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«Ma sua fi…» cominciò Reg.

«Fai silenzio, Reg» disse Doreen.

«Allora è deciso» disse Windle. «E ha dei pantaloni?»

«Cosa?»

«Ha dei pantaloni in casa?»

«Be’, credo di averne qualcuno del defunto signor Torta, ma perché…»

«Mi scusi» disse Windle. «Chissà a cosa pensavo. Una volta su due non so quello che dico».

«Ah» disse Reg con un sorriso. «Ho capito. Stai dicendo che quando lui…»

Doreen gli dette una gomitata cattiva.

«Oh» disse Reg. «Scusate. Non fate caso a me. Mi dimenticherei anche la testa se non fosse cucita».

Windle si appoggiò allo schienale e chiuse gli occhi. Ogni tanto gli giungevano brandelli di conversazione. Sentì Arthur Winkings chiedere all’Arcicancelliere chi gli aveva arredato l’ambiente, e chi era il fornitore di frutta e verdura dell’Università. Sentì il Tesoriere lamentarsi dei costi della disinfestazione dalle imprecazioni, che in qualche modo erano sopravvissute ai recenti cambiamenti e si erano stabilite nell’oscurità del tetto. Se acuiva il suo udito perfetto riusciva perfino a sentire le urla di gioia di Schleppel nelle cantine.

Non avevano bisogno di lui. Finalmente. Il mondo non aveva bisogno di Windle Poons.

Si alzò in silenzio e barcollò verso la porta.

«Esco» disse. «Starò fuori un po’».

Ridcully gli fece un cenno poco entusiasta e si concentrò su ciò che gli stava dicendo Arthur a proposito dell’Aula Magna, che avrebbe avuto tutto un altro aspetto con della carta da parati effetto pino.

Windle si chiuse la porta alle spalle e si appoggiò alla massiccia parete fredda.

Oh, sì. C’era ancora una cosa.

«Ci sei, Un-Secchio?» disse piano.

come fa a saperlo?

«Di solito sei in giro».

eh eh, ha creato un bel po’ di casino là dentro! sa cosa succederà alla prossima luna piena?

«Sì, lo so. E in qualche modo credo che lo sappiano anche loro».

ma lui diventerà un uomo lupo.

«Sì. E lei una donna lupo».

sì, ma che genere di rapporto potranno avere una settimana su quattro?

«Magari avranno le stesse possibilità di essere felici della maggior parte della gente. La vita non è perfetta, Un-Secchio».

se lo dice lei…

«Posso farti una domanda personale?» chiese Windle. «Ho proprio bisogno di sapere…»

uh.

«In fondo hai di nuovo il piano astrale tutto per te».

oh. va bene.

«Perché ti chiami Un…»

tutto qui? credevo che un tipo sveglio come lei potesse capirlo da solo, nella mia tribù ci viene dato il nome della prima cosa che la madre vede uscendo dal teepee dopo il parto, è l’abbreviazione di un-secchio-d’acquaversato-sopra-due-cani.

«Bella sfortuna» disse Windle.

non è così male, disse Un-Secchio. è a mio fratello gemello che è andata veramente male, lei per dargli il nome ha guardato fuori dalla tenda dieci secondi prima di dare a me il mio.

Windle Poons ci pensò sopra.

«Non dirmelo, lasciami indovinare» disse. «Due-Cani-Che-Combattono?»

due-cani-che-combattono? due-cani-che-combattono? Disse Un-Secchio. uau, avrebbe dato il braccio destro per chiamarsi due-cani-che-combattono!

Fu solo più tardi che la storia di Windle Poons giunse veramente alla fine, se ‘storia’ significa anche tutto quello che lui fece, provocò e mise in moto. Nel villaggio sulle Ramtop dove ballano la vera danza moresca, per esempio, credono che nessuno sia davvero morto finché le onde che ha causato nel mondo non si infrangono; finché l’orologio che hanno caricato non si scarica, finché il vino che hanno fatto non ha finito di fermentare, finché il frutto dei semi che hanno piantato non viene raccolto. La durata della vita di una persona, dicono, è solo il nucleo della sua vera esistenza.

Mentre attraversava la città nebbiosa per andare all’appuntamento che aspettava fin da quando era nato, Windle pensò di poter prevedere la vera fine.

