L’aprì. — Oh, salve Reese, — disse. — L’ha mandata Brager?
Il poliziotto annuì.
— Ha detto che dovevo rimanere qui nel caso succedesse qualcosa. Che cosa, per esempio?
— Oh, si tratta solo di un normale servizio di guardia, — gli spiegò Caquer. — Ehi, io sono rimasto bloccato qui tutto il giorno. È successo qualcosa di nuovo?
— Oh, un po’ di movimento. È tutto il giorno che mettiamo dentro e fuori oratori volanti. Degli svitati. Sembra ce ne sia un’epidemia.
— Accidenti! E cos’hanno da scaldarsi tanto?
— Oh, riguarda il Settore Due, ma non sono riuscito a capire bene le ragioni. Cercano di aizzare la gente contro il Settore Due perché faccia qualcosa. Ma gli argomenti che usano sono assolutamente folli.
Qualcosa si agitò a disagio nella mente di Rod Caquer, ma non riuscì a ricordarsi bene di che si trattasse. Il Settore Due? Chi gli aveva parlato recentemente del Settore Due… usura, slealtà, sangue, pazzie. Anche se c’era un sacco di gente di là che aveva sangue marziano nelle vene…
— Quanti oratori sono stati arrestati? — chiese.
— Ne abbiamo presi sette. Altri due ci sono sfuggiti, ma li prenderemo quando ricominceranno con le loro concioni.
Il tenente Gordon raggiunse l’appartamento dei Gordon camminando lentamente, immerso nei suoi pensieri, e cercando di fare del suo meglio per ricordare dove recentemente aveva sentito della propaganda contro il Settore Due. Ci doveva essere qualcosa dietro la simultanea comparsa di nove oratori radicali che predicavano tutti la stessa dottrina.
Un’organizzazione politica segreta? Ma ormai era quasi un secolo che non ne esistevano più. Sotto un governo perfettamente democratico, facente parte di una stabile organizzazione di pianeti del sistema planetario, non c’era bisogno di attività segrete. Naturalmente poteva sempre esserci qualche svitato che non fosse soddisfatto, ma un intero gruppo in quello stato mentale, no, era troppo fantastico.
Tutto sembrava una follia… come il caso di Willem Deem. Neanche quello aveva senso. Le cose che succedevano non avevano significato, come in un sogno. Un sogno? Cosa stava cercando di ricordare con quella parola? Non aveva fatto un sogno stranissimo ieri sera… ma quale?
Ma, come succede di solito coi sogni, la sua mente non riuscì a riallacciarsi al sogno.
Domani comunque avrebbe interrogato, o aiutato a interrogare, quei radicali che erano sotto arresto. Avrebbe incaricato degli uomini di fare delle indagini sul loro conto e indubbiamente così avrebbero trovato uno sfondo comune, dei legami.
Non potevano essere saltati fuori tutti contemporaneamente nello stesso giorno per caso. Era una follia, una follia come i due inesplicabili cadaveri del negoziante di libri e bobine. Forse perché quei casi erano tutti e due assurdi, la sua mente tendeva ad accomunarli. Ma anche presi assieme non erano più digeribili che presi separatamente. Anzi, avevano ancora meno senso.
Maledizione, perché non aveva preso quel posto su Ganimede, quando gliel’avevano offerto? Ganimede era una luna bene ordinata. Là le persone non venivano assassinate due volte in due giorni di seguito. Ma Jane Gordon non viveva su Ganimede, Jane viveva lì nel Settore Tre e adesso lui stava andando a casa sua.
E tutto era meraviglioso, solo che si sentiva stanchissimo e non riusciva a pensare chiaramente e Jane Gordon insisteva a considerarlo più un fratello che un pretendente e lui avrebbe probabilmente finito col perdere il posto. Sarebbe diventato lo zimbello di Callisto se l’investigatore speciale avesse trovato una spiegazione semplicissima delle cose che lui aveva trascurato.
5. Il nono uomo
Jane Gordon, più bella che mai, gli andò incontro sulla porta. Sorrideva, ma il suo sorriso divenne preoccupato quando lui entrò in casa e fu illuminato dalla luce.
— Rod! — esclamò la ragazza. — Ma tu stai male, davvero. Cos’altro hai fatto, oltre a saltare i pasti?
