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«Stia zitto» disse l’Arcicancelliere.

Plop.

I cardini dell’anta della credenza cedettero, rovesciando il contenuto nella stanza.

Il sergente Colon della Guardia Cittadina di Ankh-Morpork era di servizio. Faceva la guardia al Ponte di Ottone, il collegamento principale tra Ankh e Morpork. Lo sorvegliava perché non lo rubassero.

Quando si trattava di prevenzione del crimine, il sergente Colon pensava in grande.

C’era una scuola di pensiero secondo cui il modo migliore per essere riconosciuto come fedele guardiano della legge ad Ankh-Morpork era pattugliare le strade e i vicoli, pagare gli informatori, seguire i sospetti e così via.

Il sergente Colon la marinava, quella scuola lì. Non, si sarebbe affrettato a spiegare, perché cercare di tenere basso il livello di criminalità ad AnkhMorpork era come cercare di tenere basso il livello del sale nel mare, e l’unico probabile riconoscimento per un fedele guardiano della legge era del tipo: «Ehi, ma non è il sergente Colon quel cadavere nel canaletto di scolo?»; bensì, perché un pubblico ufficiale moderno, intelligente ed efficiente doveva sempre stare un passo avanti al criminale contemporaneo. Un giorno o l’altro qualcuno avrebbe tentato di rubare il Ponte di Ottone, e il sergente Colon era lì ad aspettarlo.

Nel frattempo, il ponte era un posto riparato dal vento, dove fumarsi una sigaretta rilassante e non vedere cose spiacevoli.

Si appoggiò con i gomiti al parapetto, riflettendo vagamente sulla Vita.

Una figura emerse barcollando dalla nebbia. Il sergente Colon riconobbe il familiare cappello a punta dei maghi.

«Buonasera, agente» gracchiò la figura.

«Buongiorno, eccellenza».

«Sarebbe così gentile da aiutarmi a salire sul parapetto, agente?»

Il sergente Colon esitò. Ma quel tale era un mago. Potevi finire in guai seri per non aver aiutato un mago.

«Prova una nuova magia, eccellenza?» disse in tono leggero, aiutando il tipo magro, ma sorprendentemente pesante, a salire sul muretto di pietra cadente.

«No».

Windle Poons saltò giù dal ponte. Si sentì un rumore colloso.[3]

Il sergente Colon guardò giù. Le acque dell’Ankh si richiusero, lentamente.

Questi maghi. Sempre con qualche impiccio per la testa.

Rimase per un po’ a osservare. Dopo diversi minuti il fango si agitò intorno alla base di uno dei piloni del ponte, dove una rampa di scalini unti portava fuori dall’acqua.

Apparve un cappello a punta.

Il sergente Colon sentì il mago salire silenziosamente le scale, imprecando fra i denti.

Windle Poons risalì sul ponte. Era zuppo.

«Vada a cambiarsi» disse il sergente Colon. «Si prenderà un accidenti andando in giro così».

«Hah!»

«Vada a mettersi con i piedi davanti a un bel fuoco, ecco quello che le ci vuole».

«Hah!»

Il sergente Colon guardò Windle Poons nella sua piccola pozzanghera personale.

«Stava provando qualche magia subacquea, eccellenza?» azzardò.

«Non esattamente, agente».

«Mi sono sempre domandato com’è, là sotto» disse il sergente Colon in tono incoraggiante. «I misteri degli abissi, creature strane e meravigliose… Una volta mia mamma mi ha raccontato una storia su un ragazzino che si è trasformato in una sirena, cioè no, in un sireno, e di tutte le sue avventure sotto il…»

La sua voce avvizzì sotto lo sguardo spaventoso di Windle Poons.

«È noioso» disse Windle. Poi si voltò e barcollò via nella nebbia. «Molto, molto noioso. Noiosissimo».

Il sergente Colon rimase solo. Accese una sigaretta nuova con mano tremante, e si avviò in fretta verso il quartier generale della Guardia.

«Quella faccia» si disse. «E quegli occhi… sembravano dei cosi, comesichiamano quei cosi che fanno i buchi…»

«Sergente!»

Colon si bloccò. Poi guardò in basso. Una faccia lo guardava da terra. Quando si riprese, riconobbe le fattezze marcate del suo vecchio amico Mi-Voglio-Rovinare Dibbler, l’argomento vivente più efficace del Mondo Disco in favore della teoria per cui l’umanità discende da una specie di roditori. M.V.R. Dibbler amava descrivere se stesso come avventuriero mercante; tutti gli altri amavano descriverlo come un ambulante i cui piani per fare soldi erano sempre sventati da qualche piccolo ma fatale errore, come per esempio cercare di vendere cose non sue, o che non funzionavano o, a volte, che nemmeno esistevano. L’oro delle fate svanisce al mattino, ma era cemento armato a confronto di alcune delle mercanzie di Rovina.

Era ai piedi di una delle rampe di scale che portavano a una delle infinite cantine di Ankh-Morpork.

«Ciao, Rovina».

«Potresti scendere un minuto, Fred? Forse mi serve un aiutino legale».

«Problemi, Rovina?»

Dibbler si grattò il naso.

«Non so, Fred… È un crimine, quando ti danno qualcosa? Cioè, senza che tu lo sappia?»

«Qualcuno ti ha dato qualcosa, Rovina?»

Rovina annuì. «Boh. Tu sai che tengo un po’ di mercanzia quaggiù?»

«Sì».

«Ecco, sono sceso a fare un po’ di inventario, e…» agitò una mano, perplesso. «Be’… dai un’occhiata…»

Aprì la porta della cantina.

Nell’oscurità qualcosa fece plop.

Windle Poons barcollava senza meta lungo un vicolo buio nelle Ombre, con le braccia tese davanti a lui e le mani pendule. Non sapeva perché. Gli sembrava solo che fosse giusto fare così.

Saltare giù da un edificio? No, non avrebbe funzionato. Già era difficile camminare così, due gambe rotte non avrebbero aiutato. Veleno? Immaginò che doveva essere come un brutto mal di stomaco. Impiccagione? Stare appeso probabilmente era più noioso che sedersi in fondo al fiume.

Arrivò in una rumorosa piazzetta dove si incontravano diversi vicoli. I topi scapparono davanti a lui, un gatto strillò e andò a rifugiarsi sui tetti.

Mentre era lì a chiedersi dove si trovava, perché ci si trovava e che cosa sarebbe successo dopo, sentì la punta di un coltello contro la schiena.

«Okay, nonno» disse una voce alle sue spalle. «O la borsa ola vita».

Nell’oscurità la bocca di Windle Poons formò un ghigno orribile.

«Non sto scherzando, vecchio» disse la voce.

«Siete della Gilda dei Ladri?» disse Windle, senza voltarsi.

«No, siamo… freelance. Avanti, fuori i soldi».

«Non ne ho» Windle si voltò. C’erano altri due rapinatori.

«Oh dei, guardate che occhi» disse uno.

Windle alzò le braccia sopra la testa.

«Oooooooh» gemette.

I rapinatori indietreggiarono. Sfortunatamente alle loro spalle c’era un muro. Ci si appiattirono contro.

«OoooOOOOoooofuoridaipiediiiiiiOOOOoooo» disse Windle, che non si era reso conto che l’unica via di fuga era passargli sopra. Alzò gli occhi al cielo per fare più effetto.

Folli di terrore, gli aspiranti assalitori si tuffarono sotto le sue braccia, non prima però che uno di loro affondasse il pugnale fino al manico nel petto convesso di Windle.

Lui lo guardò.

«Ehi! Era il mio vestito migliore!» disse. «Volevo farmici seppellire… ma guarda! Hai idea di quant’è difficile rammendare la seta? Torna qua, tu… ma guarda, proprio dove si vede…»

Rimase in ascolto. Non si udiva nulla, a parte il rumore di passi in fuga.

Windle Poons estrasse il coltello.

«Avrebbe potuto uccidermi» mormorò, gettandolo via.

Nella cantina, il sergente Colon raccolse uno degli oggetti da uno degli enormi mucchi sul pavimento.

«Devono essere migliaia» disse Rovina, dietro di lui. «Voglio proprio sapere chi ce li ha messi».[4]

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3

È vero che i non-morti non possono attraversare i corsi d’acqua. Tuttavia, il naturalmente torbido fiume Ankh, già denso del fango della pianura, dopo aver attraversato la città (popolazione: 1.000.000), non si qualifica necessariamente come ‘corso’, né tantomeno come ‘acqua’.

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4

Anche se non molto comuni sul Mondo Disco, esistono in effetti degli anticrimini, in accordo con la legge fondamentale per cui ogni cosa nel multiverso ha un suo opposto. Ovviamente sono rari. Dare semplicemente qualcosa a qualcuno non è il contrario del furto; per essere un anticrimine dev’essere fatto in modo tale da provocare offesa e/o umiliazione alla vittima. Per esempio irrompere in una casa e ristrutturarla, oppure l’antiricatto (tipo la minaccia di rivelare le donazioni in beneficenza di un gangster). Gli anticrimini in genere non vengono scoperti.