Sarebbe accaduta tra qualche settimana, quando la luna fosse stata di nuovo piena. Una sorta di codicillo o di appendice alla vita di Windle Poons, nato nell’anno del Triangolo Significativo nel Secolo dei Tre Pidocchi (aveva sempre preferito il vecchio calendario, con i suoi nomi antichi, a questa nuova numerazione che usavano oggi), e morto nell’anno del Serpente Teorico nel secolo del Pipistrello Orecchione, più o meno.

Ci sarebbero state due figure che correvano nella brughiera sotto la luna. Non completamente lupi, non interamente umani. Con un po’ di fortuna, avrebbero avuto il meglio di entrambi i mondi. Non solo sensazioni, ma conoscenza.

È sempre meglio avere entrambi i mondi.

Morte sedeva al suo tavolo dello studio oscuro, le mani unite per la punta delle dita davanti al viso.

Ogni tanto, dondolava la sedia avanti e indietro.

Albert gli portò una tazza di tè e uscì in un diplomatico silenzio.

C’era rimasta una sola clessidra sul tavolo di Morte. Lui la fissò.

Avanti, indietro. Avanti, indietro.

Nel corridoio, il grande orologio ticchettava, ammazzando il tempo.

Morte tamburellò le dita scheletriche sul legno consunto del tavolo. Davanti a lui, con segnalibri improvvisati fra le pagine, c’erano le vite di alcuni dei grandi amanti del Mondo Disco.[18] Le loro ripetitive esperienze non erano state di alcun aiuto.

Si alzò e andò alla finestra, a guardare il suo oscuro dominio, intrecciando e disintrecciando le mani dietro la schiena.

Poi afferrò la clessidra e uscì a grandi passi dalla stanza.

Binky aspettava nel caldo odore di chiuso delle stalle. Morte lo sellò in fretta e lo condusse fuori dal cortile, poi cavalcò nella notte, verso la lontana gemma scintillante del Mondo Disco.

Smontò silenziosamente nell’aia, al tramonto.

Entrò attraverso una parete.

Raggiunse i piedi delle scale.

Sollevò la clessidra e osservò lo scorrere del Tempo.

Poi si fermò. C’era qualcosa che doveva sapere. Bill Porta era stato un tipo curioso, e lui ricordava tutto di Bill Porta. Poteva osservare le emozioni come farfalle intrappolate sotto vetro.

Bill Porta era morto, o perlomeno aveva cessato la sua breve esistenza. Però… com’era?… la vita di una persona era solo il nucleo della sua vera esistenza? Bill Porta era morto, ma aveva lasciato degli echi. E. ricordo di Bill Porta era ancora in credito di qualcosa.

Morte si era sempre chiesto perché la gente metteva fiori sulle tombe. Per lui non aveva senso. I morti erano oltre il profumo delle rose, dopotutto. Ma ora… non che li capisse, ma almeno sentiva che c’era qualcosa di comprensibile.

Nell’oscurità creata dalle tendine del salotto della signorina Flitworth, una sagoma ancora più scura si diresse verso i tre forzieri sul cassettone.

Morte aprì uno dei più piccoli. Era pieno di monete d’oro. Avevano l’aria di non essere mai state toccate. Provò ad aprire l’altro forziere piccolo. Anche quello era pieno d’oro.

Si era aspettato qualcosa di più dalla signorina Flitworth, anche se probabilmente nemmeno Bill Porta avrebbe saputo che cosa.

Aprì il forziere più grande.

C’era uno strato di carta velina. Sotto la carta qualcosa di bianco e setoso, una specie di velo, ora ingiallito e reso fragile dagli anni. Lo guardò senza capire e lo mise da parte. C’erano delle scarpe bianche. Poco pratiche in una fattoria, pensò. Non c’era da stupirsi che le avesse messe via.

C’era altra carta; un mucchio di lettere legate insieme. Le posò sopra il velo. Non c’era mai niente da guadagnare dall’osservazione di ciò che gli umani si dicevano fra loro: il linguaggio serviva solo a nascondere i loro pensieri.

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18

Il più entusiasta fu il piccolo ma tenace e incredibilmente fortunato Casanunder il nano, nome pronunciato con rispetto e reverenza ovunque siano riuniti possessori di scale a pioli.