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E come avrebbe potuto dirtelo, pensò Vickers, camminando al suo fianco tra i filari di granoturco, respirando l’aria di quel mondo vergine e nuovo che pareva così adatto, così meravigliosamente adatto agli uomini, come avrebbe potuto dirtelo senza fartelo vedere? Eppure lui te ne ha parlato, ed è stato come ai vecchi tempi, quando qualcuno veniva a parlare dei nuovi orizzonti e delle nuove terre a qualcuno che non li aveva visti, e le navi salpavano, le carovane si avviavano, e la gente veniva spinta da quel qualcosa che non si può definire.

«Non ce l’ha detto,» proseguì Asa Andrews, camminando più lentamente, «Ma ha semplicemente spiegato che c’era un posto nel quale servivano degli agricoltori, gente capace di lavorare e di rimboccarsi le maniche. Un territorio nuovo, ha detto, aperto molto di recente alla colonizzazione, nel quale c’era terra gratis per tutti, e un aiuto per incominciare, un posto dove avrei potuto guadagnarmi da vivere e avere una casa vera invece di un buco di appartamento in un casermone puzzolente, e io ho risposto che saremmo andati. Sul momento non mi sono neppure chiesto dove ci fosse della terra buona, al mondo, dove fosse rimasto un nuvo territorio aperto da poco alla colonizzazione. Gli ho risposto di sì, e lui ci ha avvertiti che, se andavamo, non avremmo più potuto tornare indietro. Allora io gli ho risposto, chi poteva aver voglia di tornare, se aveva la testa a posto? Proprio con queste parole. Ho detto che non m’importava sapere dov’era, in capo al mondo o su un altro mondo o all’inferno, a patto che fosse come lo aveva descritto… perché in questo caso, noi eravamo decisi a partire. Ed eccoci qua.»

«Non si è mai pentito?» domandò Vickers. «Non le sono mai venuti dei dubbi sulla decisione che ha preso?»

«Dei dubbi? È la fortuna più grande che ci sia mai capitata,» disse Andrews. «Aria buona per i ragazzi e da mangiare in abbondanza, e una casa nostra, senza padroni di casa che ci possano sbattere fuori. Niente da pagare, niente tasse. Proprio come sui libri di storia.»

«I libri di storia?»

«Sicuro. Come quando l’America era stata scoperta da poco e arrivarono i pionieri. Terra per tutti, terra in abbondanza, da rotolarcisi dentro, e ricca, così ricca che basta grattare un po’ il suolo e buttarci qualche seme per avere un raccolto. Una terra da coltivare e legna da ardere e per costruire, e la sera si può uscire a guardare il cielo, e il cielo è pieno di stelle, e l’aria così pulita e pura che frizza nel naso quando la si respira.»

Andrews si voltò a guardare Vickers con occhi scintillanti.

«È stata la cosa più bella che mi sia mai capitata,» disse, come se lo sfidasse a contraddirlo.

«Ma questi mutanti,» chiese Vickers, «non vi danno fastidi? Non la fanno da padroni?»

«Non fanno altro che aiutarci. Ci mandano un robot a darci una mano per il lavoro quando ne abbiamo bisogno, e ci mandano un robot che sta con noi nove mesi all’anno per fare scuola ai ragazzi. Pensi, un robot insegnante per ogni famiglia! Non è splendido? Un insegnante privato, come gli istitutori che sulla Terra possono permettersi soltanto i ricconi.»

«E i mutanti non le ispirano risentimento? Non sente che sono migliori di lei? Non li odia perché ne sanno più di lei?»

«Signor mio,» disse Asa Andrews, «non si faccia sentire a dire cose del genere da queste parti, o qualcuno finirà per conciarla per le feste. Appena siamo arrivati qui, ci hanno spiegato tutto. Hanno tenuto dei veri e propri corsi di indott… indottri…»

«Corsi di indottrinamento.»

«Già, proprio quelli. Proprio così. Ci hanno detto come stavano le cose, com’era la situazione, e tutto il resto che dovevamo sapere per stabilirci qui e vivere bene. Ci hanno detto quali erano le regole, e non è che siano molte.»

