«Ne dubito. Comunque, parlate pure.»
«Sappiamo quanti agenti di Darruu si trovano sulla Terra e sappiamo anche pressappoco dove si trovano.»
«Ah, sì?»
«Siete in dieci, no?»
Lui non fece una piega. Questo è un trucco per trovare conferma alle loro deduzioni. … oppure sono informati davvero? «Forse dieci e forse diecimila» disse, con un’alzata di spalle.
«Dieci» dichiarò Beth. «Neanche uno di più. È proprio la verità. Soltanto dieci.»
«Può darsi.»
«E uno dei dieci è qui davanti a me… Un altro si trova in questa città… Carver. Gli altri otto sono dislocati qua e là. Noi vorremmo affidarvi un compito particolare, maggiore. Vorremmo che voi cercaste i vostri nove compagni e serviste da agente di collegamento tra noi e loro.»
«A che scopo?»
«Allo scopo di eliminare gli altri nove Darruuesi che sono sulla Terra» disse Beth semplicemente.
Harris sorrise. Era proprio buffo che lo invitassero con tanta serietà a commettere un alto tradimento; e ancora più buffo che sperassero di riuscire a convincerlo con il ragionamento e la persuasione a schierarsi dalla loro parte. Erano semplicemente sciocchi o stavano giocandogli un tiro diabolico?
«C’è qualche motivo particolare» chiese lentamente «per cui io debba scovare i miei colleghi e ucciderli?»
«Il bene dell’Universo.»
Lui rise con disprezzo. «L’astrazione è l’ultimo rifugio degli sciocchi. Il bene dell’Universo? Come sarebbe a dire? In realtà, voi volete che io agisca per il bene di Medlin. Certo, tutto sarebbe molto più semplice se fossi io a compiere la vostra missione… Dovrei tradire e uccidere dieci compatrioti per fare in modo che i loro cadaveri non gravino sulla vostra coscienza delicata. Insomma, voi pretendereste…»
«No» disse Beth. «Volete ascoltarmi un attimo e lasciare che vi spieghi?»
«Sto aspettando. Vi consiglio di darmi spiegazioni esaurienti.»
Lei si passò la lingua sulle labbra. Per quanto la disprezzasse, Harris si sentiva ancora attratto, dolorosamente, dalla sua bellezza fisica. «Una bellezza sintetica» ripeté a se stesso. Ma questa considerazione non ebbe effetto alcuno.
«Quando arrivammo sulla Terra» esordì Beth, «molti anni fa, analizzammo la situazione e facemmo una scoperta sorprendente: sul pianeta stava evolvendosi una nuova razza, un nuovo tipo di terrestre. Una super-razza, potrebbe definirsi. Una specie di Terrestri con poteri fisici e mentali abnormi.»
«Ma nella maggioranza dei casi, i bambini di questa nuova razza furono uccisi o il loro sviluppo mentale venne arrestato prima che giungessero alla maturità. Non erano in sintonia con l’altra specie che li circondava, e questo loro isolamento li mise nei guai. Spesso sentivano il bisogno di cimentarsi in qualche modo… alcuni nuotarono per quindici chilometri al largo, nel mare: e non riuscirono più a tornare indietro. Altri forzarono i loro riflessi straordinari in un modo eccessivo, guidando spericolatamente, arrampicandosi su montagne accidentate, eccetera. Altri ancora si suicidarono perché non riuscivano a sopportare la solitudine. Altri infine furono assassinati dai… normali, o mutilati psichicamente dai propri genitori gelosi del figlio che avevano generato. Ogni individuo, di ogni specie o razza, istintivamente si ribella all’idea di dover ammettere la propria inferiorità di fronte a un proprio simile; e neanche un super-bambino è in grado di difendersi, se prima non ha imparato a farlo. E quando questo avviene, generalmente, è troppo tardi.»
Una bella fiaba pensò Harris. Non fece commenti, ma seguitò ad ascoltare con apparente interesse.
Beth continuò: «Nonostante tutti gli ostacoli, il numero di questi mutanti continuò ad aumentare. Ci trovavamo di fronte al fenomeno di un gruppo genetico permanente, ma ci rendemmo conto che, se un certo numero di soggetti della nuova specie non avesse potuto raggiungere la maturità, per incontrarsi tra loro e per sposarsi, la mutazione avrebbe subito una recessione, ricadendo nella normalità.»
