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«Come va la guerra?» chiede Nightenhelser. Noto che ha perduto un po’ di peso. Pare in ottima salute e felice. Mi rendo conto di avere realmente l’aspetto stanco e sporco che mi sento addosso,

«Quale guerra?» replico. «Ne abbiamo una tutta nuova.»

Sempre uomo di poche parole, Nightenhelser inarca un sopracciglio e aspetta che mi spieghi.

Gli racconto qualcosa della guerra finale, lasciando fuori alcuni degli aspetti peggiori. Non voglio mettermi a piangere o a tremare davanti al mio vecchio collega scoliaste.

Nightenhelser ascolta per qualche minuto, poi dice: «Mi prendi per il culo?».

«Niente affatto. Mi sarei inventato una storia del genere? Sarei stato capace d’inventarla?»

«No, hai ragione» dice Nightenhelser. «Non hai mai dimostrato tanta fantasia da inventare una storia così.»

Batto le palpebre, sorpreso, ma non replico.

«Cos’hai intenzione di fare?» chiede Nightenhelser.

Mi stringo nelle spalle. «Portarti in salvo?» azzardo.

Nightenhelser ridacchia. «Si direbbe che abbia più bisogno tu di me d’essere portato in salvo. Perché dovrei tornare nel mondo che hai appena descritto?»

«Curiosità professionale» suggerisco.

«La mia specialità era l’Iliade» replica Nightenhelser. «Pare che ve la siate lasciata parecchio alle spalle.» Scuote la testa e si sfrega le guance. «Come si può prendere d’assedio l’Olimpo?»

«Achille ed Ettore hanno trovato il modo» dico. «Devo tornare. Vieni con me? Non posso prometterti di telequantarmi qui un’altra volta.»

Scuote la testa. «Resto qui.»

«Ti rendi conto» dico lentamente, passando al greco, nel caso che la sua vecchia lingua si fosse arrugginita «che qui non sei al sicuro? Dalla guerra, intendo. Se le cose vanno male, l’intera Terra sarà…»

«Lo so» dice Nightenhelser. «Ti ho ascoltato. Resto qui.»

Ci alziamo. Tocco il medaglione TQ, lascio ricadere la mano. «Hai una donna, qui» dico.

Nightenhelser alza le spalle. «Ho fatto un paio di trucchi col bracciale morfico, lo storditore e altri giocattoli. Ho impressionato il clan. O tutti hanno fatto finta d’essere rimasti impressionati.» Sorride, ironico. «Qui c’è un piccolo gruppo e un grande paese vuoto, Thomas. Nessun’altra tribù, per chilometri e chilometri. Nel loro piccolo pool di geni, qui, hanno bisogno di nuovo DNA.»

«Buona fortuna» dico e gli do una pacca sulla spalla. Tocco di nuovo il medaglione, ma noto un altro particolare. «Dov’è il tuo bracciale morfico? E lo storditore?»

«Si è preso tutto Patroclo» dice Nightenhelser.

A quel punto mi guardo davvero alle spalle e metto la mano sull’elsa della spada.

«Niente paura, se n’è andato da parecchio.»

«Andato dove?»

«Ha detto qualcosa a proposito di tornare a Ilio per unirsi all’amico Achille» dice Nightenhelser. «Poi mi ha chiesto da quale parte di trova Ilio. Ho indicato l’est. Si è incamminato in quella direzione… e mi ha lasciato in vita.»

«Oddio» mormoro. «Probabilmente mentre parliamo attraversa a nuoto l’Atlantico.»

«Non lo riterrei impossibile per lui» dice Nightenhelser. Tende la mano e gliela stringo. È strana la stretta di mano, palma contro palma, dopo tutte le settimane passate a salutare stringendo l’avambraccio.

«Addio, Hockenberry» dice Nightenhelser. «Non m’aspetto che ci si incontri di nuovo.»

«No, probabilmente no. Addio, Nightenhelser.»

Ho già la mano sul medaglione, pronto a girare il quadrante, quando l’altro scoliaste… ex scoliaste… mi tocca la spalla.

«Hockenberry?» dice, tirando via in fretta la mano, per paura di telequantarsi accidentalmente insieme con me. «Ilio è ancora in piedi?»

