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«Non riesco a seguirti» disse Lucas, aggrottando la fronte.

«Senti… i nostri compagni non sono cretini. Sono dannatamente in gamba, altrimenti non sarebbero qui. Ma hanno imparato un unico sistema di studio: imparare i testi a memoria. Se li imbottisci di nuove nozioni, impareranno a memoria anche quelle… ma non rimarrà loro il tempo di pensare. Immagazzinano un sacco di parole nella mente, e quando devono dimostrare la loro cultura, recitano il tutto.

«E io dico che è un sistema dannatamente pericoloso. Dico che qualsiasi persona intelligente dovrebbe comprendere che imparando a memoria dei concetti, e basta, si fa un sacco di male alla cultura e all'organizzazione Alleata. Sono sicuro che, chiunque capisse questo, proverebbe il desiderio di fare qualcosa per trovare un rimedio. Ma nessuno se ne preoccupa. E così dico che, pur essendo gente intelligente, non lo è abbastanza.

«E adesso, parliamo di te. Ti ho guardato. Vederti seduto alla scrivania, a sistemare i tuoi appunti, è un vero piacere. Vedo una persona felice come se stesse leggendo una lettera d'amore, mentre invece consulta un testo di elettronica. Vedo una persona che prepara relazioni scientifiche con la precisione e la cura di un orologiaio. Vedo una persona che mastica prima di inghiottire… una persona che è capace di utilizzare quanto le viene dato. In sostanza, tu sei il tipo di persona che dovrebbe trovarsi in questa Università.»

Lucas sollevò un sopracciglio.

«Io?»

«Tu. Ho girato. Penso di avere visto tutti i nostri compagni. Nel corso superiore c'è qualcuno che ti somiglia, ma qui, no. Alcuni, come ho detto, ti somigliano, ma nessuno è come te. Per questo dico che, tra tutti gli studenti dei primi quattro corsi, tu sei l'unico degno di essere seguito. Tu diventerai un pezzo grosso, nel tuo campo, qualunque esso sia, dalla produzione civile alla fisica nucleare.»

«Credo che si tratterà dell'elettronica.»

«D'accordo, allora sarà l'elettronica. Scommetto che i rossi dovranno preoccuparsi di te, tra qualche anno.»

Lucas ammiccò. Si sentiva completamente sconvolto.

«Sono il figlio illegittimo di Guglielmo Marconi» disse, come risposta. «Hai notato la somiglianza dei cognomi?»

Ma non fu capace di rispondere altro. Doveva considerare… doveva assimilare i dati offertigli dalle parole del suo compagno.

Prima di tutto, c'era una nozione per lui nuova: essere dissimile dagli altri non era, necessariamente, un fattore negativo. Poi, doveva accettare il fatto che qualcuno lo considerasse al punto da seguire il suo comportamento e da analizzarlo. Si era immaginato che questo avrebbero dovuto farlo solo i suoi genitori. E, naturalmente, la seconda conclusione conduceva a una terza: se Frank Heywood ragionava a quel modo, e notava cose che gli altri ignoravano, allora anche Frank era dissimile dagli altri.

Questo poteva significare moltissimo. Per esempio, lui e Frank avrebbero potuto, per lo meno, parlare. E certamente significava che Frank, malgrado l'avesse negato, era in gamba quanto lui… forse di più, visto che Frank aveva notato la differenza e Lucas no.

Sotto molti aspetti, Lucas trovò attraente questo modo di pensare. Se ne accettava anche una sola conclusione, doveva affermare che lui, Lucas Martino, era un genio. Però bastava questo a farlo insospettire. Ma doveva anche dire che non esistevano prove contrarie. Era una ipotesi che poteva sistemare la sua vita passata e futura in un nuovo ordine, dando a ogni cosa una nuova interpretazione.

