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Detto questo, che tipo di creatura è la Regina? Come un’ape regina, solo che è anche l’alveare. Come la friganea, quell’insetto che, se non mi sbaglio, costruisce una conchiglia con dei sassolini per mimetizzarsi. O come il nautilo, che ingrandiva la sua conchiglia man mano che cresceva. O meglio ancora, a giudicare da come sta squarciando i pavimenti, una stella marina molto, molto contrariata.

Chissà come fanno le città a difendersi da questo genere di cose? Le creature viventi di solito sviluppano delle difese contro i predatori. Veleni, pungiglioni e spine…

Probabilmente in questo momento sono io la difesa. Windle Poons, il vecchio pungiglione.

Almeno posso fare in modo che gli altri scappino. Facciamoci sentire…

Si chinò, afferrò una doppia manciata di tubi pulsanti, e tirò.

Il grido di rabbia della Regina si sentì fino all’Università.

Le nubi del temporale correvano veloci verso la collina. Si ammassarono in fretta in un cumulo imponente. Da qualche parte nel cuore della tempesta balenò un lampo.

C’È TROPPA VITA IN GIRO, disse Morte. NON CHE MI LAMENTI. LA BAMBINA DOVÈ?

«L’ho messa a letto. Sta dormendo. Un sonno normale».

Un fulmine colpì con un boato la collina, seguito da un fragore metallico, a media distanza.

Morte sospirò.

AH. ANCORA UN PO’ DI SCENA.

Girò intorno alla stalla, per avere una buona visuale dei campi bui. La signorina Flitworth gli stava alle calcagna, usandolo come scudo contro qualsiasi orrore si aggirasse là fuori.

Una luce blu lampeggiò dietro un recinto lontano. Si stava muovendo.

«Che cos’è?»

ERA LA MIETITREBBIATRICE.

«Era? Perché, adesso cos’è?»

Morte lanciò un’occhiata agli osservatori, che aumentavano.

FERROVECCHIO.

La Mietitrebbiatrice attraversò i campi inzuppati, con i bracci che ronzavano, le leve in movimento in un alone blu elettrico. Le staffe per il cavallo si agitavano, inutili.

«Come fa ad andare senza cavallo? Ieri ce l’aveva!»

NON LE SERVE.

Guardò gli osservatori in grigio. Ora ce n’erano schiere.

«Binky è ancora nell’aia. Andiamo!»

NO.

La Mietitrebbiatrice accelerò verso di loro. Lo schip-schip delle sue lame divenne un cigolio.

«È arrabbiata perché le hai rubato la cerata?»

NON HO RUBATO SOLO QUELLA.

Morte ghignò agli osservatori. Raccolse la falce, se la rigirò fra le mani, e poi, una volta sicuro di avere la loro attenzione, la gettò a terra.

Poi incrociò le braccia.

La signorina Flitworth lo tirò per la veste.

«Che cosa credi di fare?»

UN PO’ DI SCENA.

La Mietitrebbiatrice arrivò al cancello e lo attraversò in una nuvola di segatura.

«Sei sicuro che non c’è pericolo?»

Morte annuì.

«Va bene, allora».

Le ruote della Mietitrebbiatrice turbinavano.

FORSE.

E poi…

… qualcosa nella macchina fece clonk.

La Mietitrebbiatrice continuò ad avanzare, ma a pezzi. Una pioggia di scintille eruppe dagli assi. Un paio di bracci e mandrini riuscirono a restare attaccati, roteando follemente via dal confuso turbinio che cominciava a rallentare. Le lame in circolo si liberarono, si fecero strada fuori dalla macchina e schizzarono via per i campi.

Ci fu uno stridore, un clank, e poi un ultimo boing, equivalente uditivo del famoso paio di stivali fumanti. Poi, il silenzio.

Morte si chinò a raccogliere con calma un mandrino dall’aspetto complesso, che rotolava verso i suoi piedi. Era piegato ad angolo retto.

La signorina Flitworth si affacciò da dietro di lui.

«Che è successo?»

CREDO CHE LA CAMMA ELLITTICA SIA SCIVOLATA GRADUALMENTE LUNGO L’ALBERO PRINCIPALE E SI SIA IMPIGLIATA NELLA FLANGIA CON EFFETTI CATASTROFICI.

