Выбрать главу

«Oh». Albert parve sollevato. «Non è che per caso sa che tipo è, vero?»

NO.

«Magari, che so, è meglio che faccia un po’ di pulizie, un inventario, cose del genere?»

BUONA IDEA, disse Morte il più gentilmente possibile. QUANDO VEDRÒ LA NUOVA MORTE, TI RACCOMANDERÒ CALDAMENTE.

«Oh. La vedrà, dunque?»

OH, SÌ. E ORA DEVO ANDARE.

«Come, così presto?»

CERTO. NON DEVO PERDERE TEMPO! Morte sistemò la sella, poi si voltò e tenne la minuscola clessidra, con orgoglio, sotto il naso adunco di Albert.

VISTO! HO TEMPO. FINALMENTE HO TEMPO!

Albert si tirò indietro, nervoso.

«E ora che ha tempo, che cosa ci farà?» disse.

LO SPENDERÒ.

La festa era al culmine. Lo striscione con la scritta ‘130 ANNI GLORIOSI! ADDIO WINDLE’ si era un po’ afflosciato per via del caldo. Si era arrivati al punto in cui non c’era più niente da bere tranne il punch e niente da mangiare se non una misteriosa salsina gialla con delle tortillas molto sospette, e a nessuno importava niente. I maghi chiacchieravano con l’allegria forzata di chi si vede già per tutto il giorno e ora deve passare insieme anche la sera.

Windle Poons sedeva nel mezzo, con un enorme bicchiere di rum in mano e un cappellino stupido in testa. Era quasi alle lacrime.

«Una vera festa di addio!» continuava a mormorare. «Non sono più stato a una Festa di Addio da quella del Vecchio ‘Gratta’ Hocksole» le maiuscole gli vennero spontanee, «ehm, quando è stato, mmm, nell’Anno della Focena Intimidatoria. Anche se tutti se ne sono scordati».

«Il Bibliotecario si è occupato dei dettagli» disse il Tesoriere, indicando un grosso orango che cercava di soffiare in una trombetta. «Ha fatto anche la salsa di banana. Spero che qualcuno la mangi subito».

Si chinò.

«Posso portarti altra insalata di patate?» disse, con il tono deliberatamente alto di chi parla con gli anziani e con gli imbecilli.

Windle si portò una mano tremante all’orecchio.

«Che? Cosa?»

«Altra! Insalata! Ne vuoi?»

«No, grazie».

«Un’altra salsiccia, magari?»

«Cosa?»

«Salsiccia!»

«Mi fanno venire l’aria nella pancia per tutta la notte» disse Windle. Ci pensò su un momento e fece una pausa.

«Ehm» gridò il Tesoriere, «per caso sai a che ora…?»

«Eh?»

«A! Che! Ora!»

«Alle nove e mezzo» rispose Windle, prontamente anche se in modo poco udibile.

«Be’, niente male» disse il Tesoriere. «Così ti rimane il resto della serata, ehm… libera».

Windle rovistò negli spaventosi recessi della sua sedia a rotelle, cimitero di vecchi cuscini, libri pieni di orecchi e antiche caramelle succhiate a metà. Produsse un libriccino dalla copertina verde e lo mise nelle mani del Tesoriere.

Il Tesoriere lo voltò. Scribacchiate sulla copertina c’erano le parole: ‘Windle Poons. Il Diario di Lui Medesimo’. Un pezzo di cotica di maiale segnava la data di oggi.

Sotto ‘Cose Da Fare’, una mano rattrappita aveva scritto: ‘Morire’.

Il Tesoriere non poté fare a meno di voltare pagina.

Infatti. Sulla pagina di domani, sotto ‘Cose da Fare’: ‘Nascere’.

Il suo sguardo corse al tavolino in uno degli angoli della stanza. Malgrado il discreto affollamento, c’era una zona libera tutt’intorno, come una sorta di spazio personale che nessuno avrebbe invaso.

Riguardo al tavolo nella Cerimonia della Partenza c’erano istruzioni speciali. Doveva essere coperto da un panno nero con alcuni sigilli magici ricamati. Un piatto con una selezione delle migliori tartine, un bicchiere di vino. Dopo lunghe discussioni tra i maghi, era stato aggiunto anche un buffo cappellino di carta.

Tutte quelle cose sembravano in attesa.

Il Tesoriere tirò fuori l’orologio e fece scattare il coperchio.

