Выбрать главу

Ma avevano tutti delle occupazioni diverse… erano osti e garzoni, artisti e vagabondi e turisti. C'erano dunque dei giorni nei quali tutti si stancavano, non importa quale fosse il loro lavoro? Lucas rimase perplesso. Cercò di ricordare se gli fosse mai capitato di provare qualcosa del genere, in passato. Ma un solo caso non costituiva una prova decisiva. Avrebbe dovuto metterlo da parte e pensarci… aspettare che la cosa accadesse una seconda volta.

Lasciò perdere per il momento questi pensieri, dato che Barbara aveva terminato la pulizia dei tavolini, dalla sua parte, e stava ritornando dietro al bancone. La ragazza si passò la mano sulla fronte, e ricacciò indietro una ciocca di capelli.

«Però! Immagino che giornate del genere siano belle solo quando sono finite, vero, Tedeschino?»

Lucas sorrise.

«Aspetta l'ondata di clienti della sera.» La ragazza si piegò per riporre le tazzine e i piattini sporchi, e il ragazzo arrossì lievemente, vedendo la sottana che si tendeva sui fianchi snelli. Riuscì a controllarsi, e raccolse la cesta nella quale veniva sistemata la roba sporca, e la portò in un bugigattolo in cui si trovava l'acquaio.

«La sera non è niente, Ted… ci sono Alice e Gloria. Roba da ridere, al confronto.» Barbara si voltò e gli strizzò l'occhio. «Scommetto che sarai contento di rivedere Alice.»

«Alice? E perché?» Alice era una ragazza dal viso intelligente e dal corpo formoso che prestava scarsa attenzione al lavoro, e non si occupava affatto dei clienti e dei compagni di lavoro.

Barbara abbassò lo sguardo.

«Oh, non lo so» disse, stringendo le labbra. «Ma proprio ieri mi diceva che le piaci moltissimo.»

Lucas aggrottò le sopracciglia.

«Non sapevo che tu e Alice parlaste di queste cose.» Non sembrava assolutamente in carattere con Alice. Ma doveva pensarci. Se la cosa era vera, significava guai. Era sempre assurdo avere una relazione con una ragazza dove si lavorava… per lo meno, aveva sentito dire questo, e ne capiva la logicità. Inoltre, sapeva esattamente quale fosse il tipo di ragazza adatto ai suoi scopi attuali. Non doveva essere una ragazza della quale lui avrebbe potuto innamorarsi… Alice, per questo, andava abbastanza bene… ma doveva trattarsi di una ragazza abbastanza facile, perché lui aveva poco tempo, e doveva abitare lontano, in modo che lui non avesse potuto vederla durante la giornata, quando si fosse trovato al lavoro, o intento allo studio.

«Alice non ti piace, eh?»

«Che cosa te lo fa pensare?» Non fissò direttamente il volto di Barbara.

«Si vede. Sembrava che stessi pensando a qualcosa di complicato, e le tue labbra si sono piegate in un'espressione di rifiuto. È chiaro.»

«Mi osservi con molta attenzione, vero?»

«Può darsi. Bene, se Alice non fa al caso tuo, che ne diresti di Gloria? È una bella ragazza.»

«E non troppo intelligente.» La sua ragazza avrebbe dovuto essere per lo meno capace di parlare e di ascoltarlo.

«Bene. Non ti piace Alice, Gloria non ti va… chi ti piace? Hai una ragazza, da qualche parte? La porti fuori, domani? Domani è il gran giorno, per queste cose, lo sai. È lunedì.»

Lucas si strinse nelle spalle. Lo sapeva. Gli altri tre lunedì che aveva trascorso a New York, li aveva passati girando per la città, da solo.

«No. Non avevo neppure pensato che il locale sarebbe rimasto chiuso, domani, per dire la verità.»

«Oggi riceviamo la paga, no? Non credere che io me ne sia dimenticata. Uhm, ragazzo… domani ho un appuntamento di quelli importanti, sai…»

Lucas si accorse di avere stretto le labbra.

«Un ragazzo fisso?»

«Non ancora. Ma può darsi… col tempo. Ti dico come è… è il migliore ragazzo con il quale sia mai uscita. Gentile, maturo, fine, e sa ballare divinamente. È difficile incontrare ragazzi simili. Quando se ne trova uno, si ha il desiderio di tenerselo stretto. Ma a volte ci si chiede se, dando tempo al tempo, non ne possa capitare uno anche migliore… se gli offri la possibilità di farsi avanti.» Osservò attentamente Lucas. «Immagino che tu mi capisca.»

