— Tenente, questo problema è affar suo, penso, — gli rispose. — Tutto quello che posso fare io è certificare la causa della morte.
— Ma non ha assolutamente senso, — brontolò Caquer. — La città del Settore Tre non è tanto grande da permettergli di condurre una doppia vita senza che la gente lo sappia. Ma uno dei due cadaveri doveva essere un doppione. In via non ufficiale, quale dei due a lei sembrava il Deem originale?
Il dottor Skidder scosse la testa, truce.
— Willem Deem aveva sul naso un porro di forma del tutto particolare, — disse. — E tutti e due i cadaveri l’avevano, Rod. E nessuno dei due porri era artificiale o creato col trucco. Su questo sono disposto a giocarmi la mia reputazione professionale. Ma torni in ufficio con me e le dirò quale dei due era il vero Willem Deem.
— Uh? E come?
— Al dipartimento delle imposte hanno l’impronta del suo pollice, come quelle di chiunque altro. E su Callisto si prendono sempre le impronte di un cadavere, dal momento che occorre distruggerlo così rapidamente.
— Allora avete le impronte dei pollici di entrambi i cadaveri? — indagò Caquer.
— Naturalmente. Le ho prese prima che arrivasse lei, tutte e due le volte. Ho quelle di Willem, voglio dire quelle dell’altro cadavere, nel mio ufficio. Anzi, lei vada a prendere l’impronta dall’ufficio imposte e poi incontriamoci nel mio ufficio.
Caquer sospirò di sollievo. Se non altro si sarebbe chiarito un punto, quello sull’identità dei cadaveri.
E in quello stato quasi beato di mente rimase fino a un’ora dopo quando confrontò col dottor Skidder le tre impronte. Quella che Rod Caquer aveva preso dall’ufficio imposte e quelle dei due cadaveri.
Tutte e tre erano assolutamente identiche.
— Uhm, — disse Caquer. — Lei è sicuro di non avere fatto confusione con quelle impronte, dottor Skidder?
— E come avrei potuto? Io ne ho rilevata solo una da ogni cadavere, Rod. E anche se le avessi mescolate adesso, il risultato sarebbe lo stesso. Le tre impronte sono identiche.
— Ma non è possibile.
Skidder si strinse nelle spalle.
— Penso che dovremmo riferire la faccenda direttamente al Reggente, — disse. — Gli telefonerò e gli chiederò un’udienza. D’accordo?
Mezz’ora dopo stava riferendo l’intera storia al Reggente Barr Maxon, col dottor Skidder che confermava i punti principali. Vista l’espressione del viso del Reggente, il tenente Caquer fu ben felice che ci fosse il medico a confermare le sue dichiarazioni.
— Conviene, — chiese Maxon, — che questa è una faccenda da rimettere nelle mani del Coordinatore di Settore e che occorre fare intervenire subito un investigatore speciale?
Sia pure con riluttanza, Caquer annuì. — Mi secca dover ammettere di non essere all’altezza, Reggente, o almeno di non sembrarlo, — disse Caquer. — Ma questo non è un delitto normale. Qualunque cosa succeda, è una faccenda ben più grande di me. E forse dietro tutto c’è qualcosa di ben più sinistro di un semplice delitto.
— Ha ragione, tenente. Farò in modo che dal quartier generale parta oggi stesso un esperto qualificato che si metterà in contatto con lei.
— Reggente, — chiese Caquer, — è mai stata inventata una macchina o un processo che possa, uh, duplicare un corpo umano con o senza il trasporto della mente?
Maxon sembrò perplesso di fronte a quella domanda.
— Lei pensa che Deem possa aver giocato con qualcosa che alla fine gli si è rivoltata contro. No, per quanto ne sappia io, una scoperta del genere non è mai stata fatta. Nessuno ha mai duplicato neanche gli oggetti inanimati, fatta eccezione per le imitazioni fabbricate normalmente. Lei ha mai sentito una cosa del genere, Skidder?
— No, — rispose il Medico Capo. — Non credo che neanche il suo amico Perry Peters potrebbe riuscirci, Rod.
