In genere Chaney era riuscito a prendere delle immagini passabili… era molto difficile prendere delle cattive foto con gli apparecchi olografi, ma Saltus era rimasto spesso insoddisfatto, e gli aveva indicato i particolari di ripresa esatti, che lui aveva sbagliato, o le immagini che aveva trascurato, o i campi lunghi che aveva trascurato, e tutti gli altri particolari. Durante l’esercitazione, Katrina era stata fotografata e filmata centinaia di volte. Apparentemente aveva sopportato la prova con pazienza.
Chaney espirò con forza, e cominciò ad affondare. Si girò, nell’acqua, e nuotò sotto il pelo dell’acqua fino al bordo della piscina. Sollevò le mani, strinse il bordo di ceramica, e uscì dall’acqua; sollevando il capo, si trovò di fronte all’inattesa visione del viso sorridente di Arthur Saltus.
— ’Giorno, civile. Cosa c’è di nuovo nell’antico Egitto?
Chaney si guardò intorno.
— Dov’è…? — Si interruppe.
— Non l’ho vista — rispose Saltus. — Non era nella mensa… pensavo che fosse qui con lei, civile.
Chaney si asciugò il viso con un asciugamano.
— Non è qui. La piscina è stata tutta mia, stamattina.
— Ah… magari il vecchio William ci sta battendo sul tempo; forse l’ha portata in qualche angolo buio a giocare a scacchi con lui. — Saltus sorrise, a quel pensiero. — Sa una cosa, signore?
— Che c’è?
— Ho letto il suo libro, questa notte.
— Devo correre a nascondermi, o aspettare una medaglia?
— No, no, non quello. Quei vecchi rotoli non mi interessano. Parlavo dell’altro libro che mi ha dato, quello sulle tribù del deserto… il vecchio Abramo, e tutto il resto. Accidenti, quell’uomo ha fatto delle fotografie splendide! Si ricorda la foto della cisterna nabatea, o del pozzo, o di quello che era, ai piedi della fortezza?
— La ricordo. Costruita magnificamente. Ha alimentato la fortezza per più di un assedio.
— Sicuro. L’amico ha fatto quella foto con luce naturale. Niente flash, niente riflettori, niente, soltanto luce naturale; e si vedono i particolari della cisterna fino al livello dell’acqua. E ha usato una pellicola normale, anche… non aveva le nostre negative di nylon!
— È capace di stabilirlo guardando la foto?
— Be’, certo! Io ci riesco. Mi ascolti, signori, quello è un bravo fotografo, glielo dico. È davvero in gamba.
— Grazie. Glielo dirò, quando lo vedrò la prossima volta.
— Forse leggerò il suo libro, un giorno o l’altro — disse Saltus. — Solo per scoprire per quale motivo le vogliono sparare addosso.
— Il mio libro non contiene delle foto.
— Oh, sono capace di leggere tutte le parole facili. — Saltus allungò le gambe e guardò lo sgargiante ombrellone. Un ragno stava cominciando a costruire la sua tela tra i raggi metallici. — Questo posto è morto, stamattina.
— Cosa c’è da fare? A parte una nuova lezione al poligono di tiro con il maggiore?
Saltus rise:
— La spalla fa male? Le passerà. Ecco, se riuscissi a trovare Katrina, la getterei nella piscina e poi mi tufferei dietro di lei… ecco quello che ci sarebbe da fare!
Chaney ritenne più saggio non rispondere. Il suo sguardo ritornò sulle acque scintillanti della piscina, che ora si stavano lentamente quietando, senza nessuno che le agitasse. Ricordò il modo in cui Saltus aveva giocato nell’acqua con Katrina, ma il ricordo non era piacevole. Non aveva partecipato a quei giochi, perché per la prima volta in vita sua si era sentito inferiore, perché il suo fisico era inferiore al corpo muscoloso del comandante, perché la donna pareva preferire la compagnia dell’uomo più giovane a quella di Chaney. Ed era brutto doverlo ammettere.
Chaney notò un rapido movimento al cancello.
— Il maggiore ci ha trovati.
Il maggiore Moresby entrò nel centro ricreativo e avanzò verso la piscina, guardandosi intorno. Li vide sotto l’ombrellone, e si girò di scatto. Respirava affannosamente, ed era rosso in viso per l’eccitazione.
— Si muova, perdio! — esclamò, rivolgendosi al comandante. E poi aggiunse, rivolgendosi a Chaney: — Si vesta, presto. È urgente. Ci vogliono subito, nella stanza di addestramento. C’è un’auto che ci aspetta, fuori.
— Ehi… che succede? — Saltus si alzò in piedi.
— Ci muoviamo. Qualcuno ha preso la grande decisione. Accidenti, Chaney, si muova!
— Le esplorazioni sperimentali? — domandò Saltus. — Le esplorazioni sperimentali? Questa mattina? Subito?
— Questa mattina, subito — disse Moresby. — Gilbert Seabrooke ha portato la decisione; mi hanno tirato giù dal letto di peso. Finalmente ci muoviamo! — Si rivolse a Chaney. — Vuole alzarsi da quella maledetta sedia, civile? Si muova! Io sto aspettando, tutti stanno aspettando, il veicolo è pronto e ci aspetta.
Chaney si alzò subito, con il cuore che gli batteva forte.
Moresby disse:
— Katrina ha detto di usare l’auto. Lei non deve perdere tempo andando a piedi, e questo è un ordine.
I riflessi di Chaney erano più lenti, ma stava già correndo verso la cabina, per cambiarsi. Gli altri due lo seguirono.
— Non verrò a piedi.
— Dove andiamo? — domandò Saltus, ansando. — Voglio dire, quando? In quale epoca di Joliet? Lo ha saputo?
— Katrina me l’ha detto. Non le piacerà, Art.
Arthur Saltus si fermò bruscamente sulla porta, e Chaney si scontrò con lui.
— Perché non mi dovrebbe piacere?
— Perché è una faccenda politica, una dannata faccenda politica, dopotutto! Katrina ha detto che la decisione è arrivata all’alba di stamane dalla Casa Bianca… da lui. Avremmo dovuto aspettarci qualcosa del genere.
— Perché non mi dovrebbe piacere? Ripetuto con lentezza.
Moresby disse, con aria sprezzante:
— Andremo due anni nel futuro, in un giorno di novembre. Il 6 novembre 1980, un giovedì. Il presidente vuole sapere se lo rieleggeranno.
Arthur Saltus lo fissò, spalancando gli occhi e la bocca, sbalordito. Dopo un breve periodo di silenziosa incredulità, si rivolse a Chaney.
— Mi può ripetere quella parola, signore? In aramaico?
Brian Chaney la ripeté.
Brian Chaney
Joliet, Illinois
6 Novembre 1980
Se apriamo una disputa tra il passato e il presente, scopriremo di avere perduto il futuro.
Capitolo nono
Chaney non ebbe alcun preavviso di qualcosa di sbagliato.
La luce rossa si spense. Allungò la mano per aprire il portello, e lo aprì. La luce verde si spense. Chaney afferrò le due maniglie, e si issò in una posizione più comoda, con la testa e le spalle che sporgevano dal portello. Era solo nella stanza, come si era aspettato. Uscì dal portello, faticosamente, e scavalcò il bordo, calandosi poi lungo il fianco del veicolo fino a quando i suoi piedi non toccarono la scaletta. Il veicolo era gelido. Chaney si fermò a chiudere il portello, poi lanciò un’occhiata critica alle telecamere spia. Sperò che i tecnici del futuro approvassero la sua obbedienza al rituale.