Mio Dio. È Bel Thorne. Cosa diavolo ci faceva lì l’ex-mercenario ed ermafrodita betano? La domanda ricevette risposta nel momento stesso in cui veniva formulata. Bene. Dunque adesso so chi è l’osservatore di ImpSec sulla Stazione Graf. Il che innalzava l’attendibilità di quei rapporti fino a un livello immensamente superiore… o no? Il sorriso si gelò sul volto di Miles, nascondendo, o così sperava, la sua improvvisa e totale confusione mentale.
La donna dai capelli bianchi stava parlando, in tono assolutamente gelido: un angolino della mente di Miles, che funzionava ancora in automatico, decise che non solo era la più anziana, ma quella dotata di maggiore autorità.
— Buona sera, Lord Ispettore Vorkosigan. Benvenuto nell’Unione degli Habitat Liberi.
Miles, che teneva per mano Ekaterin, riuscì a restituire un cenno educato del capo. Lasciando a sua moglie la seconda maniglia accanto al portello, riuscì a collocarsi in caduta libera con il giusto orientamento, davanti alla donna quad, e senza rotazioni involontarie. — Grazie — rispose in tono neutro. Bel, ma che diavolo…? Dammi qualche indizio, diamine.
L’ermafrodita rispose con freddo disinteresse alla sua breve occhiata e, con molta disinvoltura, alzò una mano e si grattò il naso, come a voler dire Aspetta…
— Sono la Sigillatrice Anziana Greenlaw — continuò la donna quad — e ho ricevuto dal mio governo l’incarico di incontrarmi con lei e provvedere all’arbitrato con voi barrayarani e le vostre vittime sulla Stazione Graf. Questo è il Capo Gruppo Venn della Sicurezza della Stazione Graf, e questo il Capo Watts, supervisore delle Relazioni Terricoli della Stazione, e lui è il portomastro Bel Thorne.
— Buona sera, signora, signori, e onorevole erm — continuò automaticamente la bocca di Miles. Era rimasto così scosso dalla vista di Bel che non aveva nemmeno reagito con indignazione a quel vostre vittime. — Permettetemi di presentare mia moglie, Lady Ekaterin Vorkosigan, e il mio assistente personale, l’armiere Roic.
Tutti i quad rivolsero un’occhiata di disapprovazione a Roic. Ma ora toccava a Bel sgranare gli occhi e fissare con improvvisa attenzione Ekaterin. L’aspetto squisitamente personale della cosa non sfuggì a Miles, che si rese conto di come, di lì a breve, sarebbe stato costretto a presentare la sua sposa a una sua vecchia fiamma. Non che la cotta che Bel aveva spesso professato di avere nei suoi confronti fosse mai stata consumata, cosa che a volte rimpiangeva un poco…
— Portomastro Thorne, ah… — Miles era più ancora con i piedi per aria, tuttavia la sua voce si fece brillante e curiosa: — Ci siamo già incontrati?
— Non credo, Lord Ispettore Vorkosigan, no — rispose Bel; Miles sperò ardentemente che solo le sue orecchie percepissero la lieve enfasi con cui quella voce dall’accento strascicato, che gli era tanto familiare, aveva pronunciato il suo nome e titolo barrayarani.
— Ah. — Miles esitò. Gettiamo un amo, un appiglio, qualcosa… - Sa, mia madre era di Beta.
— Che coincidenza — disse Bel. — Anche la mia.
Bel, dannazione! — Ho avuto il piacere di visitare la Colonia Beta in numerose occasioni.
— Oh, io negli ultimi decenni ci sono tornato solo una volta. — Negli occhi castani si affievolì lo scintillio elusivo del senso dell’umorismo notoriamente terribile di Bel, e l’erm si rilassò al punto da dire: — Mi piacerebbe avere notizie di quella vecchia palla di sabbia.
