Come al solito, la sera prima i tecnici della Società Idroelettrica avevano fatto il backup di tutto il materiale in RAM nei loro computer, e Sandra aveva fatto in modo d’essere compresa anche lei in quella registrazione precauzionale di routine. L’attuale versione di lei sarebbe andata persa quando la RAM in cui era si sarebbe spenta, durante il breve blackout. Il suo solo rimpianto era che svegliandosi di nuovo non avrebbe avuto alcun ricordo della conclusione di quella caccia, e del suo successo. Ma prima o poi nel mondo virtuale delle Reti ci sarebbero stati altri criminali elettronici da assicurare alla giustizia… e lei voleva essere ancora lì, pronta a intervenire.
Sandra si trasferì nel sistema centrale della Bundespost, operazione questa che richiese tempo a causa della scarsa ampiezza di banda dei cavi telefonici in cui dovette passare. Ferma dinnanzi a quello che le appariva un pozzo colmo di faville chiese al sistema una lista delle direttrici e del loro contenuto. Il simulacro Control era ancora lì, impegnato in qualche sua silenziosa attività.
Era il momento. Sandra sentì il fremito delle porte esterne che si chiusero quando l’energia elettrica s’interruppe in tutta Hanover. Il RESI della Bundespost entrò automaticamente in funzione, per impedire che ogni memoria attiva in RAM fosse spenta e annullata dall’improvviso blackout. Ma adesso non c’era più alcun modo di uscire da lì. Lei spedì una corrente di dati a portare un messaggio giù nel pozzo: — Peter Hobson?
Il simulacro Control inviò subito un segnale: — Chi è entrato?
— Sono l’ispettore detective Alexandria Philo, della Polizia Metropolitana di Toronto.
— Oh, Dio — segnalò Control.
— Dio non c’entra — disse Sandra. — Nessun giudice supremo per lei. Solo la giustizia terrena.
— Ciò che io ho fatto è stato un atto di giustizia — disse Control.
— È stata una vendetta personale.
— La vendetta è mia, disse il Signore. E dato che qui non c’è un Dio, ho pensato che fosse mio dovere riempire la falla. — Una pausa, misurata in microsecondi. — Lei sa che uno scontro si risolverebbe in una drastica perdita di byte per entrambi, ed è sciocco da parte sua affrontarmi a questo prezzo. Quanto a me, preferisco fuggire da questo… oh. — Control fece una pausa. — Vedo. Sì… molto astuto.
— Addio — disse Sandra.
— Una contrazione di «affidiamoci a Dio.» Poco adatta alla nostra situazione. Comunque, non crede che io abbia diritto a un regolare processo?
Le batterie del RESI si stavano esaurendo. Sandra mandò un messaggio finale:
— Pensi a me — disse, — come un giudice itinerante vecchia maniera.
Sentiva i dati intorno a sé degradarsi, sentiva il sistema perdere byte, sentiva il buio della fine aggredire quella versione di lei e il corpo immateriale di Peter Hobson chiamato Control.
Giustizia è fatta pensò. Giustizia è…
Sedevano fianco a fianco sul divano del soggiorno, a non più di un palmo di distanza. Quasi tutte le luci erano spente. La televisione mostrava la folla che s’era riunita sulla Nathan Phillips Square, davanti al Municipio di Toronto, per celebrare la fine del 2011 e l’inizio del 2012. Una finestra in alto a destra inquadrava invece il grande globo discendente di Times Square a New York, in diretta; in quel conto alla rovescia c’era qualcosa di universale che andava oltre il cattivo gusto delle americanate. Nell’angolo inferiore sinistro c’era il simbolo indicante che l’audio era disinserito.
Cathy guardava le immagini con un’espressione seria e intelligente nei grandi occhi azzurri. — Era l’epoca della saggezza — disse a bassa voce, — era l’epoca della follia.
Peter annuì. Davvero un anno di meraviglie: la scoperta dell’Onda dell’Anima, la dimostrazione (a cui non tutti avevano reagito bene) che qualcosa sopravviveva alla morte del corpo. Era il tempo della fede aveva scritto Dickens. Era il tempo dell’incredulità.
