«Non capisco…» cominciò Vickers, ma Crawford lo interruppe a metà della frase.
«Dovrebbe scriverlo come se le ricerche le avesse svolte lei stesso. Dovrebbe accennare a fonti ben informate, troppo altolocate per nominarle. Lei è abbastanza conosciuto, e abbastanza abile, per farlo. Noi le forniremo tutti i dati, ma il materiale dovrebbe figurare come suo. E sarebbe, le assicuro, il libro più diffuso del mondo. Provvederemmo noi a questo.»
Un libro. Per dire alla gente che era un male possedere un’auto eterna, e una lametta che non bisogna buttare, e tutte le altre cose. Un libro che sarebbe diventato, diceva il signor Crawford, il più diffuso del mondo.
Vickers si alzò, lentamente. Tese la mano, e riprese il cappello.
«Grazie dell’offerta,» disse. «Non ci sto.»
7
Ann Carter disse a Vickers:
«Un giorno o l’altro, Jay, mi arrabbierò sul serio con te e ti farò a pezzi. E forse allora riuscirò a scoprire che cos’hai dentro.»
«Ho un libro da scrivere,» disse Vickers. «Lo sto scrivendo. Che altro vuoi?»
«Quel libro poteva aspettare. Potresti scriverlo in qualunque altro momento. Questo, invece, no.»
«Avanti, continua: dimmi che ho buttato via un milione di dollari, e la celebrità assicurata per sempre. È a questo che stai pensando.»
«Avresti potuto chiedere una cifra enorme per scriverlo, e ottenere dall’editore un contratto che non ti saresti mai sognato, e…»
«E avrei accantonato il lavoro migliore che abbia mai fatto,» disse Vickers. «E quando ci avessi rimesso le mani, a freddo, avrei scoperto di avere perso il filo. Di avere perso lo stato d’animo, tutte quelle sensazioni che ti permettono di scrivere una certa cosa in un certo momento, né prima né dopo.»
«Ogni libro che inizi è il tuo migliore. Jay Vickers, tu non sei altro che un salame letterario. Sicuro, scrivi bene, e i tuoi stramaledetti libri si vendono, anche se qualche volta io mi domando perché. Se non ci fosse da guadagnarci, non scriveresti più neanche una parola. Dimmi un po’, sinceramente, perché scrivi?»
«Hai già risposto tu per me. Hai detto per guadagnare danaro. Benissimo, scrivo per danaro.»
«D’accordo, così io ho un’anima sordida.»
«Mio Dio,» fece Vickers, «stiamo litigando come se fossimo marito e moglie.»
«Ecco un’altra cosa. Tu non ti sei mai sposato, Jay. È un indice del tuo egoismo. Scommetto che non ci hai mai pensate.»
«Una volta ci ho pensato,» disse Vickers, «Una sola volta, tanto tempo fa.»
«Avanti, appoggia la testa qui e piangici sopra. Scommetto che è stata una cosa triste e dolorosa. Scommetto che ci sono state alcune di quelle strazianti scene d’amore che metti nei tuoi libri.»
«Ann, ti sta venendo la sbronza cattiva.»
«Se mi sto sbronzando, è colpa tua. Sei stato tu a dire: ’Grazie dell’offerta. Non ci sto’.»
«Sai, ho avuto la sensazione che ci fosse sotto qualcosa di fasullo,» insisté Vickers.
«Sicuro. Tu.» disse Ann.
E finì di bere.
«Jay Vickers, non usare come alibi un’intuizione,» disse, «per scrollarti di dosso la responsabilità di avere rifiutato la migliore occasione che ti sia mai capitata, la migliore occasione che sia mai capita a uno scrittore di successo nel nostro tempo. Ogni volta che qualcuno mi sventola del denaro sotto il naso, non mi lascio certo bloccare dalle intuizioni.»
«Di questo ne ero sicuro,» riconobbe Vickers.
«Hai detto una grossa cattiveria,» ribatté Ann. «Paga il conto e andiamocene di qui. Intendo caricarti su quell’autobus, e non azzardarti a tornare mai più.»
