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Di conseguenza, o aveva tradito il Partito, o non sapeva chi io fossi e aveva in mente qualche altro scopo quando aveva ordinato ad Hasan d’uccidermi.

Oppure Hasan agiva agli ordini di qualcun altro. Ma chi altro poteva esserci? E di nuovo, perché?

Non avevo risposta. Decisi che ne volevo una.

Le prime condoglianze erano state quelle di George.

— Mi spiace, Conrad — aveva detto, guardando oltre le mie spalle, e poi giù verso la sabbia, e volgendo poi rapidamente gli occhi sul mio viso.

Dire qualcosa d’umano lo sconvolge, e gli fa venire voglia di andarsene. Me ne accorgevo benissimo. È dubbio che la coppia formata da Ellen e me durante l’estate precedente avesse occupato troppo la sua attenzione. Le sue passioni morivano aldilà della porta del laboratorio. Mi ricordo ancora quando ha dissezionato l’ultimo cane rimasto sulla Terra. Dopo quattro anni di grattatine d’orecchio e uccisioni di pulci sulla coda, un giorno George aveva chiamato Rolf. Rolf era entrato trotterellando, portandosi in bocca il vecchio strofinaccio con cui erano soliti giocare al tiro alla fune, e George se lo era tirato vicino sul serio e gli aveva fatto un’iniezione e poi lo aveva aperto. Voleva studiarlo mentre era ancora giovane. Si tiene ancora lo scheletro montato nel laboratorio. Avrebbe voluto anche infilare i suoi bambini (Mark e Dorothy e Jim) nell’incubatrice, ma ogni volta Ellen aveva battuto i piedi sul pavimento (più o meno: bang! bang! bang!), presa da attacchi di atteggiamento materno da dopo-parto che erano sempre durati almeno un mese: un periodo sufficiente per rendere impossibili gli esperimenti sul controllo degli stimoli che George intendeva svolgere sui bambini. Sicché non riuscivo davvero ad immaginare che avesse troppo desiderio di prendermi le misure per infilarmi in una cassa di legno, del tipo «riposa-in-pace». Se mi avesse voluto morto, sarebbe probabilmente stata una cosa sottile, veloce, ed esotica; qualcosa come il veleno per conigli. Ma poi no, non gliene importava tanto. Ne ero sicuro.

Ellen stessa, per quanto capace d’intensi sentimenti, è il tipo di bambola che si rompe facilmente. C’è sempre qualcosa dentro di lei che fa sprong prima che possa agire sulla base dei suoi sentimenti, e nei giorni successivi rivolge altrove l’intensità delle sue emozioni. Mi aveva dichiarato morto giù al Porto, e per quel che la riguardava quell’affare era definitivamente chiuso. Le sue condoglianze furono qualcosa del genere:

— Conrad, non sai quanto mi dispiace! Davvero. Anche se non l’ho mai incontrata, so come devi sentirti — e la sua voce saliva e scendeva la scala delle tonalità, e io sapevo che credeva in quel che diceva, e ringraziai anche lei.

Persino Hasan mi venne vicino mentre me ne stavo immobile a fissare un Nilo improvvisamente gonfio e limaccioso. Restammo lì per un po’ e poi disse: — La tua donna se n’è andata e il tuo cuore è pesante. Le parole non alleggeriranno il peso, e quello che è scritto è scritto. Ma lasciami ugualmente dire che mi dolgo con te. — Restammo là ancora un certo tempo; poi se ne andò.

Su di lui non mi posi interrogativi. Era l’unica persona che poteva essere scartata, anche se le sue mani avevano messo in moto la macchina. Lui non aveva mai rancori; non uccideva mai spontaneamente. Non aveva alcun motivo personale per uccidermi. Ero assolutamente certo che le sue condoglianze fossero sincere. Uccidermi non aveva niente a che fare con la genuinità dei suoi sentimenti in una situazione come quella. Un vero professionista deve tenere certe distanze tra se stesso e il lavoro.

