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— Perché la cosa non è stata registrata nel rapporto di fine turno?

— Il portomastro Thorne ci ha detto di non farlo. — La voce esitò. — Quanto meno… il portomastro ci ha ordinato di non scriverlo nel rapporto, dopo che il passeggero gli ha suggerito che sarebbe stato meglio evitarlo per non dover rispondere a tutti gli altri passeggeri che, se lo avessero saputo, avrebbero preteso di salire a bordo.

Venn fece una smorfia e respirò profondamente. — Va bene, a questo punto non si può fare più niente, agente. Tu sei giustificato, perché hai fatto rapporto appena hai saputo come stavano le cose. Da questo momento in poi provvediamo noi. — Venn chiuse la comunicazione.

— Cos’è successo? — chiese Miles.

Venn si mise le mani superiori alla testa ed emise un gemito. — Una guardia del turno di notte ha appena letto l’ordinanza di ricerca di Thorne. Mi ha informato che verso le due, Thorne è salito a bordo con Dubauer.

— E dopo Thorne dove è andato?

— A quanto pare nessuno dei due è uscito durante il suo turno di guardia. Scusatemi, devo andare a parlare con i miei. — Azionò i controlli del suo flottante e uscì in fretta dalla stiva.

Miles era rimasto senza parole. Come poteva Bel essere passato dall’incoscienza di drogato, a quel genere di azione nel giro di un’ora? Garnet Cinque ci aveva messo sei o sette ore a riprendersi. La sua fiducia nel racconto di Gupta fu improvvisamente scossa.

Roic chiese: — È possibile che il suo amico erm abbia cambiato bandiera, Milord? O che sia stato corrotto?

Il giudice Leutwyn guardò Greenlaw, che sembrava incerta e turbata.

— Dubiterei prima di me stesso — rispose Miles. — Non lo avrebbe fatto nemmeno se avesse avuto la canna di un disruptore neurale alla schiena. Bel avrebbe sicuramente cercato di guadagnare tempo.

— Mi chiedo come abbia fatto il ba a trovare il portomastro, quando per noi è stato impossibile — commentò Leutwyn.

Miles esitò. — Probabilmente, pedinando Gupta è arrivato sulla scena e ha visto cosa stava succedendo. Deve aver cambiato i suoi piani, di fronte alla possibilità di avere facile accesso al suo carico tramite Bel.

Ma quali piani? Se Gupta aveva detto la verità, era lui che voleva eliminare. Ma se il ba era arrivato tanto vicino al suo scopo, e poi aveva deciso di cambiare piano, voleva dire che c’era qualcosa di più enormemente importante.

Il ba aveva manifestato l’intenzione di distruggere il suo carico, se la cosa non si fosse sbloccata rapidamente; ma aveva anche detto di voler prelevare dei campioni per il congelamento. Probabilmente erano menzogne sopra menzogne, ma supponendo che almeno una parte fosse verità? Miles si girò a guardare le rastrelliere dei replicatori e gli si formò nella mente l’immagine del ba che lavorava con velocità e concentrazione sovrumane, mentre apriva il coperchio di ciascun replicatore e con un ago prelevava un campione, che poi riponeva in un congelatore non più grande di una valigetta. Miniaturizzando l’essenza del suo carico genetico avrebbe potuto portarlo via facilmente. A prezzo di abbandonare gli originali? Di distruggere le prove? Forse lo ha già fatto, e noi non possiamo ancora vederne gli effetti.

Se il ba era riuscito a far sciogliere i corpi di adulti, trasformarli in polle viscose nel giro di qualche ora, cosa sarebbe riuscito a fare con embrioni così piccoli?

Il cetagandano non era stupido. Il suo traffico sarebbe riuscito se Gupta non l’avesse ostacolato e inseguito a sua insaputa fino alla Stazione. Lì poi le cose erano precipitate, coinvolgendo Solian, la cui scomparsa aveva portato al pasticcio con Corbeau e Garnet Cinque, e il tutto, come risultato aveva causato il sequestro della flotta, compreso il prezioso carico del ba.

