«C’è Jack con voi?»
«Sì.»
«Non deve restare,» disse. «Digli di andare a casa.»
Smise di piovere, e cominciò a fare giorno. Jack guardò indeciso verso il cielo.
«Non ci pensare nemmeno,» gli dissi. «Tu non vai da nessuna parte.» Raggiungemmo prima uno, poi l’altro trave di quercia che rinforzavano il pianerottolo del quarto piano, e dovemmo segarli. Swales riferì che Morris aveva chiamato Nelson “un sanguinario assassino”. Vi ci portò del tè nei bicchieri di carta.
Chiamammo la signora Lucy, ma non ci fu risposta. «Probabilmente si è assopita,» disse Twickenham, e gli altri annuirono come se gli credessero.
Sentimmo l’odore del gas molto prima di raggiungerla, ma Jack continuò a scavare, e come gli altri mi convinsi che stava bene, che l’avremmo raggiunta in tempo.
Non si trovava affatto sotto il tavolo, ma sotto un pezzo della porta della dispensa. Dovemmo procurarci un argano per sollevarla. Morris ci mise un bel po’ di tempo per trovarlo, ma non aveva importanza. Era sdraiata perfettamente dritta, con le braccia raccolte sul petto e gli occhi chiusi come se dormisse. La gamba sinistra era mozzata all’altezza del ginocchio. Jack si accucciò e le sollevò la testa, tenendola in grembo.
«Tieni lontane le mani da lei,» gli dissi.
Feci scendere Swales perché mi aiutasse a estrarla. Vi e Twickenham la deposero sulla barella. Petersby andò a cercare l’ambulanza. «Non è mai stata una persona cattiva, lo sapete,» disse Morris. «Mai.»
Ricominciò a piovere. Il cielo era così buio che era impossibile capire se il sole t’osse già sorto. Swales portò un telo per ricoprire la signora Lucy.
Tornò Petersby. «L’ambulanza se n’è andata di nuovo,» disse. «Ho fatto chiamare il carro mortuario, ma dicono che probabilmente non saranno qui prima delle otto e mezza.»
Guardai Jack. Era proprio sopra il telo, le mani abbandonate lungo i fianchi. Aveva un aspetto peggiore di quanto lo avesse mai avuto Renfrew, disfatto, il volto grigio per l’intonaco umido che lo ricopriva. «Aspetteremo,» dissi.
«È inutile rimanere tutti qui sotto la pioggia per due ore,» disse Morris. «Aspetterò io con… Aspetterò qui. Jack…» si rivolse a lui, «…vai a fare rapporto a Nelson.»
«Ci vado io,» si offrì Vi. «Jack deve andare a lavorare.»
«L’avete tirata fuori?» chiese Nelson. Si arrampicò lungo i travi del quarto piano fino al punto in cui ci trovavamo. «È morta?» Diede un’occhiata a Morris, poi al mio elmetto, e io mi domandai se non stesse per riprendermi perché avevo la divisa in disordine.
«Chi di voi l’ha trovata?» chiese Nelson.
Guardai Jack. «È stato Settle,» risposi. «Non cessa di stupirci. Solo questa settimana ne ha trovati sei.»
Due giorni dopo il funerale della signora Lucy giunse una nota dalla Difesa Civile che trasferiva Jack alla postazione di Nelson, e io ricevetti l’avviso ufficiale di prendere servizio nell’esercito. Venni mandato a un campo di addestramento, poi a Portsmouth. Vi mi inviava pacchi di generi alimentari e Twickenham mi faceva avere le copie delle sue Chiacchiere.
La postazione era stata risistemata in una casa che si trovava proprio di fronte alla macelleria, di proprietà di una certa signorina Arthur, la quale di conseguenza era entrata a farne parte. «La signorina Arthur ama lavorare a maglia e curare i fiori, e darà un prezioso contributo alla nostra piccola banda di coraggiosi,» aveva scritto Twickenham. Vi si era fidanzata con un pilota della RAF. Hitler aveva bombardato Birmingham. Jack, ora nella postazione di Nelson, aveva salvato sedici persone in una settimana, un record per il Servizio di Pronto Intervento Antiaereo.
