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«Non potete distruggere il posto a forza di magia con uno dei suoi maghi dentro!»

«Chi, il morto Windle Poons?»

«Sì!»

«Ma è morto» disse Ridcully. «No? L’ha detto lui».

«Ha!» disse uno con molta meno pelle di quanto Ridcully avrebbe preferito. «Tipico. Il solito vitalismo. Scommetto che andreste a salvarlo, se fosse vivo».

«Ma lui voleva… non gli andava… lui…» azzardò Ridcully. Non capiva la maggior parte di tutto questo, ma per gente come Ridcully aveva poca importanza. Ridcully aveva una mente semplice. Il che non significa che fosse stupido. Voleva solo dire che riusciva a ragionare bene sulle cose solo eliminando tutte le parti complicate.

Si concentrò sul fatto principale. Qualcuno che tecnicamente era un mago si trovava nei guai. Questo lo poteva accettare. Colpiva nel segno. La faccenda vivo-o-morto poteva aspettare.

Però c’era un dettaglio che lo disturbava.

«Arthur…? È volato…?»

«Salve».

Ridcully voltò la testa e batté lentamente le palpebre.

«Bei denti» disse.

«Grazie» rispose Arthur Winkings.

«Tutti suoi?»

«Oh, sì».

«Stupefacente. Immagino che li pulisca regolarmente».

«Sì».

«Igiene. È la cosa più importante».

«Allora, cosa farete?» chiese Ludmilla.

«Be’, entriamo e lo andiamo a prendere» disse Ridcully. Che aveva quella ragazza? Sentiva lo strano impulso di accarezzarla sulla testa. «Un po’ di magia e lo tiriamo fuori. Sì. Decano!»

«Yo!»

«Adesso entriamo e andiamo a prendere Windle».

«Yo!»

«Che?» disse il Sommo Algebrico. «Dev’essere fuori di testa!»

Ridcully cercò di racimolare tutta la dignità che la situazione permetteva.

«Ricordi che sono il suo Arcicancelliere» sbottò.

«Allora dev’essere fuori di testa, Arcicancelliere!» ripeté il Sommo Algebrico. Abbassò la voce. «E comunque, è un non-morto. Non vedo come si possa salvare un non-morto. È una contraddizione in termini».

«Una dicotomia» suggerì il Tesoriere, volenteroso.

«No, non credo che c’entri la chirurgia».

«Ma poi, non l’avevamo seppellito?» disse il professore di Rune Recenti.

«E ora lo dissotterriamo di nuovo» disse l’Arcicancelliere. «Probabilmente è un miracolo dell’esistenza».

«Come i sottaceti» disse felice il Tesoriere.

Anche i membri del Club Nuovo Inizio lo guardarono con occhi vuoti.

«Lo fanno in certe parti dell’Howondaland» disse il Tesoriere. «Fanno dei vasi enormi di sottaceti speciali e li seppelliscono per mesi a fermentare, e così ottengono una salsa piccante deliziosa…»

«Senta» sussurrò Ludmilla a Ridcully, «è così che si comportano di solito i maghi?»

«Il Sommo Algebrico è un esempio eccezionale» rispose lui. «Ha lo stesso spiccato senso della realtà di una sagoma di cartone. Siamo fieri di averlo in squadra». Si fregò le mani. «Okay, ragazzi. Volontari?»

«Yo! Ha!» disse il Decano, che ormai era completamente in un altro mondo.

«Trascurerei la mia missione se non aiutassi un fratello» disse Reg Scarpa.

«Oook».

«Non possiamo portare anche te» disse il Decano, con un’occhiataccia al Bibliotecario. «Non sai niente di tecniche di guerriglia».

«Oook!» disse il Bibliotecario, con un gesto sorprendentemente eloquente che indicava che invece ciò che non sapeva sulla strategia degli orango poteva essere scritto sui resti polverizzati, per esempio, del Decano.

«Quattro di noi dovrebbero bastare» disse l’Arcicancelliere.

«Non l’ho nemmeno mai sentito dire ‘Yo’» mormorò il Decano.

Si tolse il cappello, cosa che un mago normalmente non fa a meno che non voglia tirarne fuori qualcosa, e lo porse al Tesoriere. Poi strappò una striscia sottile dall’orlo della veste, la prese con gesto teatrale fra le mani e se la legò attorno alla fronte.

