Выбрать главу

Indossava solo un perizoma, e grandi sandali di pelle di capra. La sua pelle era bianca, bianca come la morte, bianca come un ventre di pesce, bianca come la luna… bianca come la morte.

— Un albino — disse George, e la sua voce si ripercosse nel campo perché era l’unico suono nella notte.

Moreby guardò nella nostra direzione e sorrise. Prese per mano l’Uomo Morto e lo condusse fuori dalla baracca, nel campo. L’Uomo Morto si ritraeva dalla luce delle torce. Mentre avanzava, studiai l’espressione del suo viso.

— Quella faccia è priva d’intelligenza — disse Parrucca Rossa.

— Riesci a vedergli gli occhi? — chiese George, stringendo le palpebre. Gli occhiali gli si erano rotti nella zuffa.

— Sì. Sono rosati.

— Ha dei ripiegamenti epicantiali?

— Mm… Sì.

— Uh-huh. È un mongoloide, un idiota. È per questo che Moreby può manovrarlo con tanta facilità. E guardate i denti! Sembrano limati.

Li guardai. Quello stava sorridendo, perché aveva visto i capelli colorati di Parrucca Rossa. Due file di magnifici denti affilati facevano bella mostra di sé.

— Il suo albinismo è il motivo delle abitudini notturne che Moreby gli ha imposto. Guardate! Gli danno fastidio persino le torce! È ultrasensibile a tutti gli attinici.

— E le sue abitudini alimentari?

— Acquisite, dietro imposizione. Diversi popoli primitivi bevono il sangue delle loro bestie. I Kazaks l’hanno fatto fino al ventesimo secolo, e anche i Todas. Avete visto le ferite su quei cavalli che stanno al recinto. Il sangue è davvero nutriente, se s’impara a mandarlo giù; e sono sicuro che Moreby ha manipolato la dieta di quell’idiota sin dall’infanzia. È naturale che sia un vampiro: l’hanno educato così.

— L’Uomo Morto s’è levato — disse Moreby.

— L’Uomo Morto s’è levato — fece coro la folla.

— Grande è l’Uomo Morto!

— Grande è l’Uomo Morto!

Allora egli abbandonò quella mano bianca come la morte e s’avvicinò a noi, lasciando l’unico vero vampiro di nostra conoscenza a sorridere nel centro del campo.

— Grande è l’Uomo Morto — disse, anche lui sorridendo, mentre ci raggiungeva. — Magnifico, non è vero?

— Cosa ha fatto a quella povera creatura? — chiese Parrucca Rossa.

— Molto poco — replicò Moreby, — è nato piuttosto ben equipaggiato.

— Cos’erano quelle iniezioni che gli ha fatto? — l’interrogò George.

— Oh, prima di incontri del genere gli imbottisco i centri cerebrali del dolore di Novocaina. La sua mancanza di reazioni al dolore ingrandisce il mito dell’invincibilità. E gli ho stimolato qualche ormone. Negli ultimi tempi è cresciuto di peso, e s’è fatto un po’ grassoccio. Devo rimediare in qualche modo.

— Lei ne parla e lo tratta come se fosse un giocattolo meccanico — disse Diane.

— E lo è. Un giocattolo invincibile. E di valore inestimabile, per di più. Hasan, è pronto? — chiese poi.

— Sì — rispose Hasan, togliendosi il mantello col cappuccio e tendendolo ad Ellen.

I grandi muscoli delle sue spalle si tesero, le dita si piegarono agilmente, ed egli si mosse in avanti, uscendo dal cerchio di spade. Sulla sua spalla destra e sulla schiena c’erano diversi lividi e segni. La luce delle torce filtrò nella sua barba e la tinse di sangue, e io non potei fare a meno di ricordare quella notte all’hounfor quando lui aveva strangolato un fantasma e Mamma Julie aveva detto: — Il tuo amico è posseduto da Angelsou — e: — Angelsou è un dio della morte, e fa visita solo ai suoi simili.

— Grande è il guerriero, Hasan — annunciò Moreby, girandosi dall’altra parte.

— Grande è il guerriero, Hasan — replicò la folla.

— La sua forza è quella di molti uomini.

— La sua forza è quella di molti uomini — risposero i Kouretes.

