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— Katrina! Che cosa facciamo con questo?

Lei fini di raccogliere le pagine cadute, e le accumulò ordinatamente sul tavolo, davanti al posto del maggiore.

— Fa parte dello studio odierno, signore.

— No!

— Sì, signore, — La donna sedette al suo posto, e aspettò che anche il maggiore e Chaney sedessero.

Il maggiore lo fece, dopo qualche tempo. Fissò rabbiosamente Chaney.

È un’altra delle idee idiote di Seabrooke? — domandò Chaney.

— L’argomento è pertinente, signor Chaney.

L’argomento non è pertinente, signorina Van Hise!

Questo non ha assolutamente nulla a che fare con il rapporto Indic, con le tabelle statistiche, con le ricerche sul futuro… nulla!

— Il signor Seabrooke la pensa diversamente.

— Gilbert Seabrooke ha la testa bucata; il suo Ufficio è pieno di teste bucate. — Con collera. — La prego di riferirgli le mie parole esatte. Dovrebbe essere abbastanza intelligente da… — Chaney si interruppe di colpo, e guardò rabbiosamente la giovane donna. — È questo un altro dei motivi per cui sono stato scelto come membro della squadra d’esplorazione?

— Sì, signore. Lei è l’unica autorità.

Chaney ripeté il termine aramaico, e Saltus non riuscì a reprimere una risata.

— Signore — disse la donna. — Il signor Seabrooke ritiene che questo documento possa avere qualche sottile attinenza con la missione esplorativa, e clic sia perciò opportuno conoscerlo fin da ora. Dobbiamo conoscere fin d’ora ogni sia pur minima sfaccettatura del futuro che venga portata alla nostra attenzione.

— Ma questo non c’entra niente con la Chicago del futuro!

— È possibile, signore.

— Non è possibile! Questa è una fantasia, una favola. È stata scritta da un visionario e sognatore, e narrata ai suoi allievi… o ai villici. — Chaney sedette, cercando di controllare la sua collera. — Katrina: questa è una perdita di tempo.

— Dell’altro midrash, signore? domandò Saltus.

— Midrash — annuì Chaney. Lanciò un’occhiata al maggiore. — Non ha alcuna connessione biblica, maggiore. Di nessun tipo. Si tratta di una trascurabile profezia minore, inserita nel corpo di una narrazione fantastica; è la storia di un uomo che ha vissuto due volte… oppure di due gemelli, il testo non è chiaro al riguardo… che ripuliva il cielo dai draghi. Se i fratelli Grimm l’avessero scoperta per primi, l’avrebbero pubblicata.

— Dobbiamo studiare il documento — disse Katrina, testarda.

Chaney era ugualmente testardo.

— La fine del secolo si trova a soli ventidue anni da noi, ma questo documento è dedicato al futuro remoto, alla fine del mondo. Descrive la fine… gli ultimi giorni. L’ho chiamato Eschatos, che significa “La Fine delle Cose”. Seabrooke pensa davvero che la fine del mondo verrà tra soli ventidue anni?

— No, signore, sono sicura che non crede questo, ma ci ha dato istruzione di studiare attentamente il documento, in preparazione all’esplorazione. Potrebbe esserci qualche tenue connessione.

— Ma quale tenue connessione? Dove?

— Quei riferimenti all’accecante luce gialla che riempie il cielo, per prima cosa. Potrebbe trattarsi di un’allusione alla guerra nel Sud-Est asiatico. E c’erano altri riferimenti a un clima sempre più freddo, e a una serie di pestilenze. I draghi potrebbero avere un significato militare. Il signor Seabrooke ha menzionato specificamente l’osservazione su Armageddon, in relazione alla guerra tra arabi e israeliani. C’è un certo numero di coincidenze, signore.

Chaney si lasciò sfuggire un lamento.

— Scottato dal suo petardo, signore disse Saltus. Ha tutta la mia comprensione.

Chaney capì cosa voleva dire. I critici e i Moresby del mondo non volevano credere alla sua traduzione inglese del rotolo dell’Apocalisse, ma esso pareva autentico. Ora, Seabrooke dava l’impressione di voler credere all’Eschatos, o di essere disposto a crederci.

Disse, con impazienza:

— L’accecante luce gialla nel cielo non ha niente a che fare con la guerra asiatica. Nella narrativa ebraica, significava una promessa romantica di ricchezza, di salute, di pace e di prosperità per tutti. La luce gialla ò un sole benigno, che versa felicità e abbondanza sulla Terra. L’antico profeta voleva dire, semplicemente, che alla fine la terra apparteneva davvero agli uomini, a tutti gli uomini, e che la pace eterna era vicina. Niente di più.

