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Gli addetti avevano allontanato dalla tribuna del pubblico numerosi disturbatori.

Il senatore della Carolina del Sud aveva inveito contro un fenomeno da lui chiamato “un’allarmante marea di ignoranti” che si stava riversando ora dalle scuole della nazione nel governo e nell’industria. Dava la colpa della vergognosa marea alla “ristrutturazione e strumentalizzazione fatta dalla sinistra radicale sui normali piani di studi di Inglese, per mano di professori svitati e corrotti, nei nostri istituti di istruzione superiore di maggiore tradizione”, ed esortava a un rapido ritorno alle più rigorose tradizioni del passato, quando ogni studente poteva “leggere, scrivere, e parlare un buon americano, nella tradizione dei suoi padri”.

Il senatore dell’Oklahoma aveva fatto mettere agli Atti una nota completa d’informazione diramata da un’agenzia di stampa, lamentando che i direttori di giornali della nazione l’avevano o ignorata