Stavo morendo di freddo anch’io. Eravamo entrambi bagnati fradici. Quando avevamo l’incendio sotto controllo una pompa era schizzata verso l’alto e aveva innaffiato tutti con un getto di acqua ghiacciata.
«Gliel’ho appuntata io stesso, sul serio,» disse Morris. «La Duchessa di York lo ha baciato su tutte e due le guance e ha detto che lui era l’orgoglio dell’Inghilterra.» Aveva portato una bottiglia di vino per festeggiare la Croce. Andò a svegliare Renfrew e lo portò fino al tavolo, imbacuccato nelle sue coperte, e ordinò a Twickenham di mettere da parte la macchina da scrivere. Petersby portò delle altre sedie, e la signora Lucy andò al piano di sopra a prendere i bicchieri di cristallo.
«Solo otto, temo,» disse mentre ritornava con i calici dal gambo sottile nelle mani annerite. «Gli altri li hanno rotti i tedeschi. Chi si accontenta di brindare con un semplice bicchiere di porcellana?»
«Io non ne ho bisogno, grazie,» disse Jack. «Non bevo.»
«Come sarebbe?» disse gioviale Morris. Si era sfilato l’elmetto, e sotto la linea bianca lasciata sulla fronte sembrava uno che indossasse una maschera da negro in uno spettacolo musicale. «Devi brindare almeno a mio figlio. Prova solo a immaginarlo. Il mio Quincy con una medaglia.»
La signora Lucy sciacquò il bicchiere di porcellana e lo porse a Vi, che stava versando il vino. Si passarono i calici. Jack prese il bicchiere di porcellana.
«A mio figlio Quincy, il miglior pilota della RAF!» brindò Morris alzando il calice.
«Che possa abbattere l’intera Luftwaffe!» esclamò Swales. «E porre fine a questa maledetta guerra!»
«In modo che si possa dormire tranquilli!» aggiunse Renfrew, e tutti risero.
Bevemmo. Jack sollevò il suo bicchiere insieme agli altri, ma quando Vi fece un altro giro con la bottiglia, lui lo coprì con la mano.
«Ma pensateci,» disse Morris. «Mio figlio Quincy con una medaglia. A scuola ha avuto i suoi problemi, frequentava persone poco raccomandabili, ha avuto dei guai anche con la polizia. Ero preoccupato per lui, davvero, mi chiedevo che fine avrebbe fatto, e poi capita questa guerra e lui diventa un eroe.»
«Agli eroi!» disse Petersby.
Bevemmo di nuovo, e Vi versò l’ultimo goccio di vino nel calice di Morris. «È finito, temo.» Si illuminò. «Ho una bottiglia di cherry cordial che mi ha dato Charlie.»
La signora Lucy fece una smorfia di disapprovazione. «Solo un minuto,» disse, poi scomparve nella dispensa e ricomparve poco dopo con due bottiglie di porto ricoperte di ragnatele, che versò generosamente e in modo un po’ allegro nei bicchieri.
«È assolutamente proibita la presenza di bevande eccitanti in una postazione,» disse. «Alla prima infrazione la multa è di cinque scellini, alle successive di una sterlina.» Prese una banconota da una sterlina e la pose sul tavolo. «Chissà che cos’era Nelson prima della guerra?»
«Un mostro,» rispose Vi.
Guardai Jack. Aveva ancora la mano sul bicchiere.
«Un preside,» aggiunse Swales. «No, ci sono. Un esattore del fisco.»
Tutti risero.
«Prima della guerra io ero una persona orribile,» disse la signora Lucy.
Vi ridacchiò.
«Ero una diaconessa, una di quelle donne spaventose che sistemano i fiori nella chiesa, organizzano le vendite di beneficenza e opprimono il parroco. “Il terrore dei sagrestani”, ero proprio così. Li costringevo a mettere i libretti degli inni sullo schienale delle panche. Morris lo sa. Cantava nel coro.»
«È vero,» confermò Morris. «Dava sempre istruzioni al coro su come allinearsi correttamente.»
Cercai di immaginarla come una fanatica della disciplina, una meschina tiranna come Nelson, e non ci riuscii.
«A volte ci vuole qualcosa di terribile come una guerra per trovare la strada giusta,» disse lei, fissando il bicchiere.
«Alla guerra!» esclamò allegramente Swales.
«Non sono sicuro che sia il caso di brindare a una cosa così tremenda come la guerra,» disse Twickenham, perplesso.