«Quell’Utopia sarebbe venuta dopo la fine di tutte le cose, dopo gli ultimi giorni, quando un mondo nuovo sotto un sole dorato sarebbe stato dato al popolo eletto d’Israele. È una profezia vecchia come il mondo. Non ha niente a che fare con la nostra guerra asiatica, o con il colore della pelle di nessun soldato. — Chaney puntò l’indice verso la porta. — Fa freddo, là fuori, secondo lei? Ma dove? Questa è la stagione ideale per fare una nuotata. E dove sono le pestilenze? Ha mai visto un drago, lei?

— E dov’è Armageddon? — Saltus.

— Il nome esatto è Har-Magedon. È una montagna di Israele, comandante, la montagna di Megiddo che si leva sulla pianura di Esdraelon. E le profezie arrivano un po’ in ritardo… tutte le profezie. Un numero indefinito di battaglie decisive è già avvenuto, là, ed ognuna di queste battaglie è svanita nella storia. Era uno dei luoghi preferiti dagli antichi narratori; la montagna e la pianura avevano una tradizione così sanguinosa che tutti i nativi la ricordavano bene, ed era un ottimo luogo per un’altra storia.

— Signore, una cosa è certa: lei sa come gettare l’acqua sul fuoco. — Saltus, naturalmente.

— Comandante, credo nella necessità di essere realistico; credo nei fatti, non nelle fantasie. Credo nelle statistiche e nella continuità che parte da solide radici, non nelle profezie e nei sogni. — Chaney picchiò col dito il fascio di fogli. — L’uomo che ha scritto questo era un sognatore, e in un certo senso anche un plagiari). Diversi passaggi sono stati presi da Daniele, e c’è qualche sfumatura di Michea.

— Lei pensa che sia un falso?

— No, su questo non ci sono dubbi. Ho dovuto assicurarmene fin dall’inizio. Il rotolo è stato trovato nel solito modo: da un gruppo di studiosi che cercavano tra le antiche giare, nella grotta Qumran-12. Il rotolo era avvolto nelle usuali fasce di lino marcito, del tipo intessuto a Qumran, e quel lino è stato sottoposto al procedimento del C-14, per stabilirne la data… le prove sono state compiute al Libby Institute di Chicago. I test ripetuti hanno stabilito che il lino risaliva a millenovecento anni fa, con una differenza in più o in meno di settant’anni.

«Ma questo non potevamo accettarlo come prova soddisfacente del fatto che i rotoli contenuti nelle fasce di lino abbiano la stessa epoca. Infatti esistono altri metodi per datare un manoscritto. — Indicò la riga iniziale del testo. — Il testo originale è scritto in lettere paleoebraiche, e non contiene vocali… nemmeno una. Si legge da destra a sinistra. La scrittura di cui parlo è entrata in uso circa nel terzo secolo avanti Cristo; prima di essa esisteva una scrittura corsiva più complicata. — Chaney colse un movimento, con la coda dell’occhio. Il maggiore Moresby si era curvato a fissare con maggiore attenzione i documenti. — La lingua ebraica usata in quel tempo aveva un alfabeto di sole ventidue lettere, ed erano tutte consonanti. Le vocali non erano state inventate, e non lo sarebbero state se non dopo sei o settecento anni. Questo testo contiene le ventidue normali consonanti, ma nulla, sul rotolo… sopra o sotto le righe, o tra le parole, o ai margini… indica dove una consonante diventa una vocale. Non c’è il minimo indizio. Questo era già un elemento significativo. Lanciò un’occhiata a Moresby, e notò di avere conquistato l’attenzione del maggiore. — Ma c’erano delle altre tracce sulle quali lavorare. Lo scriba conosceva evidentemente le opere di Daniele e di Michea. Il testo non è scritto in puro ebraico; numerose influenze aramaiche sono evidenti ovunque… una parola o una frase che hanno più effetto del loro equivalente ebraico. L’antica parola greca Eschatos non compare, ma avrebbe dovuto comparire. La sua mancanza mi ha sorpreso, perché evidentemente lo scriba conosceva almeno superficialmente il teatro greco. Chaney fece un gesto. — Così siamo risaliti, al massimo, al primo secolo avanti Cristo; il testo non poteva essere stato scritto in precedenza.