Qualcosa era cambiato, dietro il parcheggio.
Chaney osservò lo spazio di terreno per un momento, e poi riconobbe la differenza. Quello che, due anni prima, era stato solo un prato d’erba, adesso era un giardino di fiori; i fiori erano avvizziti, ora che l’inverno era vicino, e molti petali caduti erano stati portati via, e le aiuole erano state ripulite e i rami potati; ma nei due anni trascorsi qualcuno… Katrina?… aveva fatto crescere un giardino in quello che era stato un vuoto spazio erboso.
Chaney lasciò un segno per il maggiore Moresby. Sistemò un quarto di dollaro nuovo fiammante sulla soglia di cemento della porta chiusa. Un attimo dopo girò la chiavetta di accensione, e la macchina partì verso il cancello d’uscita.
La garitta della sentinella era illuminata dall’interno, e occupata da un ufficiale e da due soldati semplici che indossavano le consuete divise della polizia militare. Il cancello era chiuso, ma non sbarrato. Oltre il cancello, la strada si stendeva verso la lontana autostrada e l’ancor più lontana città. Una linea bianca era stata dipinta di recente lungo il centro della strada.
— Sta uscendo dalla base, signore?
Chaney si voltò, sorpreso dall’improvvisa domanda. L’ufficiale era uscito dalla garitta.
— Vado in città — rispose.
— Sì, signore. Posso vedere il suo lasciapassare e i documenti di riconoscimento?
Chaney gli passò i documenti. L’ufficiale li lesse per due volte, e studiò la fotografia del documento di riconoscimento.
— Porta delle armi, signore? Ci sono delle armi, di qualsiasi tipo, a bordo dell’auto?
— No, per entrambe le domande.
— Benissimo, signore. Ricordi che Joliet ha un coprifuoco che inizia alle sei; dovrà uscire dai confini cittadini prima di quell’ora, o prepararsi a trascorrere la notte in città.
— Alle sei ripeté Chaney. Lo ricorderò. È lo stesso anche a Chicago?
— Sì, signore. — L’ufficiale lo l’issò, sbalordito. — Ma non si può entrare a Chicago da sud, da quando è stato costruito il muro. Signore, lei va a Chicago? Dovrò dare disposizioni per fornirle una scorta armata.
— No… no, non vado a Chicago. Ero solo curioso.
— Bene, signore. — Fece un segnale a una guardia, e il cancello fu aperto. — Alle sei, signore.
Chaney si allontanò. Ma la sua attenzione non era sulla strada.
L’avvertimento indicava che una parte del rapporto Indic aveva colto nel segno: le città più grandi avevano fatto dei passi radicali per controllare l’aumento della criminalità, e probabilmente la maggior parte delle amministrazioni cittadine aveva imposto dei rigidi coprifuoco dal tramonto all’alba. Un viaggiatore che non fosse uscito dalla città prima del tramonto avrebbe dovuto sistemarsi in albergo, per non restare nelle strade. Ma il riferimento al muro di Chicago lo aveva sconcertato. Questo non era stato previsto, né raccomandato. Un muro, per separare cosa da che cosa? Chicago aveva costituito un problema dei giorni delle migrazioni dal sud, intorno al 1950… ma un muro?
La sinuosa strada privata lo condusse fino all’autostrada. Si fermò allo stop, e aspettò di trovare una breccia nel traffico compatto della strada 66. Dall’altra parte dell’autostrada, un poliziotto, a bordo di un’auto ferma, appartenente al servizio di pattuglia, guardò il disco del bollo di circolazione e poi sollevò lo sguardo per osservare la faccia di Chaney. Chaney fece un gesto di saluto, e poi si tuffò nel traffico. L’auto della polizia non lasciò la sua posizione per seguirlo.
Una seconda auto di pattuglia era parcheggiata ai confini della città, e Chaney notò, con sorpresa, che due uomini, sul sedile posteriore, indossavano l’uniforme della Guardia Nazionale. Erano visibili i fucili con la baionetta in canna. Il suo viso e il bollo ebbero lo stesso esame della prima volta, e poi l’attenzione degli uomini si spostò sull’auto che lo seguiva.
