— Davvero? E che cosa?
— Mi promette di non dirlo a Katrina? Non dirà all’uomo della Casa Bianca che ho infranto le regole della sicurezza?
— Mano sul cuore, fronte sulla spada, inchino alla luna, e tutto il resto.
— D’accordo; questo è tutto un complotto, un intrigo, un trucco per trovarsi davanti a tutti gli altri. Katrina ci ha sviati. Noi non andremo all’inizio del 2000… noi torneremo indietro, nel passato!
— Indietro? Perché?
— Andremo indietro di duemila anni, civile. A prendere quei suoi vecchi rotoli, a rubarne i segreti, come se fossero piani di missili o di guerra o cose del genere. Ci infileremo là dentro in qualche notte oscura, ne troveremo un bel mucchio in qualche caverna, e li copieremo. Li fotograferemo. Ecco perché ci daranno le cineprese. E nel frattempo, lei userà un registratore, prendendo nota dell’esatta ubicazione e degli altri dati. Forse lei potrà srotolarne uno o due, tanto per leggere i titoli, ce li tradurrà, e allora sapremo se avremo trovato una cosa importante oppure no.
— Ma è raro che quei rotoli abbiano dei titoli.
Saltus si interruppe, sorpreso.
— Perché no?
— In quel tempo i titoli non erano importanti, ecco tutto.
— Bene… non importa; ci accontenteremo, copieremo tutti i rotoli che riusciremo a trovare, e poi penseremo a catalogarli e a dividerli dopo. E quando avremo finito, rimetteremo tutto a posto, come l’avremo trovato, e fuggiremo nel futuro. — Saltus fece schioccare le dita, per indicare un lavoro ben fatto, e ritornò sotto la doccia.
— È tutto?
— Per noi è abbastanza… avremo compiuto una missione favolosa! Avremo ottenuto il nostro scopo, e molto tempo dopo… lei sa l’anno, non io… qualche pastore finirà per caso nella grotta, e troverà i rotoli nella maniera normale. Soltanto noi sapremo la vera verità. Saremo i più furbi.
Chaney si asciugò il viso.
— Come faremo a raggiungere la Palestina di duemila anni fa? Attraverseremo l’Atlantico in canoa?
— No, no, noi non viaggeremo nel tempo prima, civile… non qui, non nell’Illinois. Se lo facessimo, per raggiungere la costa dovremmo aprirci la strada combattendo contro torme di indiani! Mi ascolti: l’Ufficio Programmazione spedirà laggiù il veicolo tra un paio di settimane, quando avremo compiuto le esplorazioni preliminari. Lo imballeranno in una cassa etichettata Macchinari Agricoli, o qualcosa del genere, e lo spediranno come fanno tutti gli altri. Come pensa che gli egiziani abbiano fatto entrare in Israele quella bomba? Spedendola per pacco postale?
— Fantastico — disse Chaney.
Il viso di Saltus emerse dalla doccia.
— Lei non è d’accordo, civile?
— Sono scettico, marinaio.
— Lei rovina tutto!
— Perché dovremmo voler copiare quei rotoli?
— Per essere i primi.
— Perché questo?
Saltus uscì completamente dalla doccia.
— Be’… per essere i primi, ecco tutto. Ci piace essere i primi in tutto. Dov’è il suo patriottismo, civile?
— Lo porto sempre in tasca. Come faremo a copiare i rotoli al buio, in una grotta?
— Ah, questo è il mio campo! Un’attrezzatura a infrarossi, naturalmente. Non si preoccupi dei particolari tecnici, signore. Io sono un vecchio operatore, sa?
— Non lo sapevo.
— Be’, io ero un operatore, sul serio, quando ancora non mi avevano promosso. Ricorda i voli del Progetto Gemini, circa tredici o quattordici anni fa?
— Li ricordo.
