«Sono certo che è così.»
Il vecchio fece un gesto con le spalle che rendeva il passato del tutto inutile perché portava solo la fragilità del presente.
«In ogni caso è servito a poco. Chillicothe è una città piccola e nascondersi è molto difficile. Prima o poi tutti si accorgono di tutto. E il giudice è venuto a sapere che la sua unica figlia frequentava un ragazzo.
Poi ha scoperto chi era il ragazzo. La vita di Karen era programmata. Era bella, ricca e intelligente. Un tipo come Matt non rientrava nei piani di suo padre. Il quale era un uomo molto, molto potente a quel tempo. Aveva praticamente in mano tutta la città.»
Ben si concesse qualche altro sorso di caffè. Sembrava restio a trasformare il ricordo in parole, come se farlo volesse dire essere ferito un’altra volta.
«In quel periodo ci fu un duplice omicidio, giù al fiume. Una coppia di hippy che campeggiava all’aperto era stata trovata assassinata. Tutti e due uccisi a coltellate. Il colpevole e l’arma del delitto non sono mai stati trovati. Lo sceriffo a quel tempo era un certo Duane Westlake e aveva un aiutante, Will Farland. Erano tutti e due legati mani e piedi a Swanson, che li aveva comprati con privilegi e denaro. Un paio di notti dopo la scoperta dei cadaveri quei due fecero irruzione nella stanza di Matt con un mandato di perquisizione firmato dal giudice stesso. Fra le sue cose trovarono della marijuana e un grosso coltello da caccia, che avrebbe potuto essere quello usato per l’omicidio. Matt mi disse dopo che era stato obbligato a forza a porre le sue impronte digitali sul manico di quell’arma.»
La voce del vecchio era piena di rabbia, quella che impedisce alle ferite di cicatrizzarsi.
«Sono sicuro che Matt non aveva mai venduto un grammo di quella roba a chicchessia. E non aveva mai posseduto un coltello.»
Russell non aveva motivo per farlo, ma si sentiva di condividere quella fiducia.
«Lo trascinarono in prigione. Gli vennero elencate tutte le cose spiacevoli a cui sarebbe andato incontro. Un’accusa di uso e spaccio di stupefacenti e quella ben più grave di omicidio. Nella stanza di Matt l’erba ce l’avevano messa loro. Per quanto riguarda il coltello, non arrivo a pensare che quei due avessero ucciso gli hippy di proposito. Ma lo sceriffo era stato il primo ad arrivare sul luogo del delitto e far sparire l’arma doveva essere stato un gioco da ragazzi, per uno come lui. Inoltre, visto che Matt stava da me, quei due figli di puttana gli dissero che avevano la possibilità di mettermi in mezzo con l’accusa di complicità e favoreggiamento. Gli venne offerta un’alternativa al processo e alla galera.
Partire volontario per il Vietnam.»
Ben finì il suo caffè.
«E lui accettò. Il resto lo sai.»
«Una storia vecchia come il mondo.»
Ben Shepard lo guardò con i suoi occhi azzurri, nei quali in quel momento c’era una sofferta resa.
«Il mondo è ancora troppo giovane per fare in modo che storie come queste non si ripetano più.»
Russell aveva l’impressione di essere entrato con delle scarpe pesanti in un luogo in cui avrebbe dovuto entrare in punta di piedi. Ma doveva a tutti i costi proseguire. Per molti motivi, ognuno dei quali aveva il volto di un essere umano.
«E Karen?»
«Rimase incredula davanti a quella decisione. Poi l’incredulità si trasformò in disperazione. Ma uno dei patti con lo sceriffo era il silenzio.
Con lei e con me.»
Senza chiedere nulla, il suo ospite gli versò dell’altro caffè nella tazza vuota.
«Matt, dopo un periodo di addestramento a Fort Polk, in Louisiana, tornò a casa di nascosto per il periodo di licenza che l’esercito concedeva a tutti quelli in partenza per il Nam. È vissuto un mese praticamente chiuso nel capannone, in attesa che lei lo raggiungesse. Passavano tutto il tempo possibile in quella stanza e io spero che ognuno di quei minuti sia durato degli anni, anche se so che di solito non è così. Un mese e mezzo dopo la sua partenza, Karen venne da me a dirmi che era incinta. Lo scrisse anche al ragazzo. Non riuscimmo ad avere una risposta perché poco dopo arrivò la notizia della sua morte.»
