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Una porta si aprì, all'interno dell'appartamento. Una voce infantile disse, in tono assonnato:

«Mamma… mi sono svegliata. Ho sentito parlare un uomo. Mamma… cos'è quello

La donna trattenne il respiro.

«Ti presento Luke, Susan» disse in fretta. «È un mio vecchio amico, ed è appena tornato in città. Te ne avrei parlato domattina.» Attraversò il soggiorno, e la sua voce si abbassò, come se stesse abbracciando la bambina e le stesse parlando all'orecchio. Ma le parole uscivano rapidamente. «Lucas è una brava persona, tesoro. Ha avuto un incidente… un brutto incidente… e il dottore ha dovuto fare questo per curarlo. Ma non è affatto importante.»

«È lì in piedi, mamma. Mi sta guardando

L'uomo parlò.

«Non avere paura di me, Susan… Non ti farò alcun male. Davvero.» Si udì il rumore dei suoi passi pesanti. Stava dirigendosi verso la bambina. «Vedi? Sono un tipo molto divertente. Guarda i miei occhi. Quanti colori, vedi? Non sono divertenti?» Stava respirando affannosamente. Il suono era continuo, implacabile, nel microfono. «Senti, non avrai paura di me, vero?»

«Sì! Sì, ho paura. Sta' lontano da me! Mamma, mamma, fallo stare lontano!»

«Ma è una brava persona, Susan. Vuole diventare tuo amico.»

«Posso fare molte altre cose divertenti, Susan. Vedi? Vedi come gira la mia mano? Non è un trucco divertente? Guarda come chiudo gli occhi.» La voce dell'uomo aveva un tono d'urgenza, e tremava d'emozione, sotto all'apparente giovialità.

«Non mi piaci! Non mi piaci! Se sei una brava persona, perché non sorridi?»

Udirono l'uomo arretrare.

La donna disse, affannosamente:

«Sorride dentro di sé, tesoro.»

Ma l'uomo stava già dicendo: «È… meglio che vada, Edith, o la spaventerò ancora di più.»

«Ti prego… Luke…»

«Tornerò qualche altra volta. Ti telefonerò.» Cominciò ad aprire la porta.

«Luke… oh, ecco il tuo soprabito… Luke, le parlerò. Le spiegherò tutto. Si è appena svegliata… forse ha avuto un incubo, prima…» La voce s'interruppe.

«Sì.» Lui aprì la porta, e il tecnico dell'F.B.I. si ricordò appena in tempo di allontanare il microfono.

«Tornerai, vero?»

«Ma certo, Edith.» Lui esitò. «Mi terrò in contatto con te.»

«Luke…»

L'uomo era sulle scale, scendeva rapidamente. Il rumore dei suoi passi era pesante, aumentò sempre di più e poi si attutì, quando si allontanò dal microfono. Rogers fece dei segnali frenetici, e i due agenti che aspettavano si misero subito in moto in direzioni opposte, allontanandosi dall'edificio. L'uomo uscì, e si infilò il cappello. Cominciò a camminare sempre più velocemente. A un certo punto, sembrò quasi correre. Superò uno degli agenti di Rogers, e l'altro voltò rapidamente un angolo, per girare intorno all'isolato e precedere il suo compagno.

L'uomo scomparve nella notte, mentre i suoi angeli custodi cercavano di stargli dietro.

Il microfono, rimasto sulle scale, funzionava ancora:

«Mamma… mamma… chi è Lucas?»

La voce della donna era molto bassa.

«Non ha importanza, tesoro. Non ne ha più.»

«Va bene» disse seccamente Rogers. «Muoviamoci, prima che ci sfugga.» Il tecnico fece rientrare il microfono, poi la macchina si mise in moto.

Rogers armeggiò intorno al suo apparecchio radio, diramando ordini agli agenti che si trovavano nei paraggi affinché intercettassero l'uomo e dessero il cambio ai due angeli custodi, prima che essi fossero distanziati dalla sua andatura frenetica. Finchley non disse nulla, mentre la macchina acquistava velocità. Il suo volto, illuminato dalla luce di un lampione, era teso e contratto.

