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— Sì, ma prima di passare all'azione dobbiamo accertare i fatti. Conosciamo la geografia di Rama, se ci è lecito chiamarla così, ma non abbiamo idea delle sue capacità. Il nocciolo della questione è questo: Rama ha un sistema di propulsione? Può cambiare orbita? Mi interesserebbe molto l'opinione del dottor Perera.

— È un argomento sul quale ho meditato a lungo — rispose l'esobiologo. — È chiaro che Rama deve essere stato lanciato nello spazio da un apposito congegno. Ma può darsi benissimo che si sia trattato di un sistema di lancio esterno. Se dispone di mezzi di propulsione propri, finora non ne abbiamo trovati. Quel che è certo è che non vi sono ugelli o tubi di scarico di qualsiasi genere, almeno sullo scafo esterno.

— Potrebbero essere nascosti.

— È vero, ma è molto improbabile. E poi, dove sono le cisterne di carburante e le fonti di energia? Lo scafo interno è solido, com'è risultato dai rilevamenti sismici. E le cavità del Polo Nord sono occupate dai sistemi di compartimenti stagni. Rimane la parte meridionale di Rama, che il Comandante Norton non è stato in grado di raggiungere a causa della fascia di ghiaccio larga dieci chilometri. Al Polo Sud ci sono una gran quantità di strani meccanismi e misteriose strutture… avete visto le fotografie. Ma cosa siano, nessuno lo sa. Di una cosa ritengo di poter essere certo: se Rama ha un sistema di propulsione, si tratta di qualcosa che esula completamente dalle nostre attuali cognizioni. In realtà dovrebbe disporre della famosa spinta spaziale di cui si parla da duecento anni.

— E voi non lo ritenete probabile?

— No di certo. Se potessimo provare che Rama ha la spinta spaziale, anche se non ne riuscissimo a capire il funzionamento, sarebbe una scoperta importantissima. Sapremmo se non altro che è possibile.

— Ma insomma che cos'è questa spinta spaziale? — chiese in tono querulo l'ambasciatore terrestre.

— Un sistema di propulsione, Sir Robert, che non opera secondo il principio dei razzi. Se il termine è lecito, si potrebbe definire antigravità. Ma per il momento non sappiamo neanche dove esiste e se esiste. Molti scienziati ne dubitano.

— Non esiste — intervenne il professor Davidson. — L'ha dimostrato Newton una volta per tutte. Non esiste azione senza reazione. Le spinte spaziali sono una fandonia, credete a me.

— Può darsi che abbiate ragione — ribatté con insolita gentilezza Perera. — Ma se Rama non ha la spinta spaziale allora vuol dire che non ha nessun sistema di propulsione. Non c'è posto per un sistema di propulsione convenzionale, che richiederebbe enormi cisterne per il carburante.

— Non è facile immaginare un mondo che venga spinto facendolo rotolare — disse Solomons. — Cosa ne sarebbe degli oggetti che contiene? Continuerebbero a rovesciarsi. Troppo scomodo.

— Be', non proprio, se l'accelerazione fosse bassa. Ma il problema maggiore sarebbe quello dell'acqua nel Mare Cilindrico. Come si potrebbe impedire che…

La voce di Perera si abbassò fino a un mormorio indistinto, menre gli occhi si spalancavano come se volessero uscire dalle orbite. Pareva che fosse in preda ai prodromi di un attacco epilettico e cardiaco. I colleghi lo guardavano allarmati. Poi lo scienziato si ricompose, batté il pugno sul tavolo, e gridò: — Ma certo! Questo spiega tutto! Il dirupo meridionale… adesso sì che è logico.

— Io non capisco niente — borbottò l'ambasciatore lunare esprimendo il pensiero di tutti gli altri diplomatici.

— Guardate questa sezione longitudinale di Rama — continuò eccitato Perera svolgendo una mappa. — Avete tutti una copia? Il Mare Cilindrico è compreso fra due scarpate che chiudono completamente all'interno la circonferenza di Rama. Quella a nord è alta cinquanta metri, l'altra, quella a sud, quasi mezzo chilometro. Perché tanta differenza? Finora nessuno è riuscito a trovare una spiegazione plausibile. Ma supponiamo che Rama sia in grado di muoversi autonomamente accelerando in modo che il nord si trovi davanti. L'acqua del mare, in questo caso, subirebbe una spinta all'indietro e a sud il livello del mare salirebbe anche di qualche centinaio di metri. Ecco spiegato perché la scarpata a sud è tanto più alta dell'altra. Vediamo un po'…

Si mise a scribacchiare furiosamente, e dopo poco alzò gli occhi con aria trionfante.

