«Ora il signor Vickers è venuto qui spontaneamente, e mi ha fatto capire di avere portato con sé, forse, una possibilità di soluzione. Non mi ha detto quale possa essere la soluzione, perciò l’ho condotto qui. Sta a voi, naturalmente, decidere se volete ascoltare quanto ha da dire.»
La reazione fu immediata.
«Ma certo,» disse uno. «Lasciatelo parlare.»
E un altro;
«Con piacere.»
Molti altri annuirono, approvando. Ci fu un brusio diffuso, che si calmò quasi subito.
Crawford si rivolse a Vickers:
«Le do la parola.»
Vickers andò a capotavola, pensando: Fin qui, tutto bene. Adesso deve funzionare anche il resto. Non devo commettere errori. Debbo farcela. Perché non c’erano vie di mezzo: o vinceva o perdeva. E giunti a questo punto, non c’erano neppure possibilità di tirarsi indietro.
Posò l’astuccio del filmato sul tavolo, sorrise, e disse:
«Questa non è un’arma infernale, signori. È un film che, con il vostro permesso, vi mostrerò tra poco.»
Nessuno di loro rise. Rimasero seduti a guardarlo, e le loro facce erano indecifrabili, ma lui poteva sentire il gelo del loro odio che lo avvolgeva, che pareva un’entità fisica presente nell’aria. Non c’era bisogno delle doti dei telepati per capire perché lo odiavano. E per capire anche le ragioni di quel loro odio.
«Voi state per scatenare una guerra,» disse. «Vi siete riuniti qui per decidere se potete aprire il rubinetto…»
Le facce bianche parvero protendersi tutte verso di lui.
Uno di loro disse:
«Vickers, lei è un coraggioso, oppure è uno stupido.»
«Sono venuto qui,» disse Vickers, senza curarsi dell’interruzione, «per porre fine alla guerra prima che incominci.»
Si frugò in tasca, e con un movimento rapido estrasse la mano e gettò sulla tavola un oggetto.
«È una trottola,» disse. «Ci giocano i bambini… o ci giocavano. Voglio parlarvi un poco di una trottola.»
«Una trottola?» fece qualcuno. Cos’è questa sciocchezza?»
Ma il banchiere che si trovava alla sua destra disse, in tono che si manteneva freddo, ma nel quale vibrava un sottofondo di ricordi:
«Una trottola. Io ne avevo una così, da bambino. Non ne fabbricano più. Non ne ho più viste da anni.»
Allungò la mano, raccolse la trottola, e la fece girare sul piano lucido del tavolo. Gli altri allungarono il collo per guardarla.
Vickers diede un’occhiata all’orologio. Tutto secondo la tabella di marcia. E adesso, se non succedeva niente…
«Qualcuno, tra voi, può associare l’idea della trottola a qualcosa di più vicino nel tempo, e di più concreto,» disse. «Lei ricorda la trottola, Crawford? Quella che era nella mia stanza, quella notte?»
«La ricordo,» disse Crawford.
«Lei la fece girare, e la trottola sparì,» disse Vickers.
«E poi ricomparve.»
«Crawford, perché la fece girare?»
Crawford s’inumidì le labbra, nervosamente.
«Non so perché. Forse è stato un tentativo di recuperare l’infanzia, l’impulso di ritornare bambino.»
«E mi ha chiesto a cosa serviva la trottola.»
«Lei mi ha detto che serviva per andare nella terra incantata, e io ho riposto che una settimana prima avrei affermato che eravamo pazzi… lei per avere detto una cosa simile, e io per averla ascoltata.»
«Però, prima che io entrassi, lei aveva fatto girare la trottola. Mi dica, Crawford, perché l’aveva fatto?»
«Avanti,» insistette il banchiere. «Glielo dica.»
«L’ho detto,» disse Crawford. «Le ho appena detto una ragione.»
Dietro Vickers si aprì una porta. Girò la testa e vide una segretaria che chiamava Crawford con un cenno.
In perfetto orario, pensò. Funzionava tutto come per magia. Ann era al telefono e Crawford veniva chiamato fuori dalla sala, per parlare con lei. Tutto secondo i suoi piani, perché se Crawford era presente il progetto sarebbe stato irrealizzabile.
