cadaveri, lo coglie di sorpresa e lo disarma.
Dolone supplica d’avere salva la vita. Odisseo gli dirà (se non l’ha già fatto) che "la morte è l’ultima cosa di cui ti devi preoccupare" e poi con calma e a bassa voce spreme dal giovane lanciere informazioni specifiche sulla disposizione dei troiani di Ettore e dei loro alleati.
Dolone rivela tutto: la posizione di cari e di peoni e di lelegi e di cauconi, le zone di riposo degli eccellenti pelasgi e dei flemmatici, leali lici e dei fieri misi, la disposizione del campo dei famosi frigi domatori di cavalli e dei meoni conduttori di cocchi da guerra; rivela tutto e supplica che lo lascino in vita. Suggerisce perfino ai due di legarlo e tenerlo prigioniero finché non avranno verificato di persona che le informazioni sono giuste.