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PIANA DI ILIO

Mahnmut fu forse il primo a notare ciò che accadeva nel cielo, nel mare e nella terra intorno a Ilio, ma solo perché si aspettava un evento clamoroso. Non sapeva quale, ma di sicuro non quello che vide in quel momento.

Cosa vedi? chiese Orphu via radio.

Ah… ansimò Mahnmut.

Una sfera rotante, del diametro di qualche centinaio di metri, era comparsa nel cielo, varie migliaia di metri sopra Ilio. Poi una seconda sfera si era materializzata proprio sul campo di battaglia, al centro fra la città e il Boschetto sacro. Mahnmut si girò in fretta e vide una terza sfera comparire sopra gli accampamenti achei, una quarta sul mare, parecchi chilometri al largo, proprio di fronte alle decine di navi achee in fuga. Una quinta comparve a nord della città. Una sesta a sud.

Cosa vedi? chiese Orphu.

Oh… disse Mahnmut.

Tutte le sfere mostrarono lampi di colore, all’improvviso si riempirono di appuntiti disegni frattali e poi si risolsero in immagini multiple di Olympus Mons visto da distanze diverse e inquadrato da prospettive differenti; ma tutte ora mostravano il vulcano e il cielo azzurro di Marte. Una sfera si posò sulla piana di Ilio, così che il terreno marziano nel cerchio di cento metri parve estensione naturale del suolo troiano. La grande sfera a ovest si appiattì, divenne un cerchio nel cielo e sprofondò finché l’oceano marziano non fu a livello del mar Mediterraneo. Acqua rifluì avanti e indietro fra i due mondi. Le navi achee cercarono di ammainare le vele, gli uomini smisero di remare, ma le imbarcazioni dalla prua appuntita non riuscirono a fermarsi in tempo e proseguirono, attraverso il cerchio di ribollente turbolenza, nell’oceano settentrionale marziano, con Olympus Mons dai bianchi pendii stagliato sullo sfondo. In qualsiasi direzione guardasse, Mahnmut vedeva il vulcano di Marte, anche attraverso le sfere che ora si dissolvevano in portali circolari in alto nel cielo sopra Ilio.

Che cosa succede? gridò Orphu via radio.

Ah… disse Mahnmut.

Decine e decine di neri oggetti volanti si precipitarono fuori dei portali nel cielo, fuori del cerchio che tagliava il mare dietro Mahnmut, perfino fuori del portale a livello del suolo (un arco, ora, più che un cerchio, perché la base era sotto il suolo troiano) che si apriva a meno di un centinaio di metri di fronte ad Achille, Ettore e i loro uomini. Gli oggetti volanti si lanciarono nel cielo come calabroni giganteschi e Mahnmut notò che erano neri, dentellati, a piani netti, non più grossi di Orphu, spinti da visibili motori a impulso sistemati nel ventre, nei fianchi e a poppa. I velivoli avevano un abitacolo di vetro nero, a bulbo, ed erano ornati a mo’ di festoni di sottili antenne e di marchingegni che parevano armi: missili, cannoni, proiettori di raggi. Se quelli erano i cocchi della nuova generazione, gli dèi erano passati in tutta fretta all’alta tecnologia industriale.

Mahnmut! tuonò Orphu.

Scusami, disse il piccolo moravec. Quasi balbettando, si affrettò a descrivere il caos nei cieli, nel mare e nei campi intorno a loro. Aveva difficoltà a tenersi al passo con gli eventi.

Cosa fanno Achille ed Ettore e gli altri greci e troiani? chiese Orphu. Fuggono?

Alcuni sì, disse Mahnmut. Ma quasi tutti gli achei intorno a me e i troiani nei pressi della cresta dove ti trovi corrono dentro il più vicino portale.

Vi corrono dentro? ripeté Orphu. Mahnmut non aveva mai sentito il suo amico usare quel tono di sbalordimento.

Già. Achille ed Ettore sono entrati per primi; hanno urlato non ho capito cosa, hanno tenuto in alto lancia e scudo e… be’… si sono precipitati dentro. Immagino che vedano Olympus Mons e sappiano cos’è e si siano limitati ad andare… all’attacco.

All’attacco di un vulcano? esclamò Orphu. Parve ancor più sbigottito.

All’attacco dell’Olimpo, la casa degli dèi, precisò Mahnmut, anche lui in tono di stupore. Oddio.

Oddio? Oddio cosa? chiese Orphu.

Il portale alle nostre spalle… balbettò Mahnmut. Decine di navi greche l’hanno attraversato…

Sì, l’hai già detto.

Ma dal portale se ne vedono centinaia!

Navi greche?

No. Per la maggior parte sono navi dei POV.

I Piccoli Omini Verdi? Orphu pareva un sintetizzatore vocale mal progettato, emetteva ogni parola come se non l’avesse mai udita prima.

Migliaia di POV. Su centinaia di navi.

Feluche? chiese Orphu.

Sì, feluche, e poi quelle grosse chiatte che usavano per trasportare pietre per le teste, navi a vela più grandi, imbarcazioni più piccole… navigano tutte verso Olympus Mons, ora mescolate alle navi achee.

Perché? chiese Orphu. Perché gli zek navigano verso Olimpo?

Non chiederlo a me! si stizzì Mahnmut. Io qui lavoro soltanto. Ah, oh!

Ah, oh?

Ora il cielo è pieno di striature infuocate, come di meteore fiammeggianti.

Gli dèi hanno ripreso i bombardamenti? chiese Orphu.

Non lo so!

In quale direzione?

Cosa? disse Mahnmut. Se fosse stato progettato con le mascelle, ora ne avrebbe avuto una penzoloni. Il cielo era un reticolo di striature infuocate, mentre i portali mostravano Olympus Mons in una decina di punti intorno a Ilio e il cielo era pieno di nere macchine dentellate saettanti avanti e indietro a quota sempre più bassa. Alcune migliaia di achei e di troiani si erano precipitati nel primo portale dietro Achille ed Ettore, mentre altre decine di migliaia di troiani e loro alleati prendevano posizioni difensive sulle mura di Ilio e nella piana appena fuori delle porte Scee. Gong rimbombavano. Tamburi battevano. L’aria sfrigolava di energia, echeggiava di rombi. Achei correvano a prendere posizione nel fossato di difesa, col sole che scintillava sulle lucide corazze. Un migliaio di arcieri troiani sui bastioni di Ilio tese l’arco, freccia puntata al cielo. Altre decine di nere navi presero il mare dal campo acheo. Mahnmut non riusciva a girarsi con rapidità sufficiente a guardare tutto.

In quale direzione vanno le scie delle meteore? chiese Orphu. Da ovest a est, da est a ovest, da nord a sud?

Cosa diavolo importa la direzione? replicò Mahnmut, brusco. No, aspetta, scusami. Vengono da tutte le parti del cielo. Pare un tratteggio incrociato contro l’azzurro.

Qualcuna punta su Ilio? chiese Orphu.

Non credo. Non direttamente. Un momento, vedo una cosa in punta a una di quelle scie… Faccio uno zoom… Santo cielo, è una…

Nave spaziale? disse Orphu.

Sì! sussurrò Mahnmut. Pinne, scafo, motori rombanti… assomiglia alle astronavi dei fumetti, Orphu. Si libra su una colonna di energia gialla. Anche le altre meteore sono navi spaziali… alcune librate… una in discesa. Ah, oh.

Ah, oh… di nuovo?

L’astronave librata pare che atterri, disse Mahnmut. Come quattro o cinque delle nere macchine volanti più piccole.