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Connie Willis

Jack

La notte in cui Jack si unì alla nostra postazione. Vi fece tardi. E anche la Luftwaffe. Alle otto le sirene non erano ancora suonate.

«Forse la nostra Violet si è stancata della RAF e ha cominciato a darsi da fare con gli addetti al controllo antiaereo,» disse Morris, «e quelli sono così presi dal suo fascino che si sono dimenticati di suonare le sirene.»

«Allora sarà meglio che stiate attenti,» disse Swales, togliendosi l’elmetto di alluminio da guardiano. Era giusto di ritorno dal giro di pattuglia. Gli facemmo posto sul tavolo ricoperto di linoleum, spostando le tazze da tè e il guazzabuglio di maschere antigas e lampade portatili. Twickenham radunò alla bell’e meglio i fogli accanto alla macchina da scrivere e continuò a battere.

Swales si sedette e si versò una tazza di tè. «Adesso farà la corte a quelli del Servizio di Pronto Intervento Antiaereo,» disse, allungando la mano per prendere il latte. Morris glielo avvicinò. «E nessuno di noi sarà più al sicuro.» Mi fece un sorrisetto. «Specialmente i più giovani, Jack.»

«Io sono al sicuro,» dissi. «Mi arruoleranno presto. È Twickenham che dovrebbe preoccuparsi.»

Sentendo il suo nome Twickenham smise di scrivere e alzò gli occhi. «Preoccuparmi di che?» domandò, le mani posate sulla tastiera.

«Che la nostra Violet ti dia la caccia,» rispose Swales. «Le ragazze vanno sempre in cerca di poeti.»

«Io sono un giornalista, non un poeta. Che ne dite di Renfrew?» Indicò con la testa in direzione delle brande nell’altra stanza.

«Renfrew!» tuonò Swales, spingendo all’indietro la sedia e facendo per diligersi verso la stanza.

«Shhh,» dissi. «Non lo svegliare. Ha passato la notte in bianco.»

«Hai ragione. Non sarebbe una bella cosa, viste le sue condizioni.» Tornò a sedersi. «E Morris è sposato. Che ne dici di tuo figlio, Morris? È un pilota, no? Di stanza a Londra.»

Morris scosse la testa. «Quincy è a North Weald.»

«Fortunato lui,» disse Swales. «Pare che resti solo tu, Twickenham.»

«Spiacente,» disse Twickenham, continuando a battere. «Non è il mio tipo.»

«Non è il tipo di nessuno, eh?» disse Swales.

«Di quelli della RAF,» disse Morris, e tutti tacemmo, pensando a Vi e alla sua straordinaria popolarità fra i piloti della RAF a Londra e dintorni. Aveva ciglia sbiadite e capelli scoloriti che quando era in servizio pettinava in piccoli ricci con forcine piatte, cosa contro i regolamenti, anche se la signora Lucy non le diceva mai niente. Vi era bassa e grassoccia, e piuttosto scialba, eppure usciva con un pilota dopo l’altro, frequentando balli e feste.

«Io continuo a pensare che si inventi tutto,» disse Swales. «Si compra tutte quelle cose che dice di avere in regalo, tutte quelle arance e la cioccolata. Le compra al mercato nero.»

«Con lo stipendio da volontari a tempo pieno?» dissi. Guadagnavamo appena due sterline alla settimana, e con quelle non poteva certo acquistare le cose che portava alla postazione, dolci, sherry e sigarette. Vi le divideva tranquillamente con gli altri, benché anche liquori e sigarette fossero contro i regolamenti. Ma la signora Lucy non le diceva niente nemmeno per quelli.

Non riprendeva mai i suoi guardiani, a parte quando facevano battute su Vi, e in sua presenza noi ci guardavamo bene dal fare pettegolezzi. Mi chiesi dove fosse. Da quando ero arrivato non l’avevo ancora vista.

«Dov’è la signora Lucy?» domandai. «Non sarà in ritardo anche lei, vero?»

Morris fece un cenno con la testa verso la porta della dispensa. «È nel suo ufficio. È arrivato il sostituto di Olmwood. Gli sta facendo compilare i moduli.»

Olmwood era stato il nostro miglior collaboratore a tempo ridotto, un minatore disoccupato grande e grosso, capace di sollevare da solo un trave da edilizia, il che spiegava perché Nelson, sfruttando la sua autorità di responsabile del distretto, lo avesse fatto trasferire nella sua postazione.

