Miles fece un passo indietro e indicò con un gesto a Ekaterin di avvicinarsi all’oblò per dare uno sguardo. Rifletté sull’astrografia politica dello Spazio Quad o, come veniva ufficialmente designata, l’Unione degli Habitat Liberi. Da quel luogo iniziale, i gruppi di quad erano partiti verso l’esterno, per costruire colonie in entrambe le direzioni lungo il più interno dei due anelli di asteroidi che avevano reso questo sistema tanto attraente per i loro antenati. Diverse generazioni e un milione di abitanti più tardi, i quad non correvano certo il rischio di esaurire lo spazio, l’energia, o i materiali. La loro popolazione poteva espandersi esattamente alla velocità con cui decidevano di costruire.
Solo una manciata dei loro molti habitat mantenevano delle aree dotate di gravità artificiale adatte alla permanenza degli umani, residenti o visitatori, o altri estranei. La Stazione Graf era una delle poche che accettava la presenza dei galattici e dei loro affari, come facevano le arcologie orbitali di Metropolitan, Sanctuary, Minchenko e Stazione Union. Quest’ultima era la sede del governo quad, se così si poteva chiamare; una specie di democrazia la cui principale unità era la squadra di lavoro. Miles sperò intensamente di non essere destinato a negoziare con un comitato.
Ekaterin si voltò e, con un sorriso eccitato, fece segno a Roic che era venuto il suo turno. Roic chinò la testa e quasi schiacciò il naso contro l’oblò, guardando fuori con aperta curiosità. Era il primo viaggio di Ekaterin al di fuori dell’Impero barrayarano, e la prima volta in assoluto che Roic lasciava Barrayar. Miles si permise di ringraziare mentalmente la sua paranoia, che li aveva costretti a subire un breve ma intensivo corso di procedure di sicurezza nello spazio e in assenza di gravità. Aveva usato il suo grado e le sue conoscenze per ottenere che avessero accesso alle attrezzature dell’accademia militare, anche se nella settimana libera fra due corsi regolari, in modo da somministrargli una versione personalizzata del corso più lungo, che i colleghi anziani di Roic e gli altri armieri avevano ricevuto come parte dell’addestramento al Servizio Imperiale.
Ekaterin si era sorpresa moltissimo quando Miles l’aveva invitata… o per meglio dire, quasi costretta, a seguire il corso assieme alla sua guardia del corpo: all’inizio era intimidita, a metà era esausta e quasi pronta alla rivolta, ma alla fine si era sentita orgogliosa ed euforica.
Quando in una nave passeggeri c’erano problemi di pressurizzazione, di solito si infilavano i clienti paganti in semplici bolle chiamate baccelli corporei, ad aspettare soccorsi in stato di completa passività. Miles che si era trovato in un baccello, in un paio di occasioni, aveva giurato che nessuno dei suoi uomini, e specialmente sua moglie, sarebbe mai stato messo in una tale condizione di artificiale impotenza. Perciò il suo seguito viaggiava con un corredo di tute su misura da indossare rapidamente. Purtroppo, Miles aveva dovuto lasciare in magazzino la sua.
Roic si raddrizzò, con aria particolarmente stoica e piccole rughe di preoccupazione fra le sopracciglia.
Miles chiese: — Abbiamo tutti le pillole antinausea?
Roic annuì obbediente.
Ekaterin si accertò: — Tu hai preso le tue?
— Oh, sì. — Abbassò lo sguardo sul suo semplice completo grigio. — Una volta avevo un simpatico biochip nel nervo vago che mi impediva di vomitare in caduta libera, ma se n’è andato con buona parte dei miei organi interni in quello spiacevole incontro con la granata ad aghi. Dovrò farmene installare un altro, uno di questi giorni… — Miles fece un passo avanti e diede un ultimo sguardo fuori.
La Stazione ormai si era ingrandita e oscurava la maggior parte del panorama. — Allora, Roic. Se un gruppo di quad in visita ad Hassadar avesse fatto abbastanza casino da guadagnarsi un giro turistico della prigione della Guardia Municipale, e poi un branco di altri quad fossero saltati fuori armati fino ai denti e avessero cercato di liberarli con la forza, e avessero sparato e dato fuoco all’edificio e ustionato alcuni dei tuoi compagni, tu come ti sentiresti di considerare i quad in generale?