Miles sapeva esattamente cosa significasse vedere una missione pianificata in ogni dettaglio finire a causa di una imprevista serie di incidenti. Come avrebbe reagito il ba di fronte a quella situazione disperata? Miles lo aveva incontrato solo in due occasioni, quindi non poteva conoscerlo, ma aveva capito che era un tipo controllato e freddo, che poteva uccidere chiunque senza porsi problemi.

E se aveva intenzione di ridurre il suo carico alla massa minima, di certo non si sarebbe portato dietro nella sua fuga un prigioniero.

— Sì, penso proprio che Bel abbia cercato di guadagnare tempo, almeno finché ha potuto — disse Miles, e si fermò a schiarire la gola che gli si era seccata. — Però alla fine può aver ceduto, visto che non arrivava nessuno, allora… — si interruppe per un pensiero che gli era improvvisamente sorto nella testa. — Allora credo che Bel potrebbe essere ancora a bordo dell’Idris. Dobbiamo perquisire la nave. Subito.

— Tutta, Milord? — chiese Roic, preoccupato.

Stava per rispondere Sì! ma ci ripensò: — No. Bel non possiede altri codici di accesso oltre il controllo quad del portello. E il ba ha solo quelli di questa stiva e della sua cabina. Quindi non possono essere entrati in posti chiusi. Controlliamo solo gli spazi aperti.

— Forse è meglio attendere che arrivino gli uomini di Venn — suggerì Leutwyn a disagio.

— Se qualcuno cerca di salire a bordo, giuro che lo uccido con le mie mani prima che possa attraversare il portello. Non voglio che qualcuno si esponga a un eventuale contagio. E non sto scherzando. — Il tono di Miles questa volta era deciso e autoritario.

Il giudice Leutwyn lo guardò sorpreso, ma Greenlaw, dopo un momento di riflessione, annuì. — Capisco il suo punto di vista, Lord Ispettore Vorkosigan. E sono d’accordo con lei.

Si divisero a coppie: Greenlaw e il giudice; Roic e Miles. Prima guardarono nella cabina del ba, ma la trovarono vuota. Altre quattro cabine erano state lasciate aperte, tre presumibilmente perché erano state svuotate di ogni oggetto personale, la quarta apparentemente per semplice distrazione. L’infermeria era chiusa, così com’era rimasta dopo l’ispezione effettuata il giorno prima da Bel. Sul ponte superiore, la cucina era aperta, e così alcune delle aree ricreative, ma non trovarono né ermafroditi betani dal pessimo senso dell’umorismo, né resti umani in decomposizione.

Greenlaw e Leutwyn si riunirono a loro, dopo aver fatto il giro per controllare le altre stive del cilindro, ma le trovarono chiuse. Nel frattempo era tornato Venn al quale Greenlaw riferì quello che era stato deciso.

Rimanevano cinque zone da controllare, perciò si divisero il compito.

Miles e Roic andarono nella zona dei passeggeri; la maggior parte delle aree di servizio e quelle delle macchine erano chiuse. Ma la porta del reparto Piccole Riparazioni si aprì quando Miles toccò il pannello di controllo.

Tre stanze comunicanti tra loro erano piene di tavoli da lavoro, strumenti ed equipaggiamento diagnostico. Nella seconda camera, Miles trovò tre baccelli di salvataggio dell’Idris con il logo e il numero di serie della nave. Si trattava di palloni gonfiabili grandi a sufficienza per contenere una persona, fatti con una membrana particolarmente resistente, e dotati di dispositivi per il riciclo dell’aria, sufficiente a mantenere vivo un passeggero in un’emergenza da depressurizzazione fino all’arrivo dei soccorsi. Bastava entrare, chiudere, e premere il bottone di avvio. I baccelli personali non richiedevano un adeguato addestramento all’uso, perché, una volta intrappolati dentro, non c’era molto che si potesse fare. Ce n’erano in ogni cabina, stiva e corridoio della nave, custoditi in armadietti di emergenza nelle pareti.

Accanto a un bancone, c’era un baccello ancora gonfio, come se fosse stato abbandonato durante il collaudo da un tecnico quando la nave era stata evacuata dai quad.

Miles si avvicinò a uno dei suoi finestrini di plastica e guardò dentro. E vide Bel!