Выбрать главу

«E Ada lo ascolta o lo guarda recitare» disse Harman. Distolse gli occhi dall’ovale sulla palma. «Questo cosa c’entra con la mia domanda, Savi? Chi sono i calibani? Perché i voynix cercano di ucciderci? Cosa succede?»

«Alcuni secoli prima del fax finale» disse Savi, incrociando le braccia «i post-umani divennero di gran lunga troppo abili. La loro scienza era impressionante. A tutti gli effetti, avevano lasciato la Terra e si erano rifugiati negli anelli orbitali durante la terribile epidemia rubicon. Ma erano pur sempre padroni della Terra. Credettero d’essere padroni dell’universo.

«I post avevano attrezzato l’intera Terra con la limitata forma di trasmissione e ricupero energia/dati che voi chiamate fax e ora facevano prove — giocherellavano, in realtà — col viaggio nel tempo, col teletrasporto quantico e con altre cose pericolose. Gran parte del loro giocherellare era basato su antiche scienze che risalivano alla fine del diciannovesimo secolo: fisica dei buchi neri, teoria dei wormholes, meccanica quantistica; ma ciò su cui confidavano al massimo era una scoperta del ventesimo secolo: ogni cosa, in fondo, è informazione. Dati. Consapevolezza. Materia. Energia. Tutto è informazione.»

«Non capisco» disse Harman. Pareva arrabbiato.

«Daeman, hai mostrato a Harman la funzione farnet. Perché non gli mostri allnet?»

«Allnet?» ripeté Daeman, allarmato.

«Lo sai, quattro triangoli azzurri sopra tre cerchi rossi sopra quattro triangoli verdi.»

«No!» si ribellò Daeman. Spense la funzione palmare. Il bagliore azzurro svanì.

Savi guardò Harman. «Se vuoi cominciare a capire perché siamo qui stanotte, perché i post-umani hanno abbandonato per sempre la Terra e perché ci sono i calibani e i voynix, visualizza quattro rettangoli blu sopra tre cerchi rossi sopra quattro triangoli verdi. Con la pratica diventa facile.»

Harman guardò con sospetto Daeman, ma poi chiuse gli occhi e si concentrò.

Anche Daeman si concentrò… sul non visualizzare quelle figure. Si costrinse a ricordare Ada nuda giovinetta, a ricordare l’ultima volta che aveva fatto sesso con una ragazza, a ricordare sua madre che lo sgridava…

«Dio mio!» esclamò Harman.

Daeman lo guardò. Harman si era alzato, malfermo sulle gambe, e piroettava, muoveva a scatti la testa, fissava a bocca aperta ogni cosa.

«Cosa vedi?» chiese piano Savi. «Cosa senti?»

«Dio… Dio…» gemette Harman. «Vedo… Gesù Cristo. Tutto. Tutto. L’energia… le stelle cantano… il granturco nei campi parla, l’uno all’altro, alla Terra. Vedo… il crawler è pieno di piccoli microbi che lo riparano, lo raffreddano… Vedo… mio Dio, la mia mano!» Si studiava la mano con un’espressione di orrore e di rivelazione.

«Per la prima volta è sufficiente» disse Savi. «Pensa "spento".»

«Non… ancora…» ansimò Harman. Barcollò contro la parete di vetro della sfera passeggeri e l’artigliò debolmente come per afferrarla. «È così… così bello… posso quasi…»

«Pensa "spento"!» tuonò Savi.

Harman batté le palpebre, cadde contro la parete, girò nella loro direzione il viso, pallido, con lo sguardo fisso. «Cos’era?» disse. «Ho visto… ogni cosa. Ho udito… ogni cosa.»

«E non hai capito niente» disse Savi. «Ma non capisco niente neppure io, quando sono in allnet. Forse neppure i post capiscono tutto.»

Harman tornò barcollando alla poltroncina e vi si lasciò cadere. «Ma da dove proviene?»

«Migliaia di anni fa» spiegò Savi «i veri umani vecchio stile avevano una grezza ecologia dati che chiamavano Internet. A un certo punto decisero di domare Internet e crearono una cosa detta "Oxygen"; non il gas, ma intelligenze artificiali che si libravano dentro e sopra e oltre Internet, dirigendolo, collegandolo, etichettandolo, guidando gli umani attraverso di esso quando erano a caccia di gente o di dati.»