— Hm… non bene, Milord. — Roic fece una pausa. — In effetti, sarei molto arrabbiato.
— Eh, sì! — Miles sospirò. — Ah. Eccoci.
Si udirono tonfi e clangori, mentre la Kestrel si fermava dolcemente e i ganci di attracco la stringevano in una morsa sicura. Poi ci fu il sibilo del condotto flessibile che aderiva alla valvola e si incastrava con uno scatto netto.
— Tutto a posto, signore — riferì il tecnico.
— Bene, truppa, siamo di parata — mormorò Miles, e fece cenno a Roic di precederlo.
La sua guardia del corpo annuì e scivolò attraverso il portello; dopo un momento si voltò a riferire: — Pronto, Milord, tutto bene.
Miles lo seguì con Ekaterin alle spalle. Mentre si muoveva diede uno sguardo furtivo alla moglie che avanzava: era snella e bellissima nella sua tunica rossa e calzamaglia nera, con i capelli raccolti in una treccia e avvolti in un’acconciatura sofisticata attorno al capo. L’assenza di gravità aveva un effetto affascinante su di una anatomia femminile ben sviluppata, cosa che Miles ritenne più opportuno non farle notare in quel preciso momento. Come mossa d’apertura, organizzare questo primo incontro nella sezione priva di gravità della Stazione Graf aveva chiaramente lo scopo di mettere a disagio i visitatori, sottolineando chi erano i veri padroni dello spazio in questione. Se avessero voluto essere educati, i quad lo avrebbero ricevuto in una delle sezioni dotate di gravità.
Il portello si apriva su uno spazioso vano cilindrico, la cui simmetria radiale bandiva disinvoltamente ogni concetto di ’alto’ e ’basso’. Roic fluttuava appeso con una mano alla maniglia accanto al portello, l’altra tenuta attentamente lontana dalla fondina dello storditore. Miles piegò la testa per riuscire a vedere l’intero schieramento di una mezza dozzina di quad, maschi e femmine, con una corazza di tipo paramilitare, disposti intorno a loro in modo da poterli tenere sotto fuoco incrociato. Avevano le armi a tracolla, una formalità per mascherare la minaccia. Dai loro fianchi spuntavano le braccia inferiori, più spesse e muscolose di quelle superiori. Entrambe le paia di braccia erano protette da maniche di materiale plasma-riflettente. Miles non riuscì a fare a meno di pensare che lì c’erano soldati in grado davvero di sparare e ricaricare al tempo stesso. La cosa interessante era che benché due di loro portassero le insegne della Sicurezza della Stazione Graf, gli altri indossavano i colori e i gradi della Milizia dell’Unione.
Erano uno spettacolo impressionante, ma non era a loro che doveva prestare attenzione. Il suo sguardo si spostò sui tre quad e il terricolo dotato di gambe che si trovavano proprio di fronte al portello d’ingresso. Espressioni di vaga sorpresa vennero rapidamente soppresse da tre delle quattro facce nel percepire l’aspetto poco standard di Miles.
L’ufficiale al comando della Stazione Graf era riconoscibile dall’uniforme, le armi e la faccia scura. Un altro maschio quad di mezza età indossava anch’egli un’uniforme di qualche tipo, blu ardesia, di un taglio tradizionale probabilmente studiato per rassicurare il pubblico. Una donna quad con i capelli bianchi era invece vestita in modo più ricercato, con un abito di velluto marrone le cui maniche superiori erano decorate da tagli che lasciavano intravedere della stoffa argentea, mentre quelle inferiori erano attillate. Anche il terricolo portava l’uniforme color ardesia, ma con pantaloni e stivali dalla suola adesiva. Capelli castani, tagliati corti, che andavano ingrigendo, si muovevano dolcemente attorno al suo volto mentre si girava a guardare Miles. Miles per poco non soffocò nel tentativo di ingoiare un’esclamazione di sorpresa.