«Scoprimmo esemplari isolati di questa nuova razza qua e là sulla Terra, sparsi in ogni continente. Decidemmo di aiutarli, convinti che loro avrebbero poi aiutato noi in futuro, quando ne avremmo avuto bisogno. Così li cercammo. Trovammo i super-bambini e li proteggemmo. Era indispensabile agire con grande prudenza, perché anche noi eravamo intrusi sulla Terra e non potevamo correre il rischio di venire scoperti. Ma la cosa funzionò. Strappammo i piccoli ai genitori, li riunimmo e li crescemmo in luogo sicuro.»
Beth puntò il dito verso il gigante. «David Wrynn è una delle nostre prime scoperte.»
Harris lanciò un’occhiata al terrestre. «Dunque voi sareste un superuomo?» chiese con spavalderia.
Wrynn sorrise. «Be’, diciamo che sono meglio equipaggiato di altri Terrestri per affrontare l’esistenza» rispose, con un’alzata di spalle. «Certo non posso mettermi a volare agitando le braccia, né trattenere il respiro per ore sott’acqua, ma rappresento ugualmente un miglioramento della specie. I miei figli saranno più evoluti di me, come io lo sono rispetto ai miei genitori.»
«Vedete, Harris?» esclamò Beth appassionatamente. «Riuscite ora a togliervi il paraocchi delle convinzioni darruuesi? Riuscite a capire? Lo scopo che noi Medlinesi ci proponiamo sulla Terra è di aiutare questa razza in corso di evoluzione fino a quando non sarà in grado di fare da sé. E non ci manca molto, ve lo assicuro. La specie sta raggiungendo il livello di autogenerazione. Ci sono già più di cento esemplari, trenta dei quali adulti. Ma ora, nel bel mezzo del nostro lavoro, cominciano ad arrivare agenti di Darruu. Hanno portato l’antica rivalità esistente tra i nostri due mondi su questo pianeta che non vuole prendere parte alla nostra lotta. E si propongono di ostacolare la nostra azione e di guadagnare la Terra a quella che credono essere la loro «causa». Non sono abbastanza intelligenti per capire che puntano su un cavallo morto.»
Harris la guardò, tranquillo, chiedendosi fino a che punto lei lo credesse stupido. Infine disse: «Rispondetemi onestamente.»
«Tutto quello che ho detto finora è vero. Che altro volete sapere?»
«Quale motivo, motivo vero non propaganda, vi spinge ad aiutare questa super-razza?»
Beth scosse la testa. «Motivo?» disse. «Voi di Darruu pensate sempre in termini di convenienza, vero? Guadagno e ricompensa, do ut des. Maggiore, riuscite a credermi se affermo che noi in questa faccenda non ci guadagniamo niente?»
«Niente?»
«Niente, tranne la soddisfazione di sapere che contribuiamo all’affermazione e alla crescita di qualche cosa di meraviglioso nell’Universo; qualcosa che senza il nostro aiuto e il nostro incoraggiamento non sarebbe mai esistito.»
Harris inghiottì a fatica. Il concetto di puro altruismo, certo, non era sconosciuto su Darruu, ma anche l’altruismo ha i suoi limiti. Gli sembrava davvero assurdo che un pianeta si sobbarcasse il fastidio e la spesa di inviare emissari attraverso lo spazio al solo scopo di fargli fare da levatrice a una razza di super-esseri Terrestri che stava per nascere.
No, pensò. Tutto questo non sta in piedi; non ha senso.
Quella storia fantastica era semplicemente il frutto di un’elaborata manovra propagandistica, i cui scopi non erano certo facilmente rintracciabili.
Non esistevano superuomini. Wrynn era alto e bello, ma in lui non c’era proprio niente che non rientrasse nell’ambito della normalità per i Terrestri. E poi, poteva anche darsi che lui terrestre non lo fosse affatto. Probabilmente era un medlinese su cui i chirurghi avevano compiuto un lavoro particolarmente accurato.
Harris non riusciva a sondare le profondità dell’inganno e i motivi che spingevano i Medlinesi ad agire in quel modo; ma decise di stare al gioco per vedere dove lo avrebbero condotto. Sicuramente Carver aveva captato il suo segnale di pericolo e probabilmente aveva già calcolato l’ubicazione del posto dove lo tenevano prigioniero.