«Oh, sì» rispondo. «Ancora in piedi.»

«Sapevamo sempre che cosa sarebbe successo» dice Nightenhelser. «Nove anni… e sapevamo sempre, con un piccolo margine d’errore, che cosa sarebbe accaduto dopo. Quale uomo o quale dio avrebbe fatto una certa cosa. Chi sarebbe morto e quando. Chi sarebbe sopravvissuto.»

«Lo so.»

«Questo è uno dei motivi per cui devo restare qui, con lei» dice Nightenhelser, guardandomi negli occhi. «Ogni ora, ogni giorno, ogni mattino non so che cosa accadrà dopo. È fantastico.»

«Capisco» dico. Capisco davvero.

«Sai che cosa succederà là dopo?» chiede Nightenhelser. «Nel tuo nuovo mondo?»

«Nemmeno un indizio» rispondo. Mi accorgo di sogghignare, un ghigno feroce, gioioso, probabilmente spaventoso, e di avere perduto tutti i tratti di uno scoliaste civilizzato o di uno studioso. «Ma sarà maledettamente interessante scoprire che cosa accadrà dopo.»

Aziono il medaglione TQ e scompaio.

DRAMATIS PERSONAE

ACHEI (GRECI)

Achille: figlio di Peleo e della dea Teti; il più fiero degli eroi achei, segnato dalla nascita a morire giovane per mano di Ettore a Troia e ottenere gloria eterna o a condurre una vita lunga e oscura.

Odisseo: figlio di Laerte, signore di Itaca, marito di Penelope, astuto stratega, favorito della dea Atena.

Agamennone: figlio di Atreo, comandante supremo degli achei, marito di Clitennestra. La sua insistenza ad avere per sé Briseide, schiava di Achille, porta alla crisi al centro dell’Iliade.

Menelao: figlio di Atreo, fratello minore di Agamennone, marito di Elena.

Diomede: figlio di Tideo, condottiero degli achei, guerriero così abile da ricevere aristeia (una digressione per mostrare il valore individuale in battaglia) nell’Iliade, secondo solo all’ira finale di Achille.

Patroclo: figlio di Menezio, migliore amico di Achille, destinato a morire per mano di Ettore nell’Iliade.

Fenice: figlio di Amintore, anziano tutore e vecchio compagno di Achille, che inspiegabilmente ha un ruolo centrale nell’importante "ambasciata ad Achille".

TROIANI (DIFENSORI DI ILIO)

Ettore: figlio di Priamo, condottiero e più grande eroe dei troiani, marito di Andromaca e padre del piccolo Astianatte (chiamato dai cittadini di Ilio anche "Scamandrio" o "Signore della Città").

Andromaca: moglie di Ettore, madre di Astianatte; il suo regale padre e i suoi fratelli furono uccisi da Achille.

Priamo: figlio di Laomedonte, anziano re di Ilio, padre di Ettore e di Paride e di molti altri.

Paride: figlio di Priamo, fratello di Ettore, valente condottiero e amante. È lui a provocare la guerra di Troia, rapendo da Sparta Elena, moglie di Menelao, e portandola a Ilio.

Elena: moglie di Menelao, figlia di Zeus, vittima di vari rapimenti a causa della sua leggendaria bellezza.

Ecuba: moglie di Priamo, regina di Troia.

Enea: figlio di Anchise e di Afrodite, condottiero dei dardani, destinato nell’Iliade a essere il futuro re dei troiani dispersi.

Cassandra: figlia di Priamo, vittima di uno stupro, profetessa di sventure.

DÈI SU OLIMPO

Zeus: re degli dèi, marito e fratello di Era, padre di innumerevoli divinità e creature mortali, figlio di Crono e Rea, Titani da lui deposti e gettati nell’abisso.

Era: sorella e moglie di Zeus, sostenitrice degli achei.

Atena: figlia di Zeus, grande protettrice degli achei.

Ares: dio della guerra, impulsivo, alleato dei troiani.

Apollo: dio delle arti, delle guarigioni e delle malattie, "signore dell’arco d’argento", primo alleato dei troiani.