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«Ma avrei potuto…»

«Sì,» disse Flanders, «avrebbe potuto diventarne consapevole nel suo corpo: ma c’è un altro fattore… la memoria innata. I suoi geni contengono il fattore della memoria innata, un’altra mutazione non più frequente degli ascoltatori telepatici. Prima che Jay Vickers cominciasse ad avere dei figli, volevamo che fosse interamente consapevole della sua facoltà dell’intuizione.»

Vickers ricordò le ipotesi che aveva formulato sulla possibilità della memoria innata, standosene disteso sul materasso di foglie di granturco, nella soffitta della casa di Andrews. La memoria innata, una memoria trasmessa di padre in figlio. Suo padre aveva saputo dell’esistenza della memoria innata: aveva intuito anche quello. L’aveva saputo, o almeno l’aveva ricordato quando era venuto il momento di saperlo, quando lui stava diventando… cercò la parola, a tentoni… consapevole.

«Dunque è così,» disse Vickers. «Voi volete che orienti la mia intuizione su Crawford; e volete i miei figli perché anch’essi saranno dotati della stessa facoltà.»

Flanders annuì.

«Mi pare che adesso ci siamo capiti.»

«Sì,» disse Vickers. «Ne sono certo. Innanzitutto, volete che io fermi Crawford. È un ordine. E se io fissassi un prezzo, per farlo?»

«Possiamo offrirle un prezzo,» disse Flanders. «Un prezzo ottimo. Penso che le interesserà.»

«Provi.»

«Lei ha chiesto di Kathleen Preston. Ha chiesto se esisteva e posso risponderle che esiste. Quanti anni aveva quando l’ha conosciuta, tra l’altro?»

«Diciotto.»

Flanders annuì, oziosamente.

«Un’età splendida.» E fissò Vickers. «Non è d’accordo?»

«Allora mi pareva splendida.»

«Ed era innamorato di lei,» disse Flanders.

«Ero innamorato di lei.»

«E Kathleen Preston la ricambiava.»

«Credo di sì,» disse Vickers. «Non posso esserne sicuro… ripensandoci adesso, non posso esserne sicuro, naturalmente. Ma credo di sì.»

«Può essere certo che era innamorata di lei.»

«Mi dirà dov’è?»

«No,» disse Flanders. «Non glielo dirò.»

«Ma…»

«Quando avrà portato a termine la sua missione, tornerà ad avere diciotto anni.»

«E questo sarà il prezzo,» disse Vickers. «Il compenso che riceverò. Riavrò un corpo che era mio. Ritornerò ad avere diciott’anni.»

«L’idea l’attira?»

«Sì, penso di sì,» disse Vickers. «Ma lei non capisce, Flanders. Il sogno dei miei diciotto anni è svanito. È stato ucciso nel corpo quarantenne di un androide. Non si tratta soltanto dei diciotto anni del corpo fisico… ma di qualcosa d’altro. Sono gli anni dell’avvenire, e le promesse della vita, e i sogni assurdi e irrealizzabili di quegli anni, e l’amore che ti accompagna alla primavera dell’esistenza.»

«Diciotto anni,» disse Flanders. «Diciotto anni e una buona probabilità di diventare immortale e Kathleen Preston, di nuovo diciassettenne.»

«Kathleen?»

Flanders annuì.

«Tutto com’era prima,» disse Vickers. «Ma non sarà più come prima. C’è qualcosa che non va. Qualcosa che è fuggito via.»

«Esattamente come prima,» insistette Flanders. «Come se tutti questi anni non fossero mai esistiti.»

38

Dunque era un mutante, dopotutto, nel corpo di androide, e quando avesse fermato Crawford, sarebbe stato un mutante diciottenne innamorato di una mutante diciassettenne, e prima che morissero c’era la possibilità che l’ascoltatore carpisse il segreto dell’immortalità. E se era così, allora lui e Kathleen avrebbero passeggiato per sempre nelle valli fatate, e avrebbero avuto figli mutanti dotati di straordinarie facoltà d’intuizione, e tutti avrebbero vissuto un’esistenza che gli stessi antichi dei pagani della Terra avrebbero invidiato.

Vickers gettò via le coperte, scese dal letto e si accostò alla finestra. Guardò, al chiaro di luna, la valle fatata in cui aveva passeggiato quel giorno, tanto tempo prima, e vide che la valle era vuota, e vuota sarebbe rimasta, qualunque cosa lui facesse.