«Proxnet?» disse Daeman. Gli tremavano le mani e non si era neppure collegato a farnet o ad allnet, quella notte.

Savi annuì. «Ciò che portò a proxnet. Evolvendosi, Oxygen a un certo punto si sviluppò nella noosfera, una logosfera, una sfera dati grande come tutto il pianeta. Ma i post-umani non lo ritennero sufficiente. Collegarono questa noosfera super-Internet alla biosfera, ai componenti vivi della Terra. Ogni pianta e animale ed erg di energia sul pianeta, che, una volta collegato alla noosfera, creò una completa e totale ecologia di dati, che comprendeva ogni cosa sulla Terra, sopra la Terra, dentro la Terra, una sorta di onnisfera senziente che mancava solo di autocoscienza e di identità. Poi i post-umani scioccamente le diedero l’autocoscienza, non solo progettando un’intelligenza artificiale prioritaria, ma consentendole di evolvere la sua stessa personalità. Questa super-noosfera si diede un nome: Prospero. Ha un significato, per voi?»

Daeman scosse la testa e guardò Harman, ma il vecchio, anche se sapeva leggere i libri, lo imitò.

«Non importa» ridacchiò Savi. «All’improvviso i post-umani ebbero un… antagonista… che non potevano controllare. E non era finita. I post-umani usavano programmi in grado di evolversi in maniera autonoma e portavano avanti anche progetti di altro genere, consentendo così ai computer quantici di perseguire i propri fini. Per quanto incredibile possa sembrare, ottennero wormholes stabili, ottennero il viaggio nel tempo; usarono come cavie umani vecchio stile, perché non avrebbero mai rischiato la propria vita immortale, e con il teletrasporto quantico traslocarono persone attraverso porte spaziotemporali.»

«Cosa c’entra, tutto questo, con i calibani?» insistette Harman, che cercava ancora di togliersi dalla mente le immagini di allnet.

Savi sorrise. «L’entità noosferica Prospero o possiede un’avanzata propensione all’ironia o non ne possiede affatto. Ha chiamato Ariele la biosfera senziente, una sorta di spirito della Terra; insieme, Ariele e Prospero hanno creato i calibani. Hanno fatto in modo che un ceppo di esseri umani — non vecchio stile, non post, non eloi — si evolvesse in mostri come quello che avete visto sulla croce stanotte.»

«Perché?» chiese Daeman. Quasi soffocò, nel pronunciare la parola.

Savi si strinse nelle spalle. «Perché imponessero la sua volontà. Prospero è un’entità pacifica, almeno così gli piace pensare. Ma i suoi calibani sono mostri. Assassini.»

«Perché?» Stavolta a chiedere fu Harman.

«Per fermare i voynix» rispose Savi. «Per scacciare dalla Terra i post-umani prima che facessero altri danni. Per imporre qualsiasi capriccio che le parti della trinità noosferica Prospero e Ariele vogliono imporre.»

Daeman si sforzò di capire questo concetto. Non ci riuscì. Alla fine disse: «Perché quella creatura era su una croce?».

«Non era sulla croce, era nella croce» precisò Savi. «Culla di ricarica.»

Harman era così pallido che Daeman pensò si sentisse male. «Perché i post hanno creato i voynix?»

«Oh, non li hanno creati loro. I voynix sono giunti da qualche altra parte, al servizio di qualcun altro, con programmi propri.»

«Ho sempre pensato che fossero macchine» disse Daeman. «Come gli altri servitori.»

«No» disse Savi.

Harman guardò fuori, nella notte. La pioggia era cessata, lampi e tuoni si erano spostati al di là dell’orizzonte. Qualche stella era comparsa fra le nubi sbrindellate. «I calibani tengono i voynix fuori del bacino.»

«Sono una delle cose che tengono lontano i voynix» ammise Savi. Ebbe un tono compiaciuto, il tono della maestra, come se un suo allievo non si fosse rivelato del tutto idiota.

«Ma perché i calibani non ci hanno ucciso?» chiese Harman.

«Il nostro DNA» rispose Savi.

«Il nostro cosa?» disse Daeman.