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«Silenzio, Tesoriere».

C’era un vicolo da qualche parte nelle Ombre. Era la zona più densa di vicoli in una città già molto piena di vicoli.

Qualcosa di piccolo e lucente rotolò nel vicolo, e svanì nell’oscurità.

Dopo un po’ si udirono dei leggeri rumori metallici.

L’atmosfera nello studio dell’Arcicancelliere era molto fredda.

Alla fine il Tesoriere disse con voce tremula: «Forse è occupato?»

«Silenzio» dissero i maghi all’unisono.

Qualcosa stava succedendo. Il pavimento all’interno dell’ottagramma magico di gesso stava diventando bianco di brina.

«Non l’ha mai fatto prima» disse il Sommo Algebrico.

«È tutto sbagliato» disse il Decano. «Dovremmo avere delle candele, dei calderoni e qualcosa che bolle nei crogioli e polvere scintillante e fumo colorato…»

«Non c’è bisogno di quella roba per il Rito» disse seccamente Ridcully.

«Per il Rito magari no, ma per me sì» mormorò il Decano. «Farlo senza tutto l’armamentario giusto è come togliersi tutti i vestiti per fare il bagno».

«Io lo faccio così, il bagno» disse Ridcully.

«Umf. Certo, ognuno fa a modo suo, ma ci sono persone tra noi che amano pensare di mantenere un certo stile».

«Forse è in vacanza?» disse il Tesoriere.

«Oh, certo» lo schernì il Decano. «Su una bella spiaggia? Un paio di bibite ghiacciate e un cappellino con su scritto ‘Baciatemi’?»

«Un momento, un momento. Arriva qualcuno» sussurrò il Sommo Algebrico.

Il contorno indistinto di una figura incappucciata apparve sopra l’ottagramma. Ondeggiava costantemente, come una cosa vista attraverso l’aria surriscaldata.

«È lui» disse il Decano.

«No, non è lui» disse il professore di Rune Recenti. «È solo una veste grigia… non c’è niente…»

Si interruppe.

La veste si voltò lentamente. Sembrava piena, suggeriva la sagoma di qualcuno all’interno, ma allo stesso tempo dava una sensazione di vuoto, come una forma per qualcosa che non l’aveva di suo. Il cappuccio era vuoto.

Il vuoto osservò i maghi per qualche secondo e poi si concentrò sull’Arcicancelliere.

Disse: Chi sei tu?

Ridcully deglutì. «Ehm. Mustrum Ridcully. Arcicancelliere».

Il cappuccio annuì. Il Decano si mise un dito nell’orecchio e lo agitò. La veste non stava parlando. Non si sentiva nulla. Era solo che dopo ti ritrovavi improvvisamente con il ricordo di ciò che non era stato detto e nessuna idea di come ci fosse arrivato.

Il cappuccio disse: Sei tu un essere superiore in questo mondo?

Ridcully guardò gli altri maghi. Il Decano gli lanciò un’occhiataccia.

«Ecco… sì… primo tra i pari, una cosa del genere… sì…» riuscì a dire Ridcully.

Gli fu detto: Portiamo buone notizie.

«Buone notizie? Buone notizie?» Ridcully si agitò sotto quello sguardo senza osservatore. «Oh, bene. Questa sì che è una buona notizia».

Gli fu detto: Morte si è ritirato.

«Prego?»

Gli fu detto: Morte si è ritirato.

«Ah? Questa è… una notizia…» disse incerto Ridcully. «Ah. Come? Cioè… Come?»

Gli fu detto: Ci scusiamo per i recenti cali nelle prestazioni.

«Cali?» disse l’Arcicancelliere, ormai completamente disorientato. «Ah, ehm, non sono sicuro che ci siano stati… Insomma, naturalmente l’amico è sempre in giro, ma di solito noi nemmeno ci facciamo…»

Gli fu detto: È stato tutto molto irregolare.

«Davvero? Davvero? Ah, be’, l’irregolarità non va bene» disse l’Arcicancelliere.

Gli fu detto: Dev’essere stato terribile.

«Be’, ecco… sì, credo che… non ne sono sicuro… è stato terribile?»