«Non è poi così tremenda,» osservò Vi. «Voglio dire, senza la guerra noi non saremmo tutti qui insieme, no?»
«E tu non avresti mai conosciuto tutti i tuoi piloti, vero, Vi?» disse Swales.
«Non c’è niente di male nel ricavare il meglio da un brutto lavoro,» replicò Vi, piccata.
«C’è chi fa di peggio,» disse Swales. «C’è chi la sfrutta a suo vantaggio. Come il colonnello Godalming. Ho fatto quattro chiacchiere con uno dei volontari del Servizio di Pronto Intervento Antiaereo. Pare che il colonnello non sia tornato a prendere il suo fucile, dopotutto.» Si piegò in avanti, con aria confidenziale. «Pare che avesse una relazione con una ballerina bionda del Windmill. Pare che sua moglie fosse convinta che lui fosse a caccia nel Surrey, e adesso gli sta facendo un mucchio di domande poco piacevoli.»
«Non è l’unico che ne trae vantaggio,» disse Morris. «Quella sera che hai tirato fuori i Kirkuddy, Jack, ho trovato una coppia di anziani uccisi dall’esplosione. Li ho sistemati sulla strada in attesa del carro mortuario, e più tardi ho visto qualcuno che si chinava sui corpi, che gli faceva qualcosa. Forse li sta componendo prima che sopravvenga il rigor mortis, ho pensato, ma poi mi sono reso conto che li stava derubando. Dei cadaveri.»
«E chi ci dice che siano stati uccisi dall’esplosione?» disse Swales. «Chi ci dice che non siano stati assassinati? Ci sono un sacco di cadaveri, lo sapete, e nessuno li controlla da vicino. Siamo sicuri che siano tutte vittime dei tedeschi?»
«Come siamo arrivati a parlare di questo?» disse Petersby. «Dovevamo festeggiare la medaglia di Quincy, non parlare di omicidi.» Sollevò il calice. «A Quincy Morris!»
«E alla RAF!» aggiunse Vi.
«Al meglio che si può ricavare da un brutto lavoro,» disse la signora Lucy.
«Cin-cin,» fece Jack, sollevando il bicchiere, ma non bevve nemmeno stavolta.
Nei tre giorni successivi Jack trovò quattro persone. Non ne sentii nessuna gridare, se non molto dopo avere cominciato a scavare, e l’ultima, una donna grassa con un pigiama a righe e una retina rosa per capelli, non la sentii affatto, benché affermasse, dopo averla recuperata, di aver “gridato in continuazione fra una preghiera e l’altra”.
Twickenham scrisse tutto per le sue Chiacchiere, buttando via l’articolo sulla medaglia di Quincy, e riscrivendo da capo la pagina. Quando la signora Lucy si mise alla macchina da scrivere per compilare il modulo A-114 domandò: «Che cos’è questo?»
«L’articolo di fondo,» rispose lui. «“Settle ne estrae quattro dalle macerie”.» Le porse l’originale.
«“Jack Settle, il nuovo componente della postazione quarantotto”,» lesse, «“ha individuato la scorsa notte quattro vittime delle incursioni aeree. ‘Volevo rendermi utile,’ ha commentato modestamente il signor Settle quando gli è stato chiesto perché sia venuto a Londra dallo Yorkshire. Ed è stato utile fin dalla prima notte di servizio, quando ha…”» Gli restituì l’originale. «Mi dispiace. Non può pubblicare una cosa del genere. Nelson ci sta addosso, fa un sacco di domande. Già mi ha portato via uno dei miei guardiani e per poco non lo ha fatto ammazzare. Non permetterò che se ne prenda un altro.»
«Ma questa è una forma di censura!» esclamò Twickenham, indignato.
«C’è una guerra in corso,» ribatté la signora Lucy, «e noi siamo a corto di personale. Ho sollevato dall’incarico il signor Renfrew. Andrà a stare con la sorella a Birmingham. E non lascerei che Nelson si prendesse uno dei miei guardiani neanche se avessimo personale in abbondanza. C’è mancato poco che Olmwood morisse, per colpa sua.»
Mi porse l’A-114 e mi chiese di portarlo alla Difesa Civile. Lo feci. Non c’era la ragazza con cui avevo parlato l’altra volta, e la sua sostituta mi disse: «Questo è per i miglioramenti interni. Lei deve compilare un D-268.»