«Per esempio, non usare armi da fuoco,» disse Vickers.

«È una delle regole, infatti,» ammise Andrews. «Come ha fatto lei a saperlo?»

«Non è difficile immaginarlo. Non ho udito uno sparo, da quando sono qui, e questi boschi sono ricchi di selvaggina. E lei se ne va in giro con l’arco e le frecce.»

«Un’altra regola è che se litiga con qualcuno e non può sistemare la cosa pacificamente, si va tutti e due alla Grande Casa, e là trovano il modo di mettere tutti d’accordo. E se uno si ammala bisogna informarli subito, così mandano un dottore e tutto il necessario. Praticamente, tutte le regole sono a nostro beneficio. Obbedirle è nel nostro interesse, perciò chi potrebbe pensare a fare altrimenti?»

«E il lavoro?»

«Il lavoro?»

«Dovrete pur guadagnare un po’ di denaro, no?»

«Non ancora,» disse Andrews. «I mutanti ci hanno dato tutto quello che ci occorre. Noi non facciamo altro che coltivare la terra. Loro la chiamano… mi faccia pensare… qual è la parola giusta?… oh, sì, la chiamano fase pastorale-feudale. Ha mai sentito questa parola?»

«Ma loro debbono avere delle fabbriche,» insistette Vickers, senza rispondere alla domanda. «Dei posti dove producono le lamette per barba e il resto. Avranno bisogno di operai che ci lavorino… di mano d’opera…»

«Vede, loro si servono dei robot. Da un po’ di tempo hanno cominciato a produrre un’automobile che dura in eterno. La fabbrica è poco lontano da qui. Ma ci lavorano i robot. Lei sa cos’è un robot, vero?»

Vickers annuì.

«Be’, in fondo mi sembra che sia giusto così, che le cose siano più naturali, a questo modo,» spiegò Andrews. «Un uomo può coltivare la terra, e fare tutto quello che gli uomini hanno sempre fatto. Per costruire delle macchine, bastano delle altre macchine. Era un peccato che sulla vecchia Terra facessero tutto il contrario.»

«Forse sì,» disse Vickers. «Forse ha proprio ragione.» Si guardò intorno, per un momento, e disse, «C’è un’altra cosa. Mi chiedevo… chissà dove sono gli indigeni?»

«Gli indigeni?»

«Sicuro… gli abitanti di questa terra. Quelli che sono nati qui, che c’erano prima che arrivaste voi. Se ci sono degli abitanti, su questa terra.»

«Non ce ne sono,» disse Andrews.

«Ma in tutto il resto è identica all’altra Terra,» disse Vickers. «Gli alberi, i fiumi, gli animali…»

«Non ci sono indigeni,» disse Andrews, in tono definitivo. «Né indiani, né altri.»

E quella, dunque, pensò Vickers, era la differenza rispetto alla Terra che stava un poco più avanti, la minuscola aberrazione che rendeva diverso un mondo. Nel passato, chissà come, c’era stato qualcosa che aveva impedito l’ascesa dell’Uomo, qualche incidente di poco conto, senza dubbio: la scintilla dell’intelligenza non si era accesa. Lì non c’era stato nessuno che aveva fatto schizzare il fuoco dalle selci, che aveva afferrato una pietra per farne un’arma, che aveva formulato una domanda nel suo cervello animalesco… le domande che negli anni futuri sarebbero diventate un canto o un dipinto, o un paragrafo di una scrittura squisita o una poesia fluente…

Qualcosa era mancato, un piccolo incidente si era verificato, o un altro piccolo incidente non si era verificato nel momento giusto, e quella Terra aveva seguito il suo corso solo con i fiumi e i mari e le piante e le stagioni, gli animali e le correnti e le foglie, e l’Uomo non aveva percorso il sentiero che lo aveva portato avanti, nel corso dei millenni, sulla Terra madre. Ed era strano vedere come quel mondo vergine fosse sereno e accogliente, un mondo che non aveva conosciuto l’ascesa dell’Uomo, mentre l’altro mondo era così cupo e grigio e strano, anche se l’Uomo aveva voluto costruirlo a sua misura, o per lo meno piegarlo ai suoi voleri.