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«C’è una cosa che lei dimentica,» disse Crawford. «I carboidrati.»

E questo era vero, pensò Vickers. I carboidrati erano qualcosa di ben diverso dalla spietata concorrenza di cui aveva parlato.

I carboidrati costituivano la differenza.

C’era stata una carestia in Cina, come al solito, ricordò, e un’altra che aveva minacciato l’India, come al solito, e il Congresso americano aveva discusso, come al solito, secondo linee strettamente personali e politiche, chi bisognava aiutare e come, e se anzi era il caso di aiutare qualcuno.

Poi era uscita la notizia sui quotidiani del mattino. Un oscuro laboratorio aveva realizzato la sintesi degli idrati di carbonio. La notizia non precisava che il laboratorio era oscuro: questo si era scoperto in seguito. E ancora più tardi si era scoperto che, in realtà, nessuno ne aveva mai sentito parlare, e che il laboratorio era letteralmente spuntato come un fungo in una giornata di pioggia, dalla sera alla mattina.

C’erano stati certi capitani d’industria, ricordò Vickers, che fin dall’inizio avevano attaccato i fabbricanti di carboidrati sintetici, affermando che non potevano durare.

Ma non era andata così. La società poteva essere poco ortodossa nel modo di trattare gli affari, ma era nata per durare. Pochi giorni dopo il primo annuncio, il laboratorio aveva fatto sapere che non intendeva vendere i suoi prodotti, ma che li avrebbe distribuiti gratuitamente alle persone che ne avessero avuto bisogno… persone, però, non popoli o governi o paesi, bensì persone che fossero in stato di bisogno e non potessero guadagnare il denaro necessario per acquistare cibo a sufficienza. Non soltanto gli affamati, ma anche i sottoalimentati, quella parte della popolazione mondiale che non sarebbe morta di fame, ma che avrebbe sofferto di malattie e di disturbi, fisici e mentali, perché non aveva mai di che nutrirsi a sufficienza.

Questo aveva provocato le reazioni dei governi. Ma era stato impossibile combattere la nuova organizzazione. Come per magia, erano spuntati degli uffici, in India e in Cina, in Francia e in Inghilterra e in Italia, in America e in Islanda e in Irlanda e in Nuova Zelanda, e i poveri arrivavano a frotte e non venivano mai respinti. Senza dubbio c’erano anche quelli che approfittavano della situazione, che mentivano e ritiravano viveri cui non avevano diritto, ma c’era voluto poco tempo e poi era stato possibile constatare che agli uffici questo non importava.

Un’organizzazione forte, aveva detto Crawford. Forte come noi. E anche di più. E, pensandoci, non avrebbe potuto essere altrimenti.

Da soli, certo, i carboidrati non costituivano un’alimentazione sufficiente per le moltitudini affamate. Ma era sempre meglio che niente, e per molti il risparmio rappresentato dai carboidrati gratuiti assicurava il denaro necessario per acquistare un po’ di carne, scomparsa dalle loro tavole ormai da parecchi mesi.

E questo, pensò Vickers, doveva aver sconvolto l’economia mondiale. Strano, non averci pensato prima.

«Abbiamo fatto indagini sui carboidrati,» stava dicendo Crawford. «e non abbiamo trovato niente su cui basarci, come negli altri casi. Quindi, per quanto ne sappiamo noi, i carboidrati non vengono fabbricati, prodotti… esistono, e basta. Vengono spediti agli uffici di distribuzione da molti magazzini, e nessun magazzino è abbastanza grande per contenere le scorte per più di un paio di giorni. Non riusciamo a trovare le fabbriche, e non troviamo traccia dei mezzi di trasporto usati per trasferire il prodotto… oh, certo, dai magazzini ai punti di distribuzione è facile seguire la traccia, ma non sappiamo in qual modo arrivi la roba ai magazzini. È come la vecchia storia narrata da Hawthorne… il bricco di latte che non si vuotava mai.»

«Forse,» disse Vickers, «converrebbe anche a voi mettervi nell’affare dei carboidrati.»