L'automobile passò accanto al primo agente di Rogers. L'agente sembrava in difficoltà: doveva camminare in fretta, per seguire l'uomo, e nello stesso tempo, non tanto in fretta da attirare l'attenzione. L'agente lanciò uno sguardo verso l'automobile. Aveva le labbra serrate e le guance arrossate.

La luce dei fari dell'automobile illuminò il loro uomo. Camminava a passi brevi e rapidi, con le spalle curve e la testa bassa, e teneva le mani in tasca.

«Dove sta andando, adesso?» disse Rogers. Ma non ebbe bisogno della risposta di Finchley, per saperlo.

«Credo che non lo sappia neanche lui» disse l'agente federale.

Nell'oscurità, l'uomo stava percorrendo rapidamente MacDougal Street. Le luci del caffè di Bleecker iniziarono a splendere, davanti a lui. Le vide, e svoltò rapidamente in un viale laterale.

Una ragazza era scesa dai gradini di una casa, accanto a lui, e l'uomo le passò rapidamente accanto. Poi si fermò di colpo, e si voltò. Sollevò il capo, e spalancò la bocca. Rimase gelato per la sorpresa. Disse qualcosa. Le luci dell'automobile illuminarono il suo volto.

La ragazza gridò. Spalancò la bocca, e si portò le mani agli occhi. Il grido di spavento che emise risuonò lugubremente nel viale.

L'uomo cominciò a correre. Perfino all'interno dell'automobile si udì il rumore dei suoi passi pesanti. La ragazza rimase immobile, piegata in avanti, con le mani strette contro lo stomaco.

«Seguiamolo!» Anche Rogers si stupì del suono provocato dalla sua voce. Si appoggiò allo schienale del sedile anteriore, mentre l'auto balzava innanzi a velocità sostenuta.

L'uomo stava correndo, e aveva un discreto vantaggio su di loro. I fari illuminarono la sua nuca, e la superficie metallica di essa splendette. Stava correndo pesantemente, come se fosse stato esausto, eppure la sua velocità era fantastica.

«Dio mio!» disse Finchley. «Guardalo!»

«Nessun essere umano può correre così» disse Rogers. «Non deve respirare come noi. Non risente come noi del consumo di ossigeno. Può correre alla velocità che il suo cuore può sopportare.»

«O anche di più.»

L'uomo si fermò per un istante appoggiandosi alla parete di un edificio, e poi scomparve in un vicolo laterale.

«Avanti!» disse Rogers, rivolto all'autista. «Da quella parte.»

Si udì il grido delle gomme, mentre la macchina prendeva la curva a velocità sostenuta. L'uomo aveva sempre un notevole vantaggio, correva e non si voltava indietro. La strada era immersa nella più completa oscurità: veniva utilizzata per il carico e lo scarico degli automezzi, sul retro dei numerosi magazzini. Una fila di semafori iniziava all'angolo e proseguiva verso Canal Street, e le luci cambiavano a ritmo costante. L'uomo correva come una foglia portata da un vento mostruoso.

«Gesù, Gesù, Gesù!» mormorò disperatamente Finchley. «Si vuole ammazzare!»

L'autista aumentò la velocità, percorrendo a serpentina la strada disagevole. L'uomo aveva superato un altro incrocio. Per un istante voltò il capo, e li vide. Riprese a correre anche più forte, giunse a un altro incrocio, e voltò a destra, in direzione della Sesta Avenue.

«C'è una strada a senso unico!» gridò l'autista.

«Fregatene, idiota!» urlò a sua volta Finchley, e l'automobile prese la curva, mentre l'autista si attaccava disperatamente al volante. «Forza, prendilo!» urlò nuovamente Finchley. «Non possiamo permettergli di ammazzarsi!»

La strada era piena di auto in sosta. Lo spazio libero era appena sufficiente per una sola automobile, e davanti a loro, altri fari si stavano avvicinando sempre di più, provenienti dalla direzione opposta.

L'uomo correva disperatamente, ormai. Quando l'automobile l'ebbe quasi raggiunto, Rogers vide che voltava il capo da una parte e dall'altra, alla ricerca di qualche vicolo laterale in cui trovare rifugio.

Quando gli si affiancarono, Finchley abbassò il vetro del finestrino.