«Signor Vickers,» disse il banchiere, «la faccenda della trottola m’incuriosisce. Che rapporto può esistere tra una trottola e il problema con cui ci troviamo alle prese?»
«Una specie di analogia,» rispose Vickers. «Vi sono certe differenze fondamentali tra i normali e i mutanti, e io posso spiegarle meglio servendomi di una trottola. Ma prima, vorrei mostrarvi il filmato. Poi vi spiegherò tutto, e voi mi comprenderete meglio. È necessario comprendere totalmente gli aspetti del problema, e la trottola rappresenta, in un certo senso, la migliore analogia e anche il metro di valutazione più esatto.» Lo ascoltavano, curiosi, in parte sconcertati. Erano decisi ad ascoltarlo, perché per la prima volta un mutante veniva a parlare con loro, e malgrado il loro odio e la loro paura non volevano perdere un’occasione che non si sarebbe ripresentata. Il loro dito era metaforicamente puntato sul bottone che avrebbe scatenato la guerra, e non avevano fretta di premere quel bottone, per lo meno pensavano di avere il tempo per premerlo dopo avere ascoltato.
Li aveva incuriositi, dapprima con la sua presenza inattesa, poi con le strane cose che aveva fatto… la proposta di proiettare un film, e l’esibizione di una trottola. Erano curiosi, e la curiosità era il primo, necessario elemento sul quale lui poteva e doveva contare.
«Una volta compreso il problema, la soluzione che porto vi sarà chiarissima. Con il vostro permesso, signori.»
E prese l’astuccio dal tavolo.
«Ma certo,» disse il banchiere. «Faccia pure.»
La sala era attrezzata. Crawford gli aveva indicato la scaletta che portava nella cabina di proiezione, e Vickers la salì, e aprì la porta, prima di entrare.
Il proiettore era pronto. La cabina era attrezzata con strumenti complicatissimi, ma il proiettore era, semplicemente, quello che lui desiderava, e andava bene.
Ora doveva agire in fretta e con sicurezza, perché Ann non avrebbe potuto trattenere molto a lungo Crawford all’apparecchio, e doveva tenerlo fuori dalla sala delle riunioni per almeno cinque minuti. Ann aveva chiesto di lui, e Crawford era stato avvertito della chiamata, e naturalmente era andato a rispondere personalmente, per scoprire che cosa volesse Ann, forse sospettoso di qualche piano dei mutanti… anche se neppure Crawford avrebbe potuto realmente diffidare di un uomo solo che si presentava, disarmato, con una proposta di accordo, nel cuore dell’organizzazione che gli dava la caccia e che combatteva per non permettere a lui e ai suoi simili di prendere, mai, il sopravvento sulla Terra numero Uno.
Cinque minuti, per giocare la sua carta.
Sistemò la pellicola nel rullo, e la fece passare tra le lenti con dita tremanti, l’inserì nella bobina inferiore e poi controllò rapidamente il lavoro svolto.
Sembrava tutto a posto.
Trovò gli interruttori e li accese, e il cono di luce si avventò al di sopra del tavolo delle conferenze, e sullo schermo apparve una trottola dai colori vivaci, che roteava, con le strisce che salivano e sparivano, salivano e sparivano…
Il commento del filmato disse: Ecco una trottola, un giocattolo molto semplice che tuttavia presenta una delle illusioni più sconcertanti…
Le parole erano quelle esatte, Vickers lo sapeva. Gli esperti robot avevano scelto le parole esatte, intessendole in rapporti esatti, con l’esatta inflessione, in modo da conferire loro il massimo valore semantico. Le parole avrebbero incatenato gli spettatori, fissando la loro attenzione sulla trottola, mantenendovela dopo pochi secondi.
Vickers scese lentamente le scale e si accostò alla porta. Se Crawford fosse tornato, avrebbe potuto trattenerlo fino a quando il lavoro si fosse compiuto.
Il commento disse: Ora, se osservate attentamente, vedrete che le linee colorate sembrano salire su per il corpo della trottola e scomparire. Un bambino, guardando le linee colorate, potrebbe chiedersi dove vanno a finire, e potrebbe chiederselo chiunque…