— Ancora più grande è l’Uomo Morto.

— Ancora più grande è l’Uomo Morto.

— Spezza le sue ossa e dissemina il suo corpo su questo terreno di festa.

— Spezza le sue ossa…

— Mangia il suo fegato.

— Mangia il suo fegato.

— Beve il sangue della sua gola.

— Beve il sangue della sua gola.

— Grande è il suo potere.

— Grande è il suo potere.

— Grande è l’Uomo Morto!

— Grande è l’Uomo Morto!

— Stanotte — disse quietamente Hasan, — diventerà l’Uomo Morto sul serio.

— Uomo Morto! — gridò Moreby, mentre Hasan si spostava e gli si portava di fronte. — Ti dò quest’uomo, Hasan, in sacrificio!

Poi Moreby si tolse di mezzo e fece segno alle guardie di spingerci più in là.

L’idiota fece un sorriso anche più ampio del precedente, e si mosse lentamente verso Hasan.

— Bismallah — disse Hasan, facendo come per ritirarsi e piegandosi in basso e di fianco. Poi, di colpo, si rizzò da terra e scagliò in alto il braccio, colpendo con il dorso della mano la mascella sinistra dell’Uomo Morto. Fu un colpo violentissimo e rapido come una frustata.

La faccia bianca come la morte si spostò di circa dieci centimetri. E continuò a sorridere…

Poi entrambe le sue braccia corte e tozze si tesero in avanti e afferrarono Hasan sotto le ascelle. Hasan lo agguantò per le spalle, lasciandogli nette tracce rosse ovunque passassero le sue unghie, e facendo fuoriuscire delle gocce rosse dove le sue dita arrivavano ad affondarsi nei muscoli nivei del mostro.

La folla urlò alla vista del sangue dell’Uomo Morto. Forse fu proprio l’odore del sangue ad eccitare l’idiota. Quello, oppure le urla.

Perché sollevò Hasan a mezzo metro dal suolo e corse in avanti con lui.

Il grande albero era sul suo cammino, e la testa di Hasan si piegò per il colpo.

Poi l’Uomo Morto gli si precipitò addosso, si tirò indietro lentamente, si scosse, e cominciò a colpirlo.

Era una suonata bell’e buona. Le sue braccia brevi, tozze, quasi grottesche, si abbattevano impietosamente su Hasan.

Hasan si portò le mani sul viso, e riuscì a proteggersi lo stomaco coi gomiti.

Ma l’Uomo Morto continuò a colpirlo sui fianchi e sulla testa. Le sue mani non facevano altro che alzarsi e abbassarsi.

E non la smetteva mai di ghignare.

Alla fine le mani di Hasan ricaddero a penzolare davanti al suo stomaco.

… E dagli angoli della bocca gli usciva sangue.

Il giocattolo invincibile continuò a divertirsi.

E poi da lontano, molto lontano dall’altra parte della notte, così lontano che solo io potevo sentirla, venne una voce che conoscevo.

Era il grande grido di caccia del mio mastino, Bortan.

In qualche modo aveva scoperto le mie tracce, e adesso stava arrivando, correndo nella notte, saltando come una capra, avanzando rapido come un cavallo o un fiume, tutto pezzato; i suoi occhi erano carboni accesi e i suoi denti erano lame d’acciaio.

Non si stancava mai di correre, il mio Bortan.

Creature come lui non conoscono la paura; sono dedite alla caccia e portatrici di morte.

Il mio mastino stava arrivando, e nulla poteva fermare la sua corsa.

Ma era distante, così distante, dall’altra parte della notte…

La folla stava gridando. Hasan non poteva farcela ancora per molto. Nessuno avrebbe potuto.

Con la coda dell’occhio (quello castano) notai un piccolo gesto di Ellen.

Era come se avesse gettato qualcosa con la destra…

Due secondi più tardi, successe…

Distolsi immediatamente lo sguardo dall’oggetto brillante e sfrigolante che era comparso dietro l’idiota.

L’Uomo Morto mugolò e lasciò la presa.

Buon vecchio regolamento n. 237, paragrafo uno (promulgato da me): «Nessun cicerone e nessun partecipante ad un giro turistico può portare meno di tre torce al magnesio sulla propria persona, durante il viaggio».