«Che ne è stato di lei?»
«Karen era una donna di carattere. Quando suo padre seppe che era incinta, cercò in tutti i modi di convincerla ad abortire. Ma lei tenne duro, minacciando di rivelare a tutti chi era il padre del bambino e che il giudice le aveva consigliato l’aborto. La sua posizione politica non glielo concedeva e così quel farabutto scelse il male minore, lo scandalo di sua figlia che diventava una ragazza madre.»
«Ma poi Matt è tornato.»
«Già. Nello stato che sai.»
Pochi istanti in cui Russell vide scorrere negli occhi di Ben le immagini di quel loro incontro. E tutto il dolore e tutto l’affetto che aveva provato per quello sventurato ragazzo.
«Quando l’ho visto e l’ho riconosciuto, ho provato una pena dentro che ci ha messo anni per passare. Quel ragazzo deve aver sofferto in un modo tremendo, cose che per un essere umano non è giusto provare.»
Ben tirò fuori un fazzoletto dalla tasca del vecchio cardigan e se lo passò agli angoli delle labbra. Senza rendersene conto, aveva usato quasi le stesse parole che aveva detto a Matt la sera che se lo era trovato di fronte nel capannone.
«Per colpa di quello che era diventato, non ha mai voluto rivelare a Karen di essere ancora vivo. Mi ha fatto giurare che non l’avrei fatto nemmeno io.»
«E poi?»
«Mi ha chiesto di potersi fermare qualche ora al capannone, perché aveva una cosa da fare. Appena finito, sarebbe tornato a prendere il gatto e se ne sarebbe andato. L’ho visto incamminarsi a piedi verso la città. È stata l’ultima volta che l’ho visto.»
Una nuova pausa. Russell sapeva che stava per dirgli qualcosa di importante.
«Il giorno dopo il cadavere di Duane Westlake e quello di Will Farland sono stati estratti dalle macerie carbonizzate della casa dello sceriffo. E io spero che stiano continuando a bruciare all’inferno.»
C’era negli occhi di Ben Shepard una sfida aperta contro chiunque non fosse in grado di condividere quello che aveva appena detto. Al punto in cui erano arrivati, Russell aveva perso ogni lucidità per giudicare. Voleva solo sapere.
Il vecchio costruttore si appoggiò allo schienale della poltrona.
«Una decina d’anni dopo anche il giudice Swanson è morto e ha ritrovato i suoi degni compari.»
Si rilassò e si concesse qualche istante per gustare quell’ipotesi, che per lui doveva essere una certezza.
«Del bambino che ne è stato?»
«Ogni tanto Karen, finché era piccolo, veniva a farmelo vedere. Poi ci siamo persi di vista, non so dirti se per colpa sua o per colpa mia.»
Russell capì che per onestà si era addossato una parte di responsabilità che in realtà non riteneva di avere.
«E poi che è successo?»
«A un certo punto della mia vita ho avuto dei problemi finanziari. Per risolverli ho affidato l’impresa a un direttore e sono stato tre anni a lavorare su una piattaforma petrolifera come esperto di esplosivi. Quando sono tornato ho saputo che Karen aveva venduto tutto e se n’era andata. Non l’ho più rivista.»
Russell sentì la delusione bruciargli la gola più del fumo di mille sigarette.
«Non sai dove si sia trasferita?»
«No. Se lo sapessi te lo direi.»
Il vecchio si concesse qualche istante per un personale bilancio.
«Ho capito quale importanza ha trovare la persona che stai cercando. E io ho già abbastanza rimorsi per aggiungerne degli altri.»
Russell guardò fuori dalla finestra. Si disse che in ogni caso era una traccia. Per la Polizia, Karen Swanson non sarebbe stata difficile da trovare e di conseguenza non sarebbe stato difficile neppure mettere le mani su suo figlio. Quello che mancava era il tempo. Se aveva visto giusto, la prossima esplosione sarebbe avvenuta durante la notte. E ci sarebbero state altre immagini come quelle che la televisione e i giornali avevano mostrato sulla scena degli attentati. Tornò a girarsi verso Ben, che aveva capito il suo sconforto e atteso la fine di quella riflessione prima di intervenire.