Myshtigo non ebbe alcuna parola di simpatia. Sarebbe stata una cosa estranea alla sua natura. Tra i vegani, la morte è tempo di gioia. A livello spirituale significa sagl, compimento; la frammentazione della psiche in piccole particelle sensibili al piacere, distribuite un po’ dappertutto per partecipare al grande orgasmo cosmico; e sul piano materiale è rappresentata dall’ansakundabad’t: la commemorazione cerimoniale delle proprietà personali del deceduto, la lettura delle sue ultime volontà e la divisione delle sue ricchezze, accompagnata da grandi feste, cantate, e bevute.

Dos Santos mi disse: — È una cosa molto triste quella che ti è successa, amico mio. Perdere la propria donna è perdere il sangue delle proprie vene. La tua desolazione è grande, e non puoi essere consolato. È come un fuoco agonizzante che non morirà mai, ed è una cosa triste e terribile.

— La morte è nera e crudele — concluse, e i suoi occhi erano bagnati. Perché sia zingaro, ebreo, moro, o qualunque altra cosa, per uno spagnolo una vittima è sempre una vittima, qualcosa da apprezzare su uno di quei loro oscuri livelli mistici che io non possiedo.

Poi Parrucca Rossa mi arrivò a fianco e disse: — Spaventoso… Mi spiace. Nient’altro da dire, da fare, ma mi spiace.

Annuii.

— Grazie.

— E c’è qualcosa che devo chiederti. Non adesso, comunque. Più tardi.

— Certo — dissi, e ritornai ad osservare il fiume dopo che se ne furono andati, e pensai a questi ultimi due. Erano sembrati spiacenti come tutti gli altri, ma pareva che in qualche modo fossero immischiati nell’affare del golem. Ero sicuro, comunque, che era stata Diane a gridare mentre Rolem mi soffocava, a gridare ad Hasan di fermarlo. Restava Don, e ormai ero giunto a dubitare fortemente che facesse mai qualcosa senza prima consultare lei.

Col che non restava più nessuno.

E apparentemente non esisteva un vero motivo…

E poteva essere stato solo un incidente…

Ma…

Ma avevo la sensazione che qualcuno volesse uccidermi. Sapevo che Hasan non era il tipo da prendere due lavori per volta, e con differenti mandanti, a meno che non esistesse un conflitto d’interessi.

E questo mi rendeva felice.

Mi dava uno scopo, qualcosa da fare.

Non c’è niente come sapere che qualcuno ti vuole morto per metterti addosso la voglia di continuare a vivere. L’avrei scovato, avrei scoperto il perché, e l’avrei fermato.

La seconda mossa della morte fu veloce, e per quanto rientrasse nei miei desideri attribuirla ad un agente umano, mi fu impossibile. Fu uno di quegli sporchi tiri del destino che a volte arrivano come ospiti non invitati a pranzo. Il finale della cosa, comunque, mi lasciò piuttosto perplesso, e mi fornì l’occasione per nuove, confuse meditazioni.

Andò a questo modo…

Giù sulla riva del fiume, di quel grande portatore di fertilità, di quello sradicatore di confini e padre della geometria piana, sedeva il vegano, tracciando schizzi della riva opposta. Immagino che se si fosse trovato su quella riva avrebbe fatto schizzi del punto in cui stava seduto, ma questa è una congettura cinica. Quello che mi preoccupava era il fatto che era venuto da solo in quel posto caldo e paludoso, senza dire a nessuno dove andava, e non s’era portato dietro nulla di più letale di una matita n. 2.

Poi accadde.

Un vecchio tronco pieno di chiazze che galleggiava in prossimità della riva smise d’improvviso d’essere un vecchio tronco pieno di chiazze. Una lunga coda serpentina s’innalzò verso il cielo, una bocca piena di denti apparve dall’altra parte, e un mucchio di piccole zampe s’appoggiarono al terreno e presero a muoversi come ruote.

Gridai e portai le mani alla cintura.

Mysthigo s’alzò di scatto lasciando cadere la matita e se la diede a gambe.

Ma la cosa gli fu subito addosso, e io non potei più sparare. Così feci un bel balzo, ma quando gli arrivai vicino quell’accidente l’aveva già avvolto in due spire e lui era blu circa il doppio del normale, e quei denti gli si stavano chiudendo sopra.