Aveva portato in sé quel sogno per più di vent’anni, e adesso che il sogno si avverava, si accorgeva che era contaminato da tutto il tempo trascorso, che non esisteva la possibilità di ritornare a quel giorno del 1966, che un uomo non può ritornare veramente a ciò che ha lasciato.

Non si potevano cancellare gli anni vissuti, non si potevano ammucchiare ordinatamente in un angolo e poi andarsene lasciandoli lì. Potevi cancellarli dalla tua mente e dimenticarli, ma non per sempre, e sarebbe venuto il giorno in cui si sarebbero riaffacciati. E quando ti avessero ritrovato, tu avresti scoperto di aver vissuto non una sola menzogna, ma due.

Quella era la cosa più tremenda: non potevi nasconderti al passato.

La porta si aprì, scricchiolando, e Vickers si voltò.

Sulla soglia stava Hezekiah, e la luce fioca del ballatoio scintillava sul suo involucro di plastica e di metallo.

«Il signore non riesce a dormire?» chiese il robot. «Forse potrei fare qualcosa. Magari un sonnifero, oppure…»

«C’è qualcosa che puoi fare,» disse Vickers. «C’è una documentazione che vorrei vedere.»

«Una documentazione, signore?»

«Sì. Quella della mia famiglia. Devi averla, da qualche parte.»

«In archivio, signore. Posso andarla a prendere subito. Se aspetta un momento…»

«E anche la documentazione dei Preston,» aggiunse Vickers. «Della famiglia Preston.»

«Sì, signore,» disse Hezekiah. «Un momento solo.»

Vickers accese la lampada sul comodino e sedette sull’orlo del letto e comprese ciò che doveva fare.

La valle fatata era un luogo vuoto. Il chiaro di luna che si infrangeva sul candore delle colonne era un ricordo senza vita né colore. Il profumo di rose di quella lontana notte di giugno era stato portato via dal vento di quegli anni.

Ann, si disse. Mi sono comportato troppo a lungo da stupido, con Ann. «Che ne dici, Ann,» disse, sottovoce. «Abbiamo litigato e discusso e ci siamo serviti dei litigi e delle discussioni per nascondere l’amore che entrambi provavamo e se non fosse stato per colpa mia, del mio sogno di quella valle, del sogno che si raffreddava senza che io lo sapessi, avremmo capito da tanto tempo la verità.»

Ci hanno portato via, pensò, a tutti e due, il diritto di vivere la nostra vita nel corpo in cui abbiamo imparato a conoscere il mondo. Hanno fatto di noi due cose che non sono né un uomo né una donna, ma passano per un uomo e per una donna, e noi camminiamo per le vie della vita come ombre che guizzano lungo un muro. E adesso vorrebbero toglierci la dignità della morte, la coscienza di aver compiuto la nostra missione, e ci farebbero vivere una menzogna: io, un androide mosso dalla forza vitale di un uomo che non sono io; e tu, viva d’una vita che non ti appartiene.

«Al diavolo tutti,» disse. «Al diavolo questa doppia vita, questa esitenza di essere artificiale.»

Sarebbe ritornato all’altra Terra e avrebbe cercato Ann Carter e le avrebbe detto che l’amava, non come si poteva amare un ricordo fatto di rose e di chiaro di luna, ma come amano un uomo e una donna quando lo slancio della giovinezza è passato, e insieme vogliono vivere ciò che resta loro della vita, e lui avrebbe scritto i suoi libri, e lei avrebbe continuato il suo lavoro, e avrebbero dimenticato, come potevano, questa faccenda dei mutanti.

Ascoltò la casa, quei lievi mormoni di una casa, di notte, che di giorno non si notano, quando è piena dei suoni umani. E pensò che se ascoltavi attentamente e conoscevi il linguaggio, la casa ti narrava le storie che volevi ascoltare, poteva dirti l’espressione, e il modo in cui veniva pronunciata una parola, e cosa poteva fare o pensare un uomo quando restava solo.

La documentazione non gli avrebbe narrato la storia che voleva conoscere, né tutta la verità che sperava di scoprire: ma gli avrebbe detto chi era stato, e qualcosa del povero contadino e di sua moglie, che erano stati suo padre e sua madre.