Era uno di quelli nuovi, da tasca, con le lancette. Indicavano le nove e un quarto. Lo scosse. Un minuscolo oblò si aprì sotto il 12 e un demone molto piccolo cacciò fuori la testa e disse: «Dacci un taglio, capo, pedalo più forte che posso».

Richiuse l’orologio e si guardò disperatamente intorno. Nessun altro sembrava molto ansioso di stare vicino a Windle Poons. Il Tesoriere sentiva che stava a lui fare conversazione. Esaminò i possibili argomenti, ma tutti presentavano dei problemi.

Widdle Poons gli venne in aiuto.

«Sto pensando di tornare come donna» disse in tono colloquiale.

Il Tesoriere aprì e chiuse la bocca un paio di volte.

«Non vedo l’ora» proseguì Poons. «Credo che sarà uno spasso».

Il Tesoriere passò ansiosamente in rassegna il suo limitato repertorio di argomenti sulle donne. Si chinò verso l’orecchio accartocciato di Windle.

«Non c’è parecchio» disse alla cieca, «da lavare? E fare i letti e cucinare e cose del genere?»

«Non nel genere di vita che ho in mente io» rispose Windle con fermezza.

Il Tesoriere chiuse la bocca. L’Arcicancelliere batté sul tavolo con un cucchiaio.

«Fratelli…» cominciò, quando ci fu qualcosa di simile al silenzio. Questo scatenò un coro di esultanza.

«Come sapete, siamo qui stasera per festeggiare il, ehm, ritiro» risata nervosa, «del nostro vecchio amico e collega Windle Poons. Sapete, vedere il vecchio Windle seduto qui stasera mi fa tornare in mente la storia della mucca con tre zampe di legno. Dunque, c’era questa mucca…»

Il Tesoriere smise di ascoltare. Conosceva la storiella. L’Arcicancelliere rovinava sempre il finale, e in ogni caso aveva altro a cui pensare.

Continuava a guardare il tavolino.

Il Tesoriere era un’anima gentile e un po’ nervosa, e amava il suo lavoro. A parte tutto, nessun altro lo voleva. Molti maghi volevano essere Arcicancellieri, per esempio, o capi di uno degli otto ordini della magia, ma praticamente nessun mago aveva voglia di passare tutto il suo tempo in un ufficio tra scartoffie e conti. Tutto il lavoro burocratico dell’Università tendeva ad accumularsi nell’ufficio del Tesoriere, il che voleva dire che la sera andava a letto molto stanco e dormiva profondamente, senza doversi preoccupare di scorpioni inaspettati nel pigiama.

Far fuori un mago di ordine superiore era un metodo riconosciuto di avanzamento. Tuttavia, la persona che potesse desiderare uccidere il Tesoriere doveva essere qualcuno che ricavava il suo stesso tranquillo piacere da colonne di cifre, disposte in bell’ordine, e persone del genere non ricorrono spesso all’omicidio.[2]

Ripensò alla sua infanzia, tanto tempo fa sulle Ramtop Mountains. Lui e sua sorella lasciavano sempre un bicchiere di vino e una Torta nella notte di Hogswatch per Hogfather. Allora le cose erano diverse. Lui era molto più giovane, non sapeva quasi nulla e probabilmente era molto più felice.

Per esempio non sapeva che un giorno sarebbe diventato un mago e che insieme ad altri maghi avrebbe lasciato un bicchiere di vino, una Torta e un vol-au-vent di pollo dall’aria sospetta, più un cappellino di carta, per…

… qualcun altro.

Quando era bambino le feste di Hogswatch seguivano sempre lo stesso schema. Proprio quando i bambini erano così eccitati da star male, uno degli adulti diceva in tono malizioso «Credo che stia per arrivare un ospite speciale!» e incredibilmente, come a un segnale convenuto, si sentivano dei campanelli sospetti fuori dalla finestra, ed entrava…

…entrava…

Il Tesoriere scosse la testa. Qualche nonno con i baffi finti, ovviamente. Qualche vecchio allegrone con un sacco pieno di giocattoli, che lasciava impronte di stivali sulla neve. Qualcuno che ti dava qualcosa.

Invece stasera…

Naturalmente il vecchio Windle forse aveva un atteggiamento diverso. Dopo centotrenta anni, forse la morte presenta un certo fascino. Probabilmente veniva una certa curiosità di scoprire cosa succedeva dopo.

вернуться

2

Fino al giorno in cui non afferrano un tagliacarte e si ritagliano il loro posto nella storia della criminologia.