Dopo due settimane mi imbarcai per il Nord Africa, dove non c’era un servizio di posta regolare. Quando finalmente ricevetti la lettera di Morris, era già vecchia di tre mesi. Jack era stato ucciso mentre stava salvando un bambino in un incidente. Una bomba ad azione ritardata era caduta nei paraggi ma quel “sanguinario assassino di Nelson” si era rifiutato di autorizzare l’evacuazione della squadra di soccorso. La bomba era esplosa, la galleria che stava scavando Jack era franata, e lui era rimasto ucciso. Però erano riusciti a tirare fuori il bambino, illeso a parte qualche piccola scalfittura.
Ma lui non è morto, pensai. È impossibile ucciderlo. Io ci avevo provato, ma anche tradirlo e consegnarlo a von Nelson non aveva funzionato, e lui era ancora da qualche parte a Londra, protetto dall’oscuramento e dal frastuono delle bombe e dalla quantità di cadaveri, e chi avrebbe fatto caso a qualche cadavere in più?
In gennaio contribuii alla cattura di un battaglione corazzato a Tobruk. Uccisi nove tedeschi prima di beccarmi un frammento di shrapnel. Venni inviato in un ospedale di Gibilterra, dove il resto della mia posta giunse insieme a me. Vi si era sposata, le incursioni erano notevolmente diminuite, e a Jack era stata conferita la Croce di San Giorgio alla memoria.
In marzo mi rispedirono in un ospedale inglese per essere operato. Ero dalle parti di North Weald, dove era di stanza Quincy, il figlio di Morris. Venne a trovarmi dopo l’intervento. Era il ritratto sputato di un pilota della RAF, mascella volitiva, sguardo inflessibile, sorrisetto impertinente, tutto il contrario di un delinquente minorenne. Volava di notte in missioni di bombardamento sulla Germania, mi disse, “per dare una bella ripassata a Hitler”.
«Ho sentito che stanno per darti una medaglia,» mi disse, fissando la parete sopra la mia testa come se si aspettasse di vedervi delle violette dipinte, nove in tutto, una per ogni nemico ucciso.
Gli chiesi di suo padre. Mi disse che stava bene. Era stato nominato guardiano anziano. «Vi ammiro, voialtri del Servizio di Pronto Intervento Antiaereo,» disse, «perché salvate le vite e tutto il resto.»
Diceva sul serio. Lui faceva incursioni notturne sulla Germania, riduceva in macerie le loro città, creava incidenti che costringevano i guardiani tedeschi ad affannarsi in cerca di bambini morti. Mi domandai se avessero anche loro dei segugi, e se fossero dei mostri come Jack.
«Papà mi ha scritto del tuo amico Jack,» disse Quincy. «Deve essere stato difficile, per lui, così lontano da casa, e quel lavoraccio di ascoltare, e via dicendo,»
Sembrava sinceramente partecipe, e immagino che lo fosse. Aveva abbattuto ventotto aerei e ucciso chissà quante signore grasse con la retina in testa e ragazzine di tredici anni, ma nessuno aveva mai pensato di chiamarlo mostro. La Duchessa di York lo aveva chiamato “orgoglio dell’Inghilterra” e lo aveva baciato su tutte e due le guance.
«Sono andato con papà al matrimonio di Vi Westen,» disse. «Era graziosa come un quadro.»
Ripensai a Vi, con i suoi riccioli e il suo volto anonimo. Era come se la guerra l’avesse trasformata in qualcosa di completamente diverso, qualcosa di grazioso e ricercato.
«C’erano delle fragole e due tipi di torta,» disse Quincy. «Uno dei guardiani — Tottenham? — ha letto una poesia in onore della felice coppia. L’aveva scritta lui stesso.»
Era come se la guerra avesse trasformato anche Twickenham, e la signora Lucy, che era stata il terrore dei sagrestani. Ciò Che La Guerra Ha Fatto Per Noi. Ma non li aveva trasformati. Tutto ciò che occorreva era qualcuno che desse a Vi un minimo di attenzione perché la sua latente dolcezza sbocciasse. Ogni ragazza è graziosa quando sa che qualcuno la desidera.
Twickenham aveva sempre desiderato essere uno scrittore. Nelson era sempre stato un prepotente e un pignolo, e la signora Lucy, nonostante ciò che aveva detto, non era mai stata né l’uno né l’altro. «A volte ci vuole qualcosa di terribile come una guerra per trovare la strada giusta,» aveva detto.
Come Quincy, che era stato, malgrado le affermazioni di Morris, un ragazzo difficile, destinato a una vita criminosa o peggio, quando era giunta la guerra. E all’improvviso la sua sregolatezza e l’audacia e l’esuberanza erano diventate virtù, esattamente ciò di cui c’era bisogno.