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«Signor Poons?» ripeté Ludmilla, battendogli sulla spalla.

«Sì?»

«Arrivano altri carrelli».

Bloccavano tutti e cinque i corridoi che partivano dallo spazio centrale.

«Non ci sono scale che scendono» disse Windle.

«Forse lei… è in una di quelle cose di vetro» ipotizzò Ludmilla. «In un negozio?»

«Non credo. Non sembrano finiti. Comunque, è tutto sbagliato…»

Lupine ringhiò. I carrelli alla testa del gruppo avevano delle piante lucenti, ma non stavano attaccando.

«Devono aver visto cosa abbiamo fatto agli altri» disse Arthur.

«Sì. Ma come hanno fatto? È successo di sopra» fece notare Windle.

«Be’, magari si parlano».

«Ma come fanno a parlare? Come fanno a pensare? Non può esserci un cervello in un mucchio di fil di ferro» disse Ludmilla.

«Se è per questo, nemmeno le api e le formiche pensano» replicò Windle. «Sono controllate…»

Guardò in alto.

Tutti guardarono in alto.

«Viene da qualche parte nel soffitto» disse. «Dobbiamo trovarla, adesso!»

«Ci sono solo pannelli di luce» disse Ludmilla.

«Qualcos’altro! Cercate un punto da cui può venire!»

«Viene da tutte le partii»

«Qualsiasi cosa pensiate di fare» disse Doreen, sollevando una pianta in vaso e tenendola come una mazza, «spero che lo facciate in fretta».

«Cos’è quella cosa tonda e nera lassù?» disse Arthur.

«Dove?»

«Là» disse Arthur, indicando.

«Okay, Reg e io ti solleviamo, forza…»

«Io? Ma soffro di vertigini!»

«Avevo capito che ti potevi trasformare in pipistrello».

«Sì, ma in un pipistrello molto nervoso!»

«Smettila di lamentarti. Forza. Un piede qui, ora la mano qui, ora metti il piede sulla spalla di Reg…»

«E non la sfondare» disse Reg.

«Non mi piace!» si lagnò Arthur, mentre lo issavano.

Doreen smise di guardare storto i carrelli che si avvicinavano.

«Avtuv! Non-lesso-bligi!»

«Eh? È linguaggio vampiresco?» sussurrò Reg.

«Vuol dire una cosa del tipo: un Conte deve fare quello che deve fare un Conte» rispose Windle.

«Conte!» sbottò Arthur, ondeggiando pericolosamente. «Non avrei mai dovuto stare a sentire quell’avvocato! Avrei dovuto saperlo, che non c’è mai niente di buono nelle buste marroni! E comunque non ci arrivo, a questo cavolo di…»

«Non puoi saltare?» disse Windle.

«Tu puoi rimanerci stecchito?»

«No».

«E io non salto!»

«Allora vola. Trasformati in pipistrello e vola».

«Non riesco a prendere lo slancio!»

«Potrebbe lanciarlo lei» disse Ludmilla. «Come una freccia di carta».

«Ma non esiste! Sono un Conte!»

«Hai appena detto che non volevi esserlo» disse Windle sarcastico.

«A terra non voglio, ma quando si tratta di essere lanciato come un frisbee…»

«Arthur! Fai come ti dice il signor Poons!»

«Non vedo perché…»

«Arthur!»

Arthur era un pipistrello sorprendentemente pesante. Windle lo prese per le orecchie come una palla da bowling anomala e cercò di prendere la mira.

«Si ricordi che sono una specie protetta!» squittì il Conte, mentre Windle faceva oscillare il braccio.

Fu un lancio preciso. Arthur volò fino al disco sul soffitto e ci si aggrappò.

«Riesci a spostarlo?»

«No!»

«Allora reggiti forte e ritrasformati».

«No!»

«Ti prendiamo noi».

«No!»

«Arthur!» gridò Doreen, dando dei colpetti a un carrello minaccioso con la sua finta mazza.

«Oh, va bene».

Ci fu una fugace visione di Arthur Winkings aggrappato disperatamente al soffitto, poi piombò su Windle e Reg, con il disco stretto al petto.

