«Le cose saltano in aria» tradusse il vicecapo alchimista, senza alzare lo sguardo.
«Magari saltano in aria, ma poi tornano giù. Non restano a fluttuare in giro e, per esempio, a svitarsi da sole» disse il suo capo, lanciandogli un’occhiataccia di avvertimento. «E comunque, perché dovremmo essere noi? Vi dico che nel mio laboratorio è un inferno! C’è roba che sfreccia ovunque! Prima che uscissi, un enorme oggetto di vetro molto costoso è andato in mille pezzi!»
«Una brutta sTorta, eh?» disse una voce angustiata.
La folla si aprì e svelò il Segretario Generale e Capo Zimbello della Gilda dei Giullari e dei Buffoni. Tutta quell’attenzione lo fece tirare indietro, ma tanto si tirava indietro comunque. Aveva l’aspetto di un uomo la cui faccia aveva fatto da pista d’atterraggio di troppe torte, i cui pantaloni erano stati troppo spesso inondati di calce, e i cui nervi si sarebbero completamente disintegrati all’esplodere dell’ennesimo palloncino. Gli altri capi delle Gilde cercavano di essere carini con lui, come si fa di solito con quelli che stanno in piedi sui cornicioni di edifici molto alti.
«In che senso, Geoffrey?» chiese Ridcully, il più gentilmente possibile.
Il Buffone deglutì. «Ecco, vedi» mormorò, «una sTorta è anche un grosso recipiente alchemico, e quindi, ecco, ci stava un gioco di parole con ‘brutta’, anche se magari era, ehm, costosa. Capito? Una battuta. Non molto buona, ecco».
L’Arcicancelliere guardò dritto in quegli occhi simili a uova lacrimose.
«Oh, una freddura» disse. «Ma certo. Hohoho». Agitò una mano verso gli altri, per incoraggiarli.
«Hohoho» disse il Capo Sacerdote.
«Hohoho» disse il capo della Gilda degli Assassini.
«Hohoho» disse il capo degli Alchimisti. «E la cosa più buffa è che in realtà era un alambicco».
«Perciò quello che mi state dicendo» concluse il Patrizio, mentre mani caute portavano via il Buffone, «è che nessuno di voi è responsabile di questi eventi?»
Mentre parlava guardò Ridcully con aria significativa.
L’Arcicancelliere stava per rispondere quando colse con lo sguardo un movimento sulla scrivania del Patrizio.
C’era una piccola miniatura del Palazzo in un globo di vetro. E accanto, un tagliacarte.
Il tagliacarte si stava lentamente piegando.
«Allora?» disse il Patrizio.
«Non siamo noi» disse Ridcully, con voce sepolcrale. Il Patrizio seguì il suo sguardo.
Il coltello era già piegato come un arco.
Il Patrizio cercò tra la folla imbarazzata finché trovò il capitano Doxie, del turno di giorno della Guardia Cittadina.
«Non può fare qualcosa?» chiese.
«Ehm… tipo che cosa, signore? Il coltello, ehm… lo potrei arrestare per piegatura illecita».
Lord Vetinari alzò le braccia al cielo.
«E allora! Non è magia! Non sono gli dei! Non sono gli umani! Che cos’è? E chi lo fermerà? Chi devo chiamare?»
Mezz’ora dopo il piccolo globo era scomparso. Nessuno ci fece caso. Come al solito.
La signora Torta sapeva chi stava per chiamare.
«Ci sei, Un-Secchio?» disse.
Poi si abbassò, per ogni evenienza.
Una voce acuta e petulante risuonò nell’aria.
dove sei stata? qui dentro non mi posso muovere!
La signora Torta si morse il labbro. Una risposta così diretta significava che il suo spirito guida era preoccupato. Quando non aveva pensieri passava cinque minuti buoni a parlare di bisonti e grandi spiriti bianchi, anche se Un-Secchio, fosse mai capitato nelle vicinanze di uno spirito bianco, l’avrebbe bevuto; e dio sa cosa ci avrebbe fatto, con un bisonte. E poi non faceva che dire ‘ehm’.
