Sapeva che si trovavano in quella stanza solo per indebolire le sue difese, e che alla fine sarebbe arrivato Azarin, a occuparsi della parte conclusiva dell'interrogatorio. Ma nel frattempo provava un senso di terribile ingiustizia, che aumentava sempre più. Mentre camminava, gli venne voglia di piangere.
E capì anche di che cosa si trattava. Il suo cervello, dopotutto, aveva risolto il problema. Stava applicando l'equazione… stava facendo quanto gli altri desideravano che facesse. Stava dando le risposte esatte, e per semplice logica, gli altri avrebbero dovuto dargli un po' di sollievo. Ma gli altri lo ignoravano; non mostravano alcun segno di comprensione per il fatto che lui stava facendo ciò che essi volevano. E se lui stava facendo ciò che loro volevano, e loro lo ignoravano, il cervello poteva decidere soltanto che, chissà per quale motivo, non riusciva a trasmettere i suoi segnali per mezzo delle azioni ai due uomini. Se ce ne fosse stato soltanto uno, il cervello avrebbe potuto decidere che si trattava di un individuo cieco e sordo, che recitava le sue domande meccanicamente. Ma erano in due, sempre, e fra tutti dovevano essere almeno una dozzina. E così il cervello poté decidere soltanto che era lui, incapace di farsi sentire… che era Lucas Martino a non essere nulla.
Nello stesso tempo, egli comprese ciò che gli stava accadendo.
Azarin sedeva pazientemente dietro la sua scrivania, in attesa di una comunicazione dalla stanza degli interrogatori. Erano passati tre giorni, ormai, dal momento in cui Martino vi era stato condotto, dall'ospedale, e Azarin sapeva, essendo pratico del suo lavoro, che avrebbe ricevuto una comunicazione in giornata.
Era una cosa molto semplice, pensò Azarin. Si prendeva un uomo e gli si toglievano cose vitali… più vitali della pelle, sebbene gli fosse capitato di vedere l'applicazione della tortura fisica, da parte di individui più rozzi e meno abili. In effetti, il risultato era più o meno il medesimo, ma il complesso della cosa era più pulito. Un uomo porta pochissimo bagaglio eccedente nella mente. Perfino un burocrate, e Martino non era un burocrate. Più l'uomo è intelligente, meno consistente è il bagaglio eccedente, e più rapidi sono i risultati. Perché, quando si riesce ad esporre alla luce il cervello di un uomo, lo si trova tenero e fragile… qualche tocco, ed ecco ottenuto il risultato.
Certo, una volta successo questo, l'uomo sarebbe rimasto vuoto. Avrebbe scoperto di poter essere piegato, e dopo, chiunque avrebbe potuto servirsi di lui… avrebbe potuto fare di lui qualsiasi cosa. Avrebbe portato l'impronta di chiunque lo avesse toccato per ultimo. Avrebbe fatto ciò che gli altri desideravano. Sarebbe diventato un nulla vivente.
Ordinariamente, Azarin otteneva un senso di normale soddisfazione del fatto di poter ridurre così un uomo, mentre lui restava, per sempre e indistruttibile, Anastas Azarin. Ma in questo caso…
Azarin digrignò i denti, rivolto a qualcosa che, invisibile, si trovava dall'altra parte dell'ufficio.
CAPITOLO XV
Eddie Bates era un agente nemico. Era un individuo magro e ossuto, brutto e con il volto grottescamente butterato dall'acne. Aveva trascorso un'adolescenza miserabile, e nel segreto della sua stanza aveva fatto decine e decine di esercizi ginnici per migliorare il suo fisico. Verso i vent'anni aveva passato sei mesi in riformatorio per aggressione e percosse. L'accusa avrebbe potuto essere trasformata in “tentato omicidio”, ma soltanto Eddie aveva saputo le proprie intenzioni, quando aveva cominciato a colpire l'altro ragazzo… un ragazzo che aveva fatto un'osservazione su una ragazza che Eddie non aveva mai avvicinato, per mancanza di coraggio.