— Ero proprio lassù sul ponte, signore. Apprendista fotografo, a bordo della Wasp quando i voli cominciarono; mi occupavo delle cineprese, da bordo delle portaerei di recupero, nei primi voli del 1964, ma dopo l’ultimo splashdown del 1966, facevo parte dei gruppi che accoglievano gli astronauti sul ponte, ricorda? — Fece un gesto della mano. — E adesso, non ci crederà, ma sono un uomo di scrivania. Un ufficiale d’operazioni. — Il viso rifletteva la sua insoddisfazione. — Preferirei essere dietro l’obiettivo; i cadetti si divertono, con quel lavoro.
— Ho scoperto qualcosa di nuovo — disse Chaney.
— Di che si tratta?
— Perché lei e io siamo stati portati qui. Io traccerò il profilo e la struttura del futuro; lei filmerà il futuro. Qual è la specialità del maggiore Moresby?
— Servizio Segreto dell’Aviazione. Credevo lo sapesse.
— Non lo sapevo. Spionaggio?
— No, no… è un altro uomo di scrivania, e detesta quel lavoro quanto me. Il vecchio William è un genio nel suo campo; interrogatori e interpretazione. Dà le istruzioni ai piloti prima della partenza, dice loro dove trovare gli obiettivi, come sono nascosti, e cosa li difende; e poi li torchia maledettamente, al ritorno, per sapere quello che hanno visto, dove l’hanno visto, com’era, che odore aveva, e con che cosa li hanno presi di mira i difensori, quali armi nuove hanno usato, e così via.
— Servizio Segreto dell’Aviazione disse Chaney, pensieroso. — In gamba?
— Ci può scommettere l’ultimo dollaro di tasse, civile. Ricorda le mappe che Katrina ci ha dato ieri?
— È difficile che le dimentichi. «Top Secret».
— Se le vuole leggere, vada dal maggiore; parlo sul serio. Lui le ha imparate a memoria. Signore, se oggi gli mostrasse un’altra mappa, con un minuscolo paesino dell’Illinois spostato di mezzo millimetro dal punto in cui si trovava ieri, il vecchio William punterebbe il suo lungo dito sul puntino e le direbbe: «Questa città si è mossa». È in gamba, davvero. — Saltus stava sorridendo allegramente. — Il nemico non gli può nascondere un serbatoio d’acqua o una rampa di lancio di missili o un bunker… non a lui, può scommetterci!
Chaney annuì, meditabondo.
— Si rende conto del tipo di squadra che Katrina ha reclutato? Che genere di uomini ha scelto Seabrooke, l’uomo del mistero? Vorrei sapere cosa si aspettano, in realtà, che noi scopriamo nel futuro.
Arthur Saltus uscì dalla sua stanza, attraversò il corridoio e fece capolino nella stanza di Chaney, già vestito.
— Ehi… che gliene sembra della nostra Katrina?
— Consideriamo la bellezza un fine sufficiente — disse Chaney.
— Signore, lei ha inghiottito una macchina che sforna citazioni?
Un sorriso.
— Mi piace frugare tra le vecchie civiltà, nei vecchi tempi. Bartlett e Haakon sono i miei preferiti; ciascuno, a suo modo, offre una ricca messe di materiale, un vero tesoro.
— Haakon? Chi è Haakon?
— Un vichingo nato troppo tardi. Haakon ha scritto la Pax Abrahamitica, una storia delle tribù del deserto. Direi che, più di una storia, si tratta di un tesoro: mappe, fotografie, e un testo che le rivela tutto quello che si può desiderare di sapere sulle tribù del deserto, da cinquemila a settemila anni fa.
— Fotografie vecchie di cinquemila anni?
— No: fotografie dei resti attuali della vita tribale di cinquemila anni fa: dighe bizantine, cisterne nabatee, antichi canali d’irrigazione del Negev che contengono ancora acqua, che servono ancora le popolazioni che vivono oggi in quei luoghi. I nabatei costruivano cose che duravano. I loro pozzi sono buoni ancora oggi; vengono ancora usati dai beduini. Ci sono molte ottime fotografie.
— Mi piacerebbe dare un’occhiata; potrebbe prestarmi il libro?
Chaney annuì.
— L’ho con me. — Guardò la porta chiusa, e ascoltò l’uomo che continuava a russare. — Lo dobbiamo svegliare?