Rod Caquer si sforzò di sorriderle.
— Mi sono messo a correre in tondo nei vicoli ciechi, Ghiacciolo. Posso usare il tuo visifono?
— Naturalmente. Ti ho preparato qualcosa da mangiare. Te lo metto in tavola intanto che telefoni. Papà sta facendo un sonnellino. Ha detto di svegliarlo quando saresti arrivato, ma aspetterò che prima hai mangiato.
La ragazza corse in cucina. Caquer si lasciò quasi cadere sulla sedia davanti al visischermo e chiamò la stazione di polizia. Sull’apparecchio comparve il viso sanguigno di Borgesen, il tenente del servizio notturno.
— Salve, Borg, — disse Caquer. — Senti, per quei sette mattoidi…
— Nove, — lo interruppe Borgesen. — Abbiamo preso gli altri due e vorrei non averlo fatto. Qui stiamo dando i numeri adesso.
— Vuole dire che gli altri due ci hanno riprovato?
— No, per mille asteroidi. Sono venuti qui e si sono consegnati. Noi non abbiamo potuto sbatterli fuori perché ci sono delle accuse contro di loro, ma adesso stanno confessando a tutto spiano. E sa cosa stanno confessando?
— Ascolto, — fece Caquer.
— Che li ha pagati lei, offrendo loro cento crediti a testa.
— Uh?
Borgesen scoppiò in una risata nevrotica. — Lo sostengono i due che si sono presentati volontariamente e anche gli altri sette… accidenti, ma perché ho voluto fare il poliziotto? Avevo la possibilità di fare il pompiere e lo spaziale e sono finito a fare questo mestieraccio!
— Senta… forse è meglio che venga lì per vedere se osano sostenere l’accusa anche con un confronto diretto.
— Probabilmente lo farebbero, ma non significa niente, Rod. Dicono che lei li ha incaricati oggi pomeriggio e lei è stato tutto il pomeriggio con Brager da Deem. Rod, questa luna sta impazzendo. E io pure. Walter Johnson è scomparso. È da stamane che non lo si è più visto.
— Cosa? Il segretario particolare del Reggente? Ma mi vuole prendere in giro, Borg?
— Vorrei che fosse così. Lei dovrebbe essere contento di non essere di servizio. Maxon ha sollevato un caos d’inferno perché gli rintracciamo il suo segretario. E non gli piace neppure il caso Deem. Sembra che ce ne faccia una colpa. Dice che il dipartimento ci fa già una figuraccia se si permette che un uomo venga ucciso una volta. Ma quale dei due era Deem, Rod? Ha qualche idea?
Caquer sorrise debolmente.
— Finché non lo avremo scoperto, chiamiamoli Deem e Redeem, — suggerì. — Io penso che entrambi fossero Deem.
— Ma com’è possibile che un uomo sia due persone?
— E come può un uomo venire ucciso in cinque modi diversi? — ribatté Caquer. — Me lo dica e io risponderò alla sua domanda.
— Bah! — fece Borgesen e poi se ne uscì con una frase decisamente originale. — Questo caso ha proprio qualcosa di strano.
Caquer rideva così forte che aveva le lacrime agli occhi quando Jane venne ad avvertirlo che era pronto da mangiare. La ragazza corrugò la fronte, ma si vedeva che era preoccupata.
Caquer la seguì docilmente e scoprì di avere una fame da lupo. Dopo aver ingurgitato l’equivalente di tre pasti normali, si sentì nuovamente un essere quasi umano. Aveva ancora il mal di testa, ma era qualcosa che pulsava vagamente in lontananza.
Quando ebbero finito in cucina, i due giovani entrarono nel soggiorno dove li aspettava il fragile professor Gordon. — Rod, mi sembri un topo con cui ha appena finito di giocare il gatto, — disse. — Siediti prima di cadere.
Caquer sorrise. — Ho mangiato troppo. Jane, come cuoca, è impareggiabile.
Si sedette nella poltrona di fronte a Gordon. Jane si sedette sul bracciolo della poltrona del padre e gli occhi di Caquer non l’abbandonarono un attimo. Come faceva una ragazza dalle labbra dolci e desiderabili come le sue a insistere a considerare il matrimonio solo un argomento di accademica conversazione? Com’era possibile che…