Quando aveva compiuto i vent'anni, aveva trovato lavoro in un garage. Aveva lavorato sempre di cattivo umore, la qual cosa era stata accolta piuttosto malamente da diversi clienti. Soltanto uno… un individuo cordiale al volante di una auto di lusso… aveva cercato di farselo amico. Eddie fece alcune commissioni per lui, nelle ore di libertà, e suppose che l'uomo doveva essere un criminale, dato che pagava molto bene e faceva recapitare da Eddie i suoi enigmatici messaggi seguendo tutti i possibili sistemi obliqui e complicati.
Eddie lavorò bene e fedelmente, legato all'uomo da qualcosa di più del danaro. L'uomo era l'unico amico rispettabile che Eddie aveva trovato al mondo, e quando l'uomo gli fece un'altra offerta, Eddie accettò.
E così, Eddie Bates era diventato un potenziale agente nemico. Il suo amico ora lo pagava per non consegnare messaggi, e per tenersi fuori dai guai. Gli aveva trovato un lavoro di meccanico per le compagnie aeree. Ogni mese nel quale Eddie continuava a essere un cittadino rispettabile, e ritirava lo stipendio dalla compagnia aerea, una busta contenente altro danaro raggiungeva Eddie per vie traverse e misteriose, come quelle ben conosciute un tempo dal ragazzo. Ormai, Eddie sapeva per chi lavorava il suo amico. Ma quell'uomo era, appunto, suo amico, e non gli chiese mai di fare qualcosa di eccezionale per guadagnare il danaro in più.
Eddie evitava di considerare la solidità della sua posizione. Con il passare del tempo, la cosa divenne sempre più facile.
Passarono gli anni, e continuò a lavorare per la compagnia aerea. Gli accaddero diverse cose. Per prima cosa, aveva un talento naturale per le macchine. Le comprendeva, le rispettava, e lavorava con infinita pazienza per farle funzionare alla perfezione. Scoprì che, dopo averlo visto lavorare su un motore, ben pochi tra i suoi compagni di lavoro evitavano di affrontare il suo sguardo. Inoltre, Eddie trovò una ragazza.
Alice lavorava nel locale in cui Eddie consumava i pasti, ogni giorno. Era una ragazza che amava il lavoro, e sapeva che l'unico tipo di uomo degno di essere preso in considerazione era quello con un lavoro fisso e un carattere forte. L'aspetto per lei non era particolarmente importante… per principio, non aveva fiducia negli uomini belli. Lei ed Eddie stabilirono, di comune accordo, di sposarsi non appena avessero il danaro necessario all'acquisto di un appartamento, vicino all'aeroporto.
Ma ora Eddie Bates, il potenziale agente nemico, era stato messo in azione. Si trovava nascosto vicino alla carlinga dell'aereo, davanti all'apertura che conduceva al motore, e si domandava cosa avrebbe dovuto fare.
Aveva ricevuto degli ordini. E anche di più… aveva ricevuto la cosa, la cosa datagli dal suo amico. Era in mano sua, ora. Si trattava di una cartuccia metallica della grandezza di una bottiglia di latte da una pinta, a un'estremità della quale si trovava un meccanismo a orologeria, con il relativo regolatore. Il suo amico l'aveva già sistemato, e gli aveva detto di mettere l'oggetto in un motore. Non gli aveva spiegato che l'oggetto avrebbe dovuto soltanto costringere l'aereo ad ammarare in un punto prestabilito. Eddie aveva immaginato che il suo scopo fosse stato quello di far saltare l'ala durante il volo. Era un meccanico, non un esperto di esplosivi. Come molta gente, non aveva la minima idea dell'effettiva entità della carica esplosiva, e non immaginava neppure che gran parte dell'oggetto era occupato dal meccanismo a orologeria.
Rimase incerto a lungo, nascondendosi nell'oscurità. E ogni minuto gli portava nuove considerazioni, che facevano crescere la sua disperazione e la sua incertezza.
Non si era mai immaginato che avrebbero ordinato di fare una cosa simile. Pian piano, ammise di fronte a se stesso che, con il trascorrere del tempo, aveva pensato che nessuno gli avrebbe mai chiesto nulla. Ma l'uomo era suo amico, ed Eddie aveva accettato il suo danaro.