Per diverse altre settimane, fu pervaso da un senso di esaltazione mentale, sicuro di avere finalmente compreso se stesso. Durante quelle settimane, lui e Frank parlarono di moltissimi argomenti, quelli che venivano in mente a Lucas, e continuavano fino a notte inoltrata. Ma queste discussioni erano dominate dalla sensazione comune a entrambi, di essere due geni. Così una sera Lucas domandò al compagno come andavano gli studi.

«Io? Benissimo. Ce la farò a ottenere il mio diploma.»

«Il diploma

Heywood sogghignò.

«Ognuno serve la sua parrocchia. Io riceverò un pezzo di carta, sul quale sarà scritto Università della Tecnica del Massachusetts, proprio come te.»

«Sì, ma non è lo stesso che ricevere la laurea…»

«…come vuoi tu? Certo, se hai intenzione di continuare questo lavoro, quando uscirai di qui. Ma io non ho queste intenzioni. Non voglio affogare in qualche laboratorio fino al giorno di andare in pensione. Preferisco uscire di qua, impiegarmi in qualche ufficio governativo, starmene dietro a una bella scrivania, al fresco, e avere un giorno una pensione molto più alta.»

«E… è tutto?»

Heywood ridacchiò.

«È tutto, paesano.»

«È talmente inutile che mi fa vomitare. Un tipo intelligente come te, che vuole vivere… così.»

Heywood sorrise e allargò le braccia.

«Eppure è così. Perché dovrei ammazzarmi di lavoro? I miei voti sono appena sufficienti. In questo modo, ho molto più tempo libero.» Sorrise di nuovo. «Ho tempo per fare lunghi discorsi con il mio compagno di camera, ho tempo per andare in giro… diavolo, amico, in questo modo si fatica meno. E direi che, in un posto del genere, progettare una cosa simile non è facile. Ci vuole cervello.»

Lucas era disgustato dal completo spreco che veniva fatto di quel cervello. Trovò la cosa impossibile da comprendere e difficile da accettare. In ogni modo, distrusse la sua sicurezza dell'ultimo mese trascorso con Heywood.

Dopo, Lucas tornò a ritirarsi nel suo guscio. Non si comportò in maniera ostile con Heywood, anzi, ma lasciò morire rapidamente la loro amicizia. E con essa perdette la convinzione di essere un genio. Con l'andar del tempo, dimenticò perfino di essere stato sul punto di crederci, e nulla fu più capace di far riaffiorare quella presunzione che lui giudicava sciocca.

Lui e Heywood terminarono il corso pre-diploma, sempre compagni di camera. Heywood ridiventò il compagno perfetto per Lucas Martino, e sembrò non risentire dei lunghi periodi di silenzio del compagno. A volte, Lucas scoprì che Frank lo seguiva con lo sguardo.

Dopo aver ottenuto il diploma, Heywood lasciò Boston e, per quanto riguardava Lucas, scomparve. E fu soltanto dopo qualche anno che uno dei suoi docenti venne a dirgli: «L'ipotesi di cui parlava, Martino… può darsi che meriti una sua relazione.»

E così Heywood non assisté alla nascita del K-88, e Lucas Martino, da parte sua, ebbe nuovamente qualcosa di importante di cui occuparsi, e la sua attenzione fu completamente distolta dai problemi che, in una parte oscura della mente, attendevano da sempre una soluzione.

CAPITOLO XI

Edmund Starke era diventato vecchio, e viveva da solo in un villino di quattro stanze, a Bridgetown. Era diventato spaventosamente magro, e le vene bluastre solcavano la sua pelle arida. Era quasi calvo. Portava occhiali dalle lenti spessissime e dalla montatura fuori moda. Teneva quasi sempre gli occhi socchiusi. Come molti vecchi, dormiva poco, distribuendo il sonno in brevi periodi di riposo durante la giornata. Quando era sveglio, passava il tempo a leggere giornali tecnici, e a scrivere un libro di testo di fisica per principianti il quale, temeva, sarebbe risultato spaventosamente simile a tutti i libri di testo di fisica per principianti, scritti in precedenza.