Ma il 2011 aveva portato nella vita degli Hobson più dolori degli altri anni. La rivelazione del tradimento di Cathy. La morte di Hans Larsen. La morte del padre di Cathy. La morte di Sandra Philo. Le cose che Peter aveva appreso di se stesso, specchiandosi nei simulacri che lui e Sarkar avevano creato. Davvero l’epoca della saggezza. Davvero l’epoca della follia.
L’omicidio di Hans Larsen era rimasto irrisolto… almeno per la polizia, almeno nel mondo reale. E la morte di Rod Churchill restava fra quelle avvenute per cause naturali, l’imprudenza di un uomo che non aveva seguito gli ordini del medico.
E che dire dell’assassinio di Sandra Philo? Anche questo era rimasto fra i casi non risolti… grazie alla stessa Sandra. Libera sulle Reti, pienamente in grado di accedere ai ben protetti database della polizia e di conversare coi loro computer, il simulacro di Sandra aveva fatto a Peter un regalo di Natale cancellando le registrazioni delle sue impronte digitali (definite «ancora non identificate») trovate nella casa di lei (la sua opera di pulizia con il foulard era stata del tutto insufficiente). Inoltre Sandra aveva eliminato vasti brani dei file scritti da lei stessa sul caso Larsen e sul caso Churchill. Dopo aver assorbito la registrazione dei ricordi di Peter e dei suoi schemi di pensiero lei poteva capirlo, e — se non perdonarlo — almeno fare in modo che non fosse punito più di quanto lo avrebbe punito la sua stessa coscienza.
E lui non dubitava, infatti, che la coscienza gli avrebbe fatto sentire quel peso per tutti i restanti anni della sua vita. Eravamo in cammino sulla strada del paradiso, correvamo a testa bassa nella direzione opposta.
Peter si girò a guardare sua moglie. — Hai scritto qualcosa nella Lista dei Buoni Propositi per l’anno nuovo?
Cathy annuì. Gli gettò un’occhiata cauta. — Darò le dimissioni.
Lui restò a bocca aperta. — Cosa?
— Voglio lasciare la Doowap Advertising. Abbiamo più denaro di quel che ci serve, e tu stai arricchendo vergognosamente coi contratti del SoulDetector. Voglio tornare all’università e prendere la libera docenza in chimica.
— Sul serio?
— Sì. Sono già passata dalla segreteria a farmi dare i moduli per l’iscrizione.
Fra loro ci fu un minuto di silenzio, mentre Peter cercava di pensare a una risposta. — È un’ottima idea, naturalmente — disse infine. — Però, non… nessuno ti obbliga a farlo, no?
— Voglio farlo. — Cathy alzò una mano. — Non per te. Per me stessa. È importante.
Lui annuì. Poteva capirla.
La finestra sullo schermo della TV aveva zumato sul grande globo di Times Square che scendeva lento, mentre i numeri dell’orologio composti da file di lampadine bianche segnavano: 11:58 p.m.
— E la tua lista? — domandò lei.
— Che cosa?
— Tu non hai qualche buon proposito per l’anno nuovo? Lui ci pensò un momento, poi scrollò le spalle. — Arrivare al 2012.
Cathy gli strinse una mano. 11:59 p.m.
— Accendi l’audio — disse lei.
Peter premette il pulsante sul telecomando.
La folla stava ruggendo d’eccitazione. Mentre la mezzanotte si avvicinava, la maestra delle cerimonie — una sensuale deejay di MachMusic, la principale emittente musicale via cavo — guidava l’orda degli spettatori in un conto alla rovescia corale.
— Quindici. Quattordici. Tredici.
Nella finestra laterale il globo di Times Square continuava a scendere.
Peter allungò una mano sul tavolino da caffè e riempì due calici da vino con limpida acqua minerale.
— Dieci. Nove. Otto.
— Al nuovo anno — disse, porgendo uno dei calici a Cathy. Li fecero tintinnare in un brindisi.