Dall’ufficio del Reggente Maxon, Caquer andò al negozio di Deem, dove trovò Brager, il quale lo aiutò a perquisire accuratamente il posto. Fu un lavoro lungo e laborioso perché fu necessario esaminare minuziosamente ogni libro e ogni bobina.
Caquer sapeva bene che gli stampatori di libri proibiti erano molto bravi a camuffare i loro prodotti. Di solito questi libri illegali avevano la copertina e il frontespizio, spesso addirittura i capitoli iniziali, di qualche popolare opera di narrativa e anche le bobine di proiezione erano camuffate allo stesso modo.
Quando ebbero finito erano già cadute le tenebre, rotte solo dal bagliore di Giove, ma Rod Caquer, sapeva che avevano fatto un lavoro accurato. In tutto il negozio, però, non era saltato fuori neanche un libro all’Indice e anche tutte le bobine erano state passate al proiettore.
Altri uomini, agli ordini di Rod Caquer, avevano perquisito l’appartamento di Deem con altrettanta pignoleria. Ma quando telefonò là, ricevette un altro rapporto assolutamente negativo.
— Neanche un libello venusiano, — disse l’uomo a capo della squadra nell’appartamento, con un tono quasi spiaciuto nella voce.
— Per caso, avete trovato un tornio, un tornio piccolo per lavori di precisione? — chiese Rod.
— Um… no. Non abbiamo visto nulla del genere. Una delle stanze era un laboratorio, ma non c’era nessun tornio. È importante?
Caquer emise un grugnito, senza sbilanciarsi. Cos’era un mistero in più, e per di più di scarsa rilevanza, in un caso simile?
— Bene, tenente, — disse Brager, quando lo schermo si spense. — Che facciamo adesso?
Caquer sospirò.
— Lei può smontare, Brager, — disse. — Ma prima stabilisca dei turni di sorveglianza qui e nell’appartamento. Io rimarrò qui finché arriverà chi mi invia lei.
Quando Brager se ne fu andato, Caquer si sprofondò stancamente nella sedia più vicina. Si sentiva fisicamente distrutto e gli pareva di avere la mente inceppata. I suoi occhi fecero il giro delle scansie bene ordinate del negozio e tutto quell’ordine parve opprimerlo.
Se solo ci fosse stato qualche indizio. Wilder Williams non si era mai trovato di fronte a un caso come questo in cui gli unici indizi erano due cadaveri identici, uno dei quali era stato ucciso in cinque modi diversi e l’altro non aveva neppure un segno di violenza. Che pasticcio, e adesso cosa poteva fare?
Be’, lui aveva ancora l’elenco delle persone da interrogare e stasera aveva ancora tempo di vederne una.
Doveva tornare da Perry Peters e vedere se l’inventore sapeva spiegargli la scomparsa del tornio. Forse lui sarebbe riuscito a formulare qualche ipotesi. Ma, del resto, cosa poteva c’entrare un tornio con un pasticcio simile? Non si poteva duplicare un cadavere con un tornio.
O doveva andare dal Professor Gordon? Decise di far questo.
Chiamò l’appartamento di Gordon al visifono e sullo schermo comparve Jane.
— Come sta papà? — chiese Caquer a Jane. — È in grado di ricevermi e parlare per un po’ con me stasera?
— Oh, sì, — rispose la ragazza. — Si sente molto meglio adesso e pensa che domani tornerà a fare lezione. Ma se devi venire qui, non fare tardi, Rod. Hai un’aria distrutta; che ti succede?
— Niente eccetto che mi sento impazzire. Ma penso di star bene.
— Hai l’aria tirata e sembri affamato. Quando hai mangiato l’ultima volta?
Caquer spalancò tanto d’occhi. — Per la Terra! Mi sono completamente dimenticato del mangiare. Ho dormito fino a tardi e ho perfino saltato la colazione!
Jane Gordon scoppiò in una risata.
— Scioccone! Be’, corri qui. Quando arriverai troverai qualcosa di pronto.
— Ma…
— Niente ma. Quando puoi venire?
Un minuto dopo aver spento il visifono, il tenente Caquer andò a rispondere alla porta quando sentì battervi sopra.