«Fa parte dell’ethos» disse, in risposta alla loro inequivocabile domanda silenziosa. «Lo fanno i guerrieri del Continente Contrappeso prima di andare in battaglia. E bisogna gridare…» cercò di ricordare una lettura d’altri tempi «… ehm, bonsai. Sì. Bonsai!»

«Io credevo che volesse dire tagliare un pezzo di un albero per rifarlo piccolo» disse il Sommo Algebrico.

Il Decano esitò. Non era molto sicuro nemmeno lui. Ma un buon mago non permette mai all’incertezza di mettersi sulla sua strada.

«No, è decisamente ‘bonsai’» disse.

«Ma non puoi gridare ‘Bonsai!’ qui» ragionò il professore di Rune Recenti. «Abbiamo una tradizione culturale completamente diversa. Sarebbe inutile. Nessuno capirebbe che cosa vuoi dire».

«Ci lavorerò su» disse il Decano.

Vide Ludmilla che lo guardava a bocca aperta.

«Discorsi da maghi» spiegò.

«Ah, senza dubbio» disse Ludmilla. «Non ci sarei mai arrivata».

L’Arcicancelliere era uscito dal carrello e provava a spingerlo avanti e indietro. Di solito ci voleva un bel po’ di tempo perché un’idea nuova si insediasse nella mente di Ridcully, ma stavolta sentiva d’istinto che c’erano moltissimi usi possibili per un cesto di fili di ferro su quattro ruote.

«Andiamo o restiamo qui tutta la sera a bendarci la testa?» disse.

«Yo!» sbottò il Decano.

«Yo?» disse Reg Scarpa.

«Oook!»

«Era uno yo?» chiese il Decano, in tono sospettoso.

«Oook».

«Mmm… d’accordo».

Morte sedeva in cima a una montagna. Non era particolarmente alta, né brulla, né sinistra. Non c’erano streghe che ci tenevano i loro sabba nude; le streghe di Mondo Disco, in generale, non si toglievano volentieri i vestiti, se non era assolutamente necessario per il lavoro da sbrigare. Non c’erano spettri che la infestavano. Non c’erano piccoli uomini nudi seduti sulla vetta a dispensare saggezza, perché la prima cosa che un uomo veramente saggio capisce è che stare seduti nudi sulla cima di un monte fa venire non solo le emorroidi, ma le emorroidi con i geloni.

Ogni tanto qualcuno scalava la montagna e aggiungeva qualche pietra al tumulo sulla cima, a riprova del fatto che non c’è nulla di veramente idiota che un umano non farebbe.

Morte sedeva sul tumulo e passava un sasso sulla lama della falce, con lunghi movimenti deliberati.

Qualcosa nell’aria si mosse. Tre servitori grigi spuntarono dal nulla.

Uno disse: Credi di aver vinto?

Uno disse: Credi di aver trionfato?

Morte si rigirò il sasso nella mano, per avere una superficie nuova, e lo passò lentamente per la lunghezza della lama.

Uno disse: Informeremo Azrael.

Uno disse: Dopotutto tu sei solo una piccola Morte.

Morte sollevò la lama verso il chiaro di luna, rigirandola, osservando il gioco della luce sui minuscoli frammenti di metallo del filo.

Poi si alzò, con un rapido movimento. I servitori indietreggiarono in fretta.

Morte allungò un braccio, veloce come un serpente, e afferrò una veste, sollevando il cappuccio vuoto a livello delle proprie orbite oculari.

SAI PERCHÉ IL PRIGIONIERO NELLA TORRE OSSERVA IL VOLO DEGLI UCCELLI?, disse.

La risposta fu: Toglimi le mani di dosso… ops…

Una fiamma azzurra balenò per un istante.

Morte abbassò la mano e guardò gli altri due.

Uno disse: Le ultime parole non le hai sentite.

Svanirono.

Morte si spazzolò via dalla veste un frammento di cenere, e poi piantò saldamente i piedi sulla cima della montagna. Sollevò la falce sopra la testa e chiamò a raccolta tutte le Morti minori che erano sorte in sua assenza.

Dopo un po’ affluirono sulla montagna sotto forma di una vaga onda nera.

Si riunirono insieme come mercurio scuro.