«Che intendi dire?»
c’è mica stata qualche catastrofe? qualche altra decina di piaghe?
«No, non credo».
qui c’è un sacco di tensione, sai. cos’è che tiene tutto insieme?
«Ma che intendi dire?»
silenziosilenziosilenzio sto cercando di parlare con la signora! ehi, voialtri, fate piano, eh? ah sì? ripeti un po’…
La signora Torta si accorse di altre voci che tentavano di coprire la sua.
«Un-Secchio!»
a chi hai detto pagano selvaggio? ah, allora lo sai cosa ti dice questo pagano selvaggio? lo sai? senti, io sono qua da cento anni, io! non devo perdere tempo a parlare con uno ancora caldo! capito… oh, questo è troppo, eh…
La voce sfumò.
La signora Torta strinse le mascelle.
La voce tornò.
… ah sì? ah sì? be’, magari da vivo eri grande e grosso, amico, ma ora sei solo un lenzuolo coi buchi! ah, adesso non ti piace più, eh?
«Ora si rimette a litigare, mamma» disse Ludmilla, acciambellata accanto alla cucina. «Li chiama sempre ‘amico’ prima di picchiarli».
La signora Torta sospirò.
«E pare che stia per picchiarne molti» disse Ludmilla.
«Va bene. Vai a prendermi un vaso. Uno che vale poco, però».
È generalmente sospettato, ma non proprio risaputo, che ogni cosa ha una forma spirituale associata, che al momento del decesso esiste brevemente nel vuoto pieno di spifferi tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Questo è importante.
«No, non quello. Era di tua nonna».
Questa sopravvivenza spettrale non dura a lungo senza una coscienza che la tiene insieme, ma a seconda di cosa si ha in mente può durare abbastanza.
«Okay, quello va bene. Il disegno non mi è mai piaciuto».
La signora Torta prese dalle zampe della figlia un vaso arancione con un motivo di peonie rosa.
«Sei ancora lì, Un-Secchio?» chiese.
… ti farò maledire il giorno in cui sei nato, razza di lagnoso…
«Preso».
Lasciò cadere il vaso sulla stufa. Si frantumò.
Un minuto dopo, provenne un rumore dall’Altra Parte. Se uno spirito incorporeo avesse colpito un altro spirito incorporeo con il fantasma di un vaso, avrebbe fatto proprio quel rumore.
bene, disse la voce di Un-Secchio, e ce n’è ancora per tutti, okay?
Le Torta, madre e figlia pelosa, si fecero un cenno di assenso.
Quando Un-Secchio parlò di nuovo, la sua voce grondava compiacimento.
solo un piccolo alterco su questioni di anzianità, disse, un chiarimento sugli spazi personali, ci sono un sacco di problemi qui, signora torta, è come una sala d’aspetto…
Ci fu uno scoppio di voci acute di altri spiriti incorporei.
potrebbe portare un messaggio al signor…
le dica che c’è una borsa di monete su nel camino…
tgnes non avrà un grammo di argenteria dopo quello che ha detto sulla nostra molly…
non ho avuto il tempo di dar da mangiare al gatto, non è che per caso…
silenziosilenziosilenzio! Era di nuovo Un-Secchio. non capite niente, eh? e questo sarebbe un parlare da spiriti? il cibo del gatto? che ne è stato di ‘Qui sono molto felice e ti aspetto?’
senti, se arriva ancora qualcuno staremo uno sull’altro…
non è questo il punto, non è questo il punto, dico, quando sei uno spirito, ci sono cose che devi dire, signora torta?
«Sì?»
deve parlare di questo con qualcuno.
La signora Torta annuì.
«Ora andatevene tutti» disse. «Mi sta venendo uno dei miei mal di testa».
La sfera di cristallo si rischiarò.
«Allora?» disse Ludmilla.
«Non parlo con i preti» disse con fermezza la signora Torta.