Gli fu detto: Ma ora il fardello è stato rimosso. Gioite. È tutto. Ci sarà un breve periodo di transizione finché si presenterà un candidato adatto, e il servizio riprenderà regolarmente. Nel frattempo ci scusiamo per gli inevitabili inconvenienti provocati dal surplus di vita.

La figura ondeggiò e cominciò a svanire.

L’Arcicancelliere agitò disperatamente le mani.

«Aspetta!» disse. «Non puoi andartene così! Ti ordino di restare! Quale servizio? Che significa? Chi sei?»

Il cappuccio si voltò verso di lui e disse: Noi siamo nulla.

«Così non mi aiuti! Come ti chiami?»

Noi siamo l’oblio.

La figura svanì.

I maghi rimasero in silenzio. La brina nell’ottagramma cominciò a sublimare in gas.

«Oh-oh» disse il Tesoriere.

«Breve periodo di transizione? E sarebbe questo?» disse il Decano.

Il pavimento tremò.

«Oh-oh» ripeté il Tesoriere.

«Questo non spiega perché tutto vive di vita propria» disse il Sommo Algebrico.

«Un momento… un momento» disse Ridcully. «Se la gente arriva alla fine della vita e lascia il corpo e tutto il resto, ma Morte non se li porta via…»

«Significa che si mettono in coda qui» disse il Decano.

«Senza un posto dove andare».

«Non solo la gente» disse il Sommo Algebrico. «Dev’essere tutto. Tutto ciò che muore».

«E riempie il mondo di forza vitale» disse Ridcully. I maghi parlavano in tono monocorde, con le menti che correvano all’orrenda conclusione del discorso.

«In giro, senza niente da fare» disse il professore di Rune Recenti.

«Spettri».

«Attività di poltergeist».

«Dio buono».

«Aspetta, però» disse il Tesoriere, che era riuscito a seguire gli eventi. «Perché la cosa dovrebbe preoccuparci? Non abbiamo nulla da temere dai morti, no? Dopotutto, sono solo persone morte. Gente comune, come noi».

I maghi ci pensarono su. Si guardarono l’un l’altro. Cominciarono a urlare, tutti insieme.

Nessuno ricordò la parte sul candidato adatto.

La fede è una delle più potenti forze organiche del multiverso. Magari non sarà esattamente in grado di muovere le montagne. Ma può creare qualcuno che ne è capace.

La gente ha una convinzione del tutto errata sulla fede. È convinta che funzioni, per così dire, in avanti. Credono che la sequenza sia: oggetto, poi fede. In realtà, funziona esattamente all’opposto.

La fede sciaguatta nel firmamento come l’argilla nella ruota del vasaio. È così che vengono creati gli dei, per esempio. È ovvio che siano creati dai loro fedeli, perché basterebbe un semplice curriculum per accorgersi che la maggior parte di loro non può certo essere di origine divina. Tendono a fare esattamente ciò che la gente farebbe al posto loro se potesse, specie quando si parla di ninfe, piogge d’oro, e nemici da sbaragliare.

La fede crea altre cose.

Ha creato Morte. Non la morte, che è solo il termine tecnico per uno stato causato dalla prolungata assenza della vita, ma il personaggio di Morte. Si è evoluto insieme alla vita. Non appena un essere vivente si è reso vagamente conto di poter diventare non-vivente all’improvviso, ecco che Morte era lì. Lo era da molto prima che gli umani lo prendessero in considerazione; loro hanno aggiunto la forma, la falce e la veste a una personalità che aveva già milioni di anni.

E ora se n’era andato. Ma la fede non si ferma. La fede continua a credere. E poiché il punto focale della fede si è perso, ecco che ne spuntano di nuovi. Ancora piccole, non molto potenti. Le morti private di ogni specie, non più unite ma specifiche.

Nel torrente nuotava la nuova Morte delle Efemere dalle squame nere. Nella foresta, invisibile, una creatura fatta solo di suono, scivolava lo stokstok-stok della Morte degli Alberi.

Nel deserto un guscio vuoto e nero si muoveva con determinazione, a qualche centimetro dal suolo… la Morte delle Tartarughe.

La Morte dell’Umanità non era ancora pronta. Gli umani possono credere cose molto complesse.