Chaney disse, a voce alta (ma a suo esclusivo uso):
— Onestamente, ragazzi, io non ho intenzione di dare inizio a una rivoluzione.
La città pareva quasi normale.
Chaney trovò un parcheggio municipale vicino al centro della città e fu costretto a cercare a lungo uno dei rarissimi spazi liberi. Quando apprese che il parcheggio costava venticinque centesimi all’ora rimase scandalizzato, e infilò di malagrazia due monete nella fessura. Uno spazzino che puliva il marciapiedi, davanti alla vetrina in frantumi di un emporio, gli disse dove si trovava la biblioteca pubblica.
Chaney rimase ad aspettare sui gradini che suonassero le nove, l’ora di apertura della biblioteca. Due automobili della polizia cittadina gli passarono davanti, mentre aspettava, e ciascuna aveva a bordo un poliziotto con la mitragliatrice spianata, accanto al conducente. Fissavano lui, e lo spazzino, e tutti gli altri pedoni, con aria sorpresa e inquisitiva a un tempo.
Nella sala di lettura, una bibliotecaria gli disse:
— Buongiorno. I giornali non sono pronti.
La donna non aveva terminato di timbrare con il nome della biblioteca le prime pagine dei quotidiani. Un titolo rovesciato diceva: NEGATA LA CAUZIONE AI CSMU.
— Non ho fretta disse Chaney. — Vorrei consultare gli annuali elei Commercio e dell’Agricoltura degli ultimi due anni, e gli Ani del Congresso delle ultime settimane. — Sapeva che Saltus e Moresby avrebbero comperato i giornali non appena arrivati in città.
— Tutte le pubblicazioni governative sono nello scaffale due, alla sua sinistra. Ha bisogno di aiuto?
— No, grazie. So come cavarmela.
Trovò quello che cercava, e si preparò alla lettura.
La camera bassa del Congresso stava discutendo un progetto di riforma tributaria. Chaney rise tra sé, e notò che la data degli Atti era di appena tre settimane prima delle elezioni. Sotto certi aspetti il dibattito pareva imperniato sull’ostruzionismo, con un manipolo di rappresentanti degli stati petroliferi e minerari impegnati a sollevare eccezioni contro alcune proposte, con la motivazione che la cosiddetta riforma avrebbe semplicemente punito quei pionieri che rischiavano i loro capitali nella ricerca di nuove risorse. Il deputato del Texas ricordava ai suoi colleghi che molti dei pozzi del sud-ovest si erano prosciugati… e che i pozzi dell’Alaska dovevano ancora offrire le previste risorse. Affermava che il consumatore americano stava per affrontare un periodo di crisi, che il petrolio e la benzina avrebbero cominciato a scarseggiare paurosamente, e dava un colpo, ai programmatori governativi, affermando che l’auspicata energia a buon mercato offerta dai reattori nucleari non era mai diventata realtà.
Il deputato dell’Oregon aveva presentato una mozione, chiedendo che la proibizione di abbattere gli alberi venisse abolita, affermando che non solo esistevano dei clandestini che abbattevano gli alberi ugualmente, ma che gli speculatori stranieri stavano invadendo il mercato con legname a basso costo. Il presidente di turno aveva stabilito che la mozione non aveva alcuna attinenza con l’argomento in discussione.
Il Senato, a sua volta, apparentemente stava lavorando al solito ritmo irregolare e scriteriato.
Il senatore del Delaware discuteva gli scopi di un progetto di legge destinato a migliorare le condizioni degli indiani americani, spiegando che il progetto di legge, se approvato, avrebbe imposto all’Ufficio per gli Affari Indiani di agire nel rispetto di una precedente risoluzione approvata nel 1954, che ordinava di porre fine al controllo governativo sugli indiani e di restituire loro le risorse alle quali avevano diritto. Il senatore si lamentava del fatto che nessuna azione apprezzabile era stata intrapresa, in base alla risoluzione del 1954, e che le condizioni degli indiani erano più tristi che mai; raccomandava caldamente ai suoi colleghi di dedicare la massima considerazione al nuovo progetto di legge, e sperava che esso fosse rapidamente approvato.