— Sarebbe un piacere per me discuterne — rispose Miles, pregando che questo scambio suonasse educatamente diplomatico e non criptico. E in fretta, maledizione. Bel gli restituì un cordiale cenno del capo.
La donna quad fece un gesto verso l’altra estremità del vano con una delle mani superiori. — Vogliate per favore accompagnarci nella sala conferenze, Lord e Lady Vorkosigan, armiere Roic.
— Certamente, Sigillatrice Greenlaw. — Miles eseguì un lieve mezzo inchino, come a dire dopo di lei, signora, poi si allungò fino a toccare con un piede la paratia, dandosi così una spinta per poterla seguire.
Ekaterin e Roic lo imitarono. Ekaterin arrivò alla porta stagna e frenò con ragionevole grazia, Roic invece atterrò con un tonfo. Aveva messo troppa forza nel darsi la spinta, ma Miles non poteva fermarsi a spiegargli le finezze dei movimenti in assenza di gravità. Prima o poi avrebbe imparato, o si sarebbe rotto le ossa. La serie di corridoi che percorrevano presentava, comunque, una sufficiente quantità di maniglie a cui aggrapparsi.
I terricoli riuscirono a tenere il passo dei quad, che li seguivano e li precedevano; fu con mal celata soddisfazione che Miles constatò come nessuna delle guardie dovesse fermarsi per recuperare un barrayarano in rotazione incontrollata oppure disperatamente fermo a mezz’aria.
Arrivarono infine in una sala dove un’immensa vetrata panoramica si apriva sui bracci d’attracco della Stazione e lo spazio profondo, punteggiato di stelle. Lo scenario era così profondo che un terricolo con appena un tocco di agorafobia da pressurizzazione avrebbe senza dubbio preferito rimanere il più possibile vicino alla parete opposta. Miles fluttuò dolcemente fino alla barriera trasparente, fermandosi con due dita tese delicatamente davanti a sé, e osservò il panorama; le sue labbra s’incurvarono spontaneamente. — Bellissimo — disse con sincerità.
Si guardò attorno. Roic aveva trovato una maniglia accanto alla porta, che condivideva con una delle mani inferiori di una guardia quad, fra occhiatacce e caute manovre per evitare di toccarsi. La guardia d’onore era rimasta nel corridoio, mente lì erano entrati solo due quad, uno della Stazione Graf e uno dell’Unione, che osservavano i presenti con sguardi molto attenti. Le due pareti laterali della stanza erano decorate con piante che crescevano dentro tubi a spirale illuminati, dove le radici erano immerse in una nebbiolina idroponica. Ekaterin si fermò accanto a una di esse, osservandone da vicino le foglie multicolori. Distolse l’attenzione con una certa fatica, e il breve sorriso che le era spuntato in viso si spense, mentre guardava Miles e i loro ospiti quad, cercando di cogliere indizi su come comportarsi. I suoi occhi finirono, curiosi, su Bel, che a sua volta stava guardando Miles, con un’espressione che… be’, a chiunque sarebbe sembrata neutra, mentre Miles era certo che fosse profondamente ironica.
I quad si disposero a formare un semicerchio attorno a una piastra video nel centro della stanza, con Bel che fluttuava accanto al suo commilitone in uniforme ardesia, Capo Watts. Degli steli di diversa altezza, dotati di pannelli di controllo che in genere si trovavano sui braccioli delle poltrone di un terminale, tanto da assomigliare a fiori sui loro gambi, fornivano punti d’appoggio adeguatamente distanziati. Miles ne scelse uno che gli permetteva di rivolgere la schiena alla vetrata. Ekaterin fluttuò fino a sistemarsi dietro di lui. Aveva assunto un atteggiamento silenzioso e riservato che Miles interpretò come infelice. Forse voleva solo dire che era troppo impegnata ad assorbire informazioni per ricordarsi di essere vivace. Per fortuna, quell’espressione simulava anche un distacco aristocratico.