Morte guardò gli osservatori in grigio con aria di sfida. Uno per uno, cominciarono a scomparire.

Raccolse la falce.

E ORA DEVO ANDARE, disse.

La signorina Flitworth lo guardò, spaventata. «Come? Te ne vai così?»

SÌ. ESATTAMENTE COSÌ. HO MOLTO LAVORO DA SBRIGARE.

«E non ti rivedrò più? Cioè…»

OH, SÌ. PRESTO. Cercò le parole giuste, rinunciò. È UNA PROMESSA.

Tirò su la veste e infilò la mano nella tasca della tuta di Bill Porta, che indossava ancora sotto.

QUANDO IL SIGNOR SIMNEL VIENE A RACCOGLIERE I PEZZI DOMANI MATTINA PROBABILMENTE CERCHERÀ QUESTO, disse, e le mise in mano qualcosa di piccolo e smussato.

«Che cos’è?»

UN GRIPPOLO A TRE OTTAVI.

Morte si avviò verso il cavallo, poi gli venne in mente una cosa.

E MI DEVE ANCHE UN QUARTO DI PENNY.

Ridcully aprì un occhio. C’era gente che si aggirava. C’erano luci e confusione, e tizi che parlavano tutti insieme.

Gli sembrava di stare seduto in una carrozzina molto scomoda, con degli strani insetti che gli ronzavano intorno.

Sentiva il Decano che si lamentava, e gemiti che potevano venire solo dal Tesoriere, e la voce di una ragazza. C’erano persone che venivano soccorse, ma nessuno prestava la minima attenzione a lui. Be’, se c’erano in giro dei soccorsi, puoi giurarci che li avrebbe avuti anche lui.

Tossì forte.

«Provate» disse al mondo crudele in generale, «a versarmi a forza un po’ di brandy fra le labbra».

Qualcosa apparve su di lui, reggendo una lampada sopra la testa. Era una faccia taglia quarantadue con una pelle taglia cinquantotto. «Oook?» disse, preoccupato.

«Oh, è lei» fece Ridcully. Tentò di mettersi subito a sedere, nel caso in cui il Bibliotecario volesse provare la respirazione bocca a bocca.

Ricordi confusi gli vagavano nella mente. Ricordava una parete di metallo, del rosa, e poi… musica. Musica infinita, fatta per trasformare il cervello in formaggio spalmabile.

Si voltò. Dietro di lui c’era un edificio, circondato da una folla. Era largo e massiccio, adagiato sul terreno in una posa stranamente animale, come se fosse stato possibile sollevarne un’ala e sentire i cuccioli che poppavano. Dall’edificio proveniva luce, e il vapore usciva in sbuffi dalle porte.

«Ridcully si è svegliato!»

Apparvero altre facce. Ridcully pensò: ‘Non è la notte di Soul Cake, perciò non indossano maschere. Oh, miseria’.

Dietro di loro il Decano disse: «Io voto per lanciare il Riorganizzatore Sismico di Herpetty dalla porta. Fine del problema».

«No! Siamo troppo vicini alle mura della città! Non dobbiamo fare altro che gettare il Punto di Attrazione di Quondum nel posto giusto, e…»

«O magari la Sorpresa Incendiaria di Saltafosso?» era la voce del Tesoriere. «Bruciare tutto, è il modo migliore…»

«Ah sì? Ah sì? E tu che ne sai di tattiche militari? Non sai nemmeno dire ‘Yo’ come si deve!»

Ridcully afferrò i lati del carrello.

«Qualcuno potrebbe dirmi» disse, «che stracavolo sta succedendo?»

Ludmilla si fece strada fra i membri del Club Nuovo Inizio.

«Deve fermarli, Arcicancelliere!» disse. «Vogliono distruggere il grande negozio!»

Altri brutti ricordi si insediarono nella mente di Ridcully.

«Buona idea» disse.

«Ma il signor Poons è ancora là dentro!»

Ridcully cercò di concentrarsi sull’edificio luminoso.

«Chi, il morto Windle Poons?»

«Arthur è volato dentro quando ci siamo accorti che non era con noi e ha detto che Windle stava lottando con qualcosa che usciva dai muri! Abbiamo visto un sacco di carrelli ma ci hanno lasciato stare! Lui ci ha fatti uscire di là!»

«Chi, il morto Windle Poons?»