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E il suo amore per Ann Carter? Di fronte alla possibilità che fosse Ann la parte sconosciuta, che ne era della tenerezza che aveva sentito all’improvviso per lei, dopo gli anni delle rose e del chiaro di luna… che ne era di quell’amore?

Quell’amore non poteva esistere, lo sapeva. Se Ann era la terza, non poteva esserci amore tra loro. Non potevi amare te stesso come un’altra persona. Non potevi amare una sfaccettatura di te stesso, o lasciare che una sfaccettatura di te stesso ti amasse. Non potevi amare una persona che ti era più vicina d’una sorella o di una madre…

Per due volte aveva conosciuto l’amore di una donna, e per due volte gli era stato tolto, e adesso non aveva altra scelta che compiere la missione assegnatagli.

Aveva promesso a Crawford che, quando avesse saputo ciò che succedeva, sarebbe tornato a parlargli, e insieme avrebbero cercato di scoprire se esisteva la possibilità di un compromesso.

Ma ormai non c’erano compromessi, lo sapeva.

Non c’erano, se la sua intuizione era esatta.

E Flanders aveva detto che l’intuizione era migliore del ragionamento, un modo più maturo e più adulto di arrivare alla soluzione di un problema. Un metodo, gli aveva detto Flanders, che liquidava il sentiero tortuoso, usato dalla razza umana per tutti gli anni formativi.

Perché l’arma segreta era l’arma vecchissima della guerra, scatenata con cinismo matematico e con precisione calcolata.

E a quante guerre, si chiese, poteva sopravvivere la razza umana? E la risposta pareva essere: solo a un’altra vera guerra.

I mutanti erano il fattore di sopravvivenza del genere umano: e adesso non gli restava più nulla, né Kathleen né Ann, neppure, forse, la speranza di un’umanità personale… eppure doveva operare meglio che poteva per portare avanti la migliore speranza del genere umano.

Qualcuno bussò alla porta.

«Sì,» disse Vickers. «Avanti.»

«La colazione, signore,» disse Hezekiah, «sarà pronta appena lei avrà finito di vestirsi.»

42

Flanders aspettava in sala da pranzo, quando Vickers scese.

«Gli altri se ne sono andati,» disse Flanders. «Avevano del lavoro da sbrigare. E io e lei dobbiamo fare dei piani.»

Vickers non rispose. Prese una sedia, e si mise di fronte a Flanders. Il sole entrava dalla finestra, e scendeva sulle spalle di Flanders, e la sua testa spiccava nettamente contro il vetro della finestra, e i capelli bianchi formavano un alone lanuginoso. Gli abiti, notò Vickers, erano ancora un po’ sciatti, e la cravatta aveva visto giorni migliori, ma era sempre lindo, e la faccia era pulita fino ad apparire lustra.

«Ho visto che Hezekiah le ha trovato dei vestiti,» disse Flanders. «Non so cosa faremmo senza Hezekiah. È lui che si prende cura di noi.»

«E anche il danaro,» disse Vickers. «Ne ho trovato un pacco sul comò, accanto alla camicia e alla cravatta. Non sono stato a contarlo, ma debbono essere parecchie migliaia di dollari.»

«Naturalmente. Hezekiah pensa a tutto.»

«Ma io non ho bisogno di parecchie migliaia di dollari.»

«Li tenga,» disse Flanders. «Ne abbiamo a pacchi.»

«A pacchi?»

«Certo. Continuiamo a farli.»

«Vuol dire che li falsificate?»

«Oh, santo cielo, no,» disse Flanders. «Anche se ci abbiamo pensato spesso. Un’altra corda al nostro arco, si potrebbe dire.»

«Inondare il mondo normale di danaro falso?»

«Non sarebbe falso. Potremmo riprodurlo esattamente. Spargere nel mondo cento miliardi di dollari di danaro nuovo, e sarebbe un bel guaio.»

«Capisco,» disse Vickers. «Mi sorprende che non l’abbiate fatto.»

Flanders gli lanciò un’occhiata acuta.

«Ho l’impressione che ci disapprovi.»

«In un certo senso,» disse Vickers.

Hezekiah portò un vassoio con grandi bicchieri di succo d’arancio fresco, piatti di uova strapazzate e bacon, toast imburrati, un barattolo di marmellata e un bricco di caffè.