La musica s’interruppe di botto. Un groviglio di tubi rosa cadde giù dal buco proprio su Arthur, facendolo assomigliare a un piatto di spaghetti al pomodoro molto a buon mercato. Le fontane parvero funzionare al contrario per un istante, poi si asciugarono.

I carrelli si fermarono. Quelli in fondo finirono contro quelli davanti, con un coro di patetici schianti metallici.

Le tubazioni continuavano a uscire dal buco. Windle ne sollevò un pezzo. Era di un rosa sgradevole, e appiccicoso.

«Cosa crede che sia?» chiese Ludmilla.

«Io credo» disse Windle, «che sia meglio andarsene da qui».

Il pavimento tremò. Sbuffi di vapore uscirono dalle fontane.

«Prima di subito» aggiunse Windle.

L’Arcicancelliere gemette. Il Decano si accasciò in avanti. Gli altri maghi rimasero in piedi, ma a stento.

«Si stanno svegliando» disse Ludmilla. «Ma non credo che riusciranno a fare le scale».

«Secondo me non dovremmo nemmeno pensare di provarci, a fare le scale» disse Windle. «Le guardi».

Le scale semoventi non si muovevano. I gradini neri luccicavano nella luce senza ombra.

«Sono d’accordo con lei» disse Ludmilla. «Preferirei provare a camminare sulle sabbie mobili».

«Probabilmente sarebbe meno pericoloso» disse Windle.

«Forse c’è una rampa. I carrelli devono spostarsi in qualche modo».

«Buona idea».

Ludmilla guardò i carrelli. Si aggiravano senza meta. «Forse ne ho una migliore…» disse, e afferrò un manico al volo.

Il carrello tentò di resistere per un momento e poi, in mancanza di istruzioni contrarie, si fermò docilmente.

«Quelli che possono camminare cammineranno, e gli altri li spingiamo. Avanti, nonno». Era il Tesoriere, che fu convinto a mettersi di traverso sul carrello. Disse un debole ‘Yo’ e poi richiuse gli occhi.

Sopra ci misero il Decano.[16]

«Da che parte?» disse Doreen.

Un paio di mattonelle del pavimento si deformarono verso l’alto. Cominciò a uscire un denso vapore grigio.

«Dev’essere da qualche parte in fondo al corridoio» disse Ludmilla. «Andiamo».

Arthur guardò la nebbia che saliva a spirale attorno ai suoi piedi.

«Chissà come fanno?» disse. «È difficilissima, una cosa così. Noi abbiamo provato a rendere la nostra cripta più… criptica, ma si è solo riempito tutto di fumo e le tendine sono andate a fuoco…»

«Arthur. Stiamo andando».

«Secondo voi non abbiamo fatto troppi danni? Forse dovremmo lasciare un biglietto…»

«Sì, se vuoi scrivo qualcosa sul muro» disse Reg.

Afferrò per il manico un carrello operaio recalcitrante e, con una certa soddisfazione, lo picchiò contro una colonna finché non saltarono via le ruote.

Windle osservò il Club Nuovo Inizio imboccare il corridoio più vicino, spingendo un assortimento di maghi in offerta.

«Bene, bene, bene» disse. «Semplice e pulito, senza tante scene. Quello che andava fatto».

Fece per avviarsi, e si fermò.

I tubi rosa, strisciando sul pavimento, si erano già avvolti strettamente alle sue gambe.

Altre piastrelle saltarono. Le scale andarono in pezzi, rivelando il tessuto scuro e seghettato, ma soprattutto vivo, che le muoveva. Le pareti pulsarono e s’incurvarono, il marmo si spaccò mostrando il rosso e il rosa sottostanti.

Naturalmente, pensò una minuscola, lucida parte della mente di Windle, niente di tutto questo è reale. Gli edifici non sono veramente vivi. È tutta una metafora, solo che al momento le metafore erano come candele in una fabbrica di fuochi d’artificio.

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16

È tradizione, quando si carica un carrello, mettere gli oggetti più fragili sotto.