8
L’enorme striscione era drappeggiato diagonalmente nell’enorme vetrina. Diceva:
In vetrina si vedeva una casa di cinque o sei locali, al centro di un giardinetto con prato, piccolo ma realizzato splendidamente. Nel giardino c’era una meridiana e sopra il garage annesso si vedeva una cupola con la banderuola segnavento a forma di anatra in volo. Sull’erba ben tagliata stavano due poltroncine bianche da giardino, e un tavolo bianco rotondo, e sul vialetto scintillava un’auto nuova e lucente.
Ann strinse il braccio di Vickers.
«Entriamo.»
«Dev’essere di questo che stava parlando Crawford,» disse Vickers.
«Tanto, hai tutto il tempo per prendere l’autobus,» disse Ann.
«Andiamo pure. Se quella casa riuscirà a interessarti a sufficienza, nel frattempo non avrai il tempo per mettere in croce me.»
«Se lo ritenessi umanamente possibile, ti prenderei in trappola e ti sposerei.»
«E trasformeresti la mia vita in un inferno.»
«Certamente,» disse Ann, in tono soave. «Per quale altra ragione dovrei sposarti?»
Entrarono, e la porta si chiuse dietro di loro, silenziosamente, smorzando i rumori del traffico: si avviarono sulla moquette verde che simulava un prato.
Un incaricato li vide, e si avvicinò.
«Passavamo di qui per caso,» cominciò Ann, «e abbiamo pensato di entrare a dare un’occhiata. Sembra una casa così bella, e…»
«È una bella casa,» li rassicurò il venditore. «E ha molte caratteristiche speciali.»
«È vero quello che dice lo striscione?» domandò Vickers. «Cinquecento dollari a vano?»
«Me lo chiedono tutti quelli che entrano. Leggono lo striscione, e non ci credono, e così la prima cosa che mi domandano è se veramente vendiamo queste case a cinquecento dollari a vano.»
«Ed è vero?» insisté Vickers.
«Oh, certo,» disse il venditore. «Una casa di cinque vani costa duemilacinquecento dollari, e una di dieci vani cinquemila dollari. Molti, però, inizialmente non sono interessati a una casa di dieci vani.»
«Perché ha detto ’inizialmente’?»
«Be’, vede, le cose stanno così,» disse il venditore. «Questa casa, potremmo dire, cresce. Lei ne compra una di cinque locali, diciamo, e dopo un poco decide che le occorrerebbe una camera in più… e allora arriviamo noi, riprogettiamo la casa, e la facciamo di sei stanze, e così la sua esigenza viene soddisfatta.»
«Ma questo verrà a costare parecchio!» esclamò Ann.
«Oh, no,» disse il venditore. «Le costa soltanto cinquecento dollari per la stanza in più. Il prezzo è fisso.»
«Si tratta di case prefabbricate, vero?» chiese Ann.
«Be’, sì… credo che le si possa definire così, anche se si tratta di una definizione che non rende giustizia alla casa. Vede, quando si dice ’prefabbricata’, si pensa a un edificio messo insieme con pezzi già pronti… qualcosa di provvisorio, di diverso da una vera casa. Invece questo è diverso. In una casa prefabbricata, occorrono da sette a dieci giorni per montare i pezzi… e poi ci si ritrova ad avere soltanto un guscio… niente impianto di riscaldamento, niente camino, niente di niente.»
«A me interessa il particolare della stanza da aggiungere,» disse Vickers. «Se ho capito bene, lei ha detto che se qualcuno la vuole, vi chiama, e voi gli appiccicate la stanza in più.»
Il venditore s’irrigidì leggermente.
«Non proprio, signore. Noi non appiccichiamo niente. Noi riprogettiamo la casa. Ogni volta, la casa è ben progettata e pratica, secondo le più elevate concezioni scientifiche ed estetiche della moderna edilizia. In alcuni casi, aggiungere una stanza significa dover cambiare l’intera casa, ridisporre gli altri ambienti, e così via.
«Naturalmente,» aggiunse, «se lei vuole cambiare in modo radicale, la cosa migliore sarebbe quella di renderci la vecchia casa per prenderne in cambio una nuova. Per questo applichiamo una tariffa dell’uno per cento annuo sul costo originale, più ovviamente la spesa per le stanze aggiunte.»