«Buongiorno, signore,» disse a Vickers.

«Buongiorno, Hezekiah.»

«Ha notato,» chiese il robot, «che splendida mattinata?»

«L’ho notato,» disse Vickers.

«Il tempo, qui, è straordinariamente bello,» disse Hezekiah, «molto più bello, a quanto mi dicono, che sulla Terra più avanti.»

Servì in tavola e tornò in cucina: potevano sentirlo muoversi, indaffarato nei lavori domestici.

«Siamo stati umanitari,» disse Flanders. «Per quanto era possibile. Ma avevamo un compito da svolgere, e di tanto in tanto abbiamo pestato i piedi a qualcuno. Può darsi che dovremo diventar un po’ più bruschi, adesso: ci siamo costretti. Se Crawford e la sua banda se la fossero presa più calma, tutto sarebbe andato bene, e non saremmo stati obbligati a far del male a loro né a nessun altro. Ancora dieci anni a disposizione, e sarebbe stato più facile. Ancora vent’anni e sarebbe stato uno scherzo. Ma adesso non è più una cosa facile né sicura. Adesso è quasi una rivoluzione. Se avessi avuto a disposizione vent’anni, sarebbe stata un’evoluzione.

«Con un po’ di tempo avremmo potuto impadronirci non solo dell’industria e della finanza mondiale, ma anche del governo mondiale, ma non ce ne hanno lasciato il tempo. La crisi è venuta troppo presto.»

«Ciò che ci serve, adesso,» disse Vickers, «è una controcrisi.»

Flanders non mostrò di averlo ascoltato.

«Abbiamo creato società fantoccio,» continuò. «Avremmo dovuto crearne altre, ma non avevamo il personale per far funzionare quelle che già avevamo. Se avessimo avuto il personale, avremmo potuto estendere la produzione di certi oggetti fondamentali. Ma quel po’ di personale che avevamo ci serviva in tanti altri posti… in certi punti critici, oppure per cercare altri mutanti da arruolare nel nostro gruppo.»

«Debbono esserci molti mutanti,» disse Vickers.

«Sono abbastanza numerosi,» ammise Flanders, «ma in buona parte sono così coinvolti negli affari del mondo normale che è impossibile districarli. Prenda un uomo mutante sposato a una donna normale. In nome dei princìpi umanitari, non si può distruggere un matrimonio felice. Poniamo che alcuni dei loro figli siano mutanti… che cosa si può fare? Nulla di nulla. Si osserva e si aspetta. Quando i figli crescono e se ne vanno per conto loro, si possono avvicinare: ma prima no.

«Prenda un banchiere o un industriale, sulla cui spalle si regge un impero economico. Gli dica che è un mutante, e le riderà in faccia. Si è fatto un posto nella vita; è soddisfatto; se un tempo aveva dell’idealismo, ormai è sparito sotto la scorza esteriore dell’individualismo. È fedele al modello di vita che si è fatto, e nulla di quanto possiamo offrirgli lo interessa.»

«Potreste provare con l’immortalità,» suggerì Vickers.

«Noi non abbiamo l’immortalità.»

«Avreste dovuto attaccare al livello governativo.»

Flanders scosse il capo. «Non potevamo. Qualcosa abbiamo fatto, ma non molto. Con mille posizioni importanti nei governi del mondo, avremmo potuto combinare tutto in fretta e senza difficoltà. Ma non avevamo i mille mutanti da addestrare per compiti governativi e diplomatici.

«Con sistemi diversi, abbiamo scongiurato una crisi dopo l’altra. I carboidrati hanno alleviato una situazione che avrebbe portato a una guerra. Aiutando l’Occidente a realizzare la bomba all’idrogeno con anni di anticipo abbiamo fermato l’Oriente proprio quando stava per colpire. Ma non eravamo abbastanza forti, e non avevamo neppure il tempo, per realizzare un programma ben preciso a lungo termine, perciò siamo stati costretti a improvvisare. Abbiamo introdotto i vari beni di consumo eterni perché era l’unico modo rapido a noi noto di indebolire il sistema socioeconomico della Terra e, naturalmente, questo significava che prima o poi avremmo forzato le industrie terrestri ad allearsi contro di noi.»