«Buona idea,» disse Crawford, «ma non sappiamo come. Anche a noi piacerebbe fabbricare un’automobile Aeterna, o lamette da barba che durano per sempre, ma non sappiamo come fare. Abbiamo incaricato tecnici e scienziati di studiare i problemi, e non sono più vicini alla soluzione del giorno in cui hanno cominciato.»

«E che cosa succede quando gli uomini rimasti senza lavoro hanno bisogno di qualcosa di più dei viveri gratuiti?» domandò Vickers. «Quando le loro famiglie sono ridotte a vestirsi di stracci, e hanno bisogno d’indumenti? E cosa accade quando vengono buttati in mezzo a una strada, perché non hanno il denaro per pagare l’affitto?»

«Credo di essere in grado di rispondere a questa domanda. Da un giorno all’altro salterà fuori qualche altra società filantropica che fornirà vestiario e alloggio. Adesso stanno già vendendo case a cinquecento dollari a vano, e il prezzo è più o meno simbolico. Perché non regalarle addirittura? Perché non produrre capi d’abbigliamento che costino non più di un decimo o di un ventesimo di quel che si pagano oggi? Un vestito da uomo per cinque dollari, diciamo. O un abito da donna per cinquanta centesimi.»

«E lei ha un’idea di quello che verrà, adesso?»

«Una parte importante del nostro lavoro consiste nel tentare di prevederlo,» disse Crawford. «Avevamo previsto che presto sarebbe apparsa l’automobile, e infatti è saltata fuori. Avevamo previsto anche le case, e le stanno sfornando. L’abbigliamento dovrebbe essere una delle prossime novità.»

«Vitto, alloggio, trasporto, abbigliamento,» disse Vickers. «Sì. Sono quattro esigenze fondamentali.»

«E possiedono anche carburante ed energia,» aggiunse Crawford. «Aspetti che una buona percentuale della popolazione mondiale si stabilisca in quelle case nuove, con l’energia solare, e potrà cancellare dall’elenco le industrie energetiche, e i conflitti di energia.»

«Ma chi è che fa questo?» domandò Vickers. «Lei mi ha dichiarato di non saperlo. Però è impossibile che non abbia qualche idea, qualche ipotesi attendibile.»

«Neppure l’ombra. Abbiamo gli organigrammi delle loro organizzazioni e delle loro società. Non riusciamo a trovare gli uomini che figurano negli elenchi: sono nomi che non abbiamo mai sentito.»

«Ma dovreste trovare un appiglio, in questo fatto, almeno.»

«E come?» Crawford batté le palpebre. «Le ho detto che sono coperti.»

E se il signor Crawford lo diceva, doveva essere così, pensò Vickers.

«La Russia, forse?»

Crawford scrollò il capo.

«Anche al Cremlino sono preoccupatissimi. La Russia collabora attivamente con noi. E questo dovrebbe dimostrare fino a qual punto è spaventata.»

«Anche loro hanno gli stessi problemi?»

«Anche loro hanno gli stessi problemi.»

Vickers inarcò un sopracciglio.

«E neppure loro possono fare niente per fermarli?»

«Neppure loro.»

Ci fu una breve pausa di silenzio.

Per la prima volta, Crawford si mosse. Staccò le mani che teneva intreciate sulla pancia, afferrò i braccioli della poltrona massiccia, e si raddrizzò.

«Suppongo,» disse, «che si stia domandando cosa c’entra lei, con tutto questo.»

«Mi sembra naturale.»

«Vede, il problema è complesso.» Crawford lo scrutò, con quei suoi strani occhi azzurri. «Ci hanno presi di sorpresa, questo è vero. E sono organizzati. E noi ci troviamo in una brutta situazione. Non possiamo uscire allo scoperto, a questo punto, e dichiarare: ’Eccoci qua: siamo una confederazione delle forze industriali mondiali, e ci battiamo per difendere il vostro sistema di vita’. Non possiamo spiegare al pubblico la situazione. Riderebbero tutti di noi. In fondo, non si può dire alla gente che un’auto che dura in eterno, o una casa che costa solo cinquecento dollari a vano, sia una brutta cosa. Non possiamo dire niente, eppure è necessario dirlo. Non possiamo parlare noi. Perciò vogliamo che lei scriva un libro sull’argomento.»