— Conoscendo l'altezza delle due scarpate possiamo determinare l'accelerazione massima di Rama. Con una gravità superiore a zero due g, il mare inonderebbe il continente meridionale.

— Solo un quinto di g? È poco.

— È molto per una massa di diecimila miliardi di tonnellate. Ed è sufficiente per le manovre astronautiche.

— Grazie, dottor Perera — disse l'ambasciatore hermiano. — Ci avete dato di che pensare. Signor presidente, possiamo insistere col Comandante Norton sulla necessità di esplorare la zona del Polo Sud?

— Sta facendo tutto il possibile. Ma il mare costituisce un ostacolo difficile. Stanno cercando di fabbricare una specie di zattera per arrivare almeno a New York.

— Può darsi che il Polo Sud sia molto più importante. Intanto esporrò la questione davanti all'Assemblea Generale, se non avete niente in contrario.

Non vi furono obiezioni, nemmeno da parte del dottor Taylor. Ma proprio mentre il presidente stava per dichiarare chiusa la seduta, Sir Lewis chiese la parola.

Il vecchio storico parlava di rado, ma quando parlava tutti lo ascoltavano.

— Supponiamo di scoprire che Rama è attivo, e disponga delle possibilità che avete ipotizzato. Secondo un antico detto militare la possibilità non implica l'intenzione.

— E quanto ancora dovremmo aspettare per sapere che intenzioni ha? — obiettò l'ambasciatore hermiano. — Qualora lo scoprissimo, potrebbe anche essere troppo tardi.

— È già troppo tardi. Noi non possiamo far niente per influire sulla condotta di Rama.

— Non sono d'accordo con voi, Sir Lewis. Potremmo agire in molti modi… se lo ritenessimo necessario. Ma purtroppo disponiamo di pochissimo tempo. Rama è un uovo cosmico scaldato dai raggi del Sole. Potrebbe schiudersi da un momento all'altro.

Il presidente guardò l'ambasciatore hermiano con genuino stupore. Nel corso della sua lunga carriera diplomatica gli era capitato rare volte di rimanere sorpreso, ma non si sarebbe mai sognato che un hermiano potesse esser dotato di una fantasia così poetica.

20

Quando uno degli uomini dell'equipaggio lo chiamava signor Comandante o, peggio, signor Norton, si trattava invariabilmente di una cosa seria. Non ricordava che Boris Rodrigo lo avesse mai chiamato così, perciò la cosa doveva essere doppiamente grave. Anche in circostanze normali Rodrigo era una persona seria e posata.

— Cosa c'è, Boris? — gli chiese quando la porta della cabina si fu chiusa dietro di loro.

— Vi chiedo il permesso, signor Comandante, di disporre della linea prioritaria della nave per inviare un messaggio diretto sulla Terra.

La richiesta era insolita, anche se non nuova. I segnali venivano normalmente trasmessi via Mercurio e, se anche il transito era questione di pochi minuti, ci volevano dalle cinque alle sei ore prima che il messaggio arrivasse al destinatario. Nel novantanove per cento dei casi andava bene così, ma nei casi d'emergenza si doveva ricorrere ad altri canali più costosi, a discrezione del Comandante.

— Sapete bene che una simile richiesta dev'essere seriamente motivata. Si tratta di una questione personale urgente?

— No, signor Comandante. È una cosa molto più importante. Voglio inviare un messaggio alla Madre Chiesa.

Uhm, pensò Norton, e adesso come me la cavo?

— Gradirei una spiegazione.

Rodrigo lo fissò coi pacifici occhi azzurri. Come tutti i suoi colleghi di fede, non perdeva mai la calma, qualità questa molto utile per farne dei buoni spaziali. Talvolta, però, l'impassibilità dei Cosmocristiani appariva un po' irritante a coloro cui il cielo aveva negato la grazia.