«Sì… be', penso di sì.» Strinse ancora le labbra, abbassò lo sguardo, poi si voltò di scatto. «Bene, adesso devo lavare le tazze e i piattini.» Entrò nello sgabuzzino, mise le tazzine e i piattini nell'acquaio, aprì il rubinetto dell'acqua calda, e rimase in attesa, con lo sguardo fisso nel nulla. Ma dopo qualche istante si sentì meglio, anche se il pensiero che Barbara aveva un ragazzo fisso non poteva assolutamente uscirgli di mente.

Ma la logica gli diceva che Barbara era la ragazza sbagliata.

Quel lunedì il tempo fu buono.

Il sole splendeva e il suo calore si riversava piacevolmente sulle strade, e i marciapiedi del Village erano pieni di sedie occupate da vecchi che trascorrevano la giornata al sole, parlando tra loro e salutando i vecchi amici che erano usciti a loro volta a passeggio. I giovani, che erano liberi da impegni di lavoro, indugiavano appoggiati alle macchine in sosta, o semplicemente sedevano per terra, e le ragazze del Village passeggiavano tranquillamente, godendosi la bella giornata e gli sguardi di ammirazione degli uomini. Molta gente portava a passeggio il cane, sull'erba di Washington Square Park, i campi da tennis e gli impianti sportivi della zona erano pieni di gente.

Lucas Martino uscì dal suo appartamento poco dopo le due e mezzo; indossava una camicia leggera e un paio di pantaloni di tela. Si tuffò nel bel mezzo di questa animazione, camminando lentamente. Camminò a testa bassa verso la stazione della sotterranea, senza guardarsi intorno, agitato e inquieto. Sperava di trovare la ragazza giusta quel giorno, e nello stesso tempo, il problema del come avvicinarla lo rendeva inquieto. Aveva osservato il sistema usato dagli altri, a scuola, ed era convinto di potercela fare anche lui. Inoltre, aveva accompagnato due o tre volte delle ragazze al cinema, e quindi non era completamente digiuno del particolare codice sociale che veniva applicato nei rapporti tra ragazze e ragazzi. Ma non stava cercando una compagna per la sua vita sociale.

E poi, c'era anche la questione di Barbara, e in questo caso soltanto una rigida autodisciplina avrebbe potuto aiutarlo. Non voleva prendere impegni, non voleva imbarcarsi in avventure a lunga scadenza. Non poteva permettere che una ragazza restasse ad aspettarlo, durante i lunghi anni di studio che lo attendevano. E poi, con gli ultimi avvenimenti asiatici dell'anno precedente, sembrava più che mai che tutti gli specialisti di fisica sarebbero stati assorbiti dal governo. E questo significava vita in un laboratorio di ricerca sperduto chissà dove, senza eccessive comodità e con quasi tutto il tempo assorbito dal lavoro. Lucas si conosceva bene… una volta iniziato un lavoro, vi avrebbe dedicato ogni suo pensiero, escludendo tutto il resto.

No, pensò, ricordando l'espressione di sua madre, quando le aveva annunciato la sua intenzione di partire per New York. No, un uomo che aveva delle persone che dipendevano da lui non poteva avere scelta, all'infuori di questa: o fare del male a loro, o fare del male a se stesso… e molte volte, le due cose si univano. Non avrebbe potuto chiedere a Barbara di affrontare una situazione simile.

Raggiunse la stazione della sotterranea e prese il primo treno per Columbus Circle, e soltanto quando l'ebbe raggiunto sollevò lo sguardo e cominciò a guardare le ragazze.

Entrò camminando lentamente a Central Park, dirigendosi verso la Quinta Avenue. Si mosse con andatura decisa, e fu certo che per lo meno qualcuno, tra coloro che sedevano sulle panchine, si sarebbe chiesto quali fossero le sue intenzioni.

Non c'erano molte ragazze nei giardini pubblici, quasi tutte giravano a coppie, e non gli prestavano alcuna attenzione. Quasi tutte si dirigevano verso la pista di schettinaggio, dove, probabilmente, avevano appuntamento con i rispettivi ragazzi, o magari speravano di incontrare un paio di ragazzi. Pensò di andare a sua volta verso la pista di schettinaggio, ma l'idea di muoversi in circolo al suono di una dannata musichetta era così desolante, insensata, che rinunciò subito alla possibilità. Decise di percorrere un altro viale, e passò davanti all'uccelliera, senza neppure rendersi conto di che cosa fosse o di quale fosse lo scopo dell'alto reticolato che la proteggeva. Quando a un tratto vide un pavone mostrarsi al sole, e spiegare le sue magnifiche piume, rimase incantato a fissarlo per almeno dieci minuti, fino a quando l'uccello non fu nuovamente scomparso. Allora si voltò e riprese a camminare lentamente, dirigendosi sempre verso est.