«Spero che il nuovo arrivato non sia così in gamba,» disse Swales. «Altrimenti Nelson si prenderà anche lui.»

«Ieri ho visto Olmwood,» disse Morris. «Sembrava Renfrew, solo un po’ peggio. Mi ha detto che Nelson li manda in giro tutta la notte a pattugliare e a cercare le bombe incendiarie.»

Era del tutto inutile. Dalla strada non si riusciva mai a capire dove cadessero le bombe incendiarie, e se capitava un incidente, non si trovava mai nessuno. All’inizio del blitz la signora Lucy aveva organizzato dei pattugliamenti, ma dopo una settimana li aveva limitati alla mezzanotte, in modo che potessimo dormire un poco. La signora Lucy diceva che non vedeva il motivo di farci rischiare la vita quando tutti gli altri erano comunque già a letto.

«Olmwood dice che Nelson gli fa indossare le maschere antigas per tutto il tempo in cui sono di pattuglia e li fa esercitare due volte al giorno con gli estintori portatili,» disse Morris.

«Esercitazioni per estintori portatili!» sbottò Swales. «Ma quanto pensa che sia difficile imparare a usarne uno? Io non ci vado alla postazione di Nelson, neanche se Churchill in persona dovesse firmare il foglio di trasferimento.»

La porta della dispensa si aprì e ne fece capolino la signora Lucy. «Sono le otto e mezza. Sarà meglio che chi ha il turno di osservazione vada di sopra, anche se non hanno suonato le sirene,» disse. «Chi è di servizio stanotte?»

«Vi,» risposi, «ma ancora non è arrivata.»

«Oh, santo cielo,» disse la donna. «Forse è il caso che qualcuno vada a cercarla.»

«Vado io,» dissi, e cominciai a infilarmi gli stivali.

«Grazie, Jack,» disse lei, e richiuse la porta.

Mi alzai e infdai la lampada portatile nella cintura. Presi la maschera antigas e la misi sottobraccio, nel caso avessi incontrato Nelson. I regolamenti dicevano che in corso di pattugliamento andava indossata, ma la signora Lucy si era resa conto ben presto che indossandola si finiva col non vedere più niente. Il che spiega, pensai, perché lei occupi la migliore postazione del distretto, migliore anche di quella dell’ammiraglio Nelson.

La signora Lucy riaprì la porta e fece capolino per un attimo. «Di solito viene con la metropolitana. Esce a Sloane Square,» disse. «Stia attento.»

«Ha ragione,» disse Swales. «Vi potrebbe essere nascosta nel buio, pronta a saltare addosso a qualcuno!» Prese Twickenham per il collo e se lo avvicinò al petto.

«Starò attento,» dissi, e risalii le scale dello scantinato, uscendo in strada.

Percorsi la strada che percorreva di solito Vi venendo dalla stazione di Sloane Square, ma lungo le strade oscurate non c’era nessuno, a parte una ragazza che si affrettava verso la stazione, portando una coperta, un cuscino e un abito appeso a una stampella.

Feci insieme a lei il percorso che rimaneva fino alla stazione della metropolitana, per accertarmi che non si perdesse, anche se non era poi così buio. La luna quasi piena era alta nel cielo, e c’era un fuoco che bruciava ancora in direzione della zona portuale, per l’incursione della notte precedente.

«Grazie mille,» disse la ragazza portando la stampella sull’altra mano così da poter stringere la mia. Era molto più graziosa di Vi, con i capelli biondi molto arricciati. «Lavoro per quella vecchia strega, da John Lewis, e lei non mi lascia andar via nemmeno un minuto prima della chiusura, proprio così, anche se sono suonate le sirene.»

Attesi qualche minuto all’esterno della stazione, poi imboccai Brompton Road, pensando che forse Vi poteva essere scesa a South Kensington, ma non la vidi, e quando tornai non era ancora arrivata alla postazione.

«Abbiamo una nuova teoria per spiegare come mai le sirene non hanno suonato,» disse Swales. «Abbiamo deciso che la nostra Vi ha fatto la corte a quelli della Luftwaffe, e loro si sono arresi.»

«Dov’è la signora Lucy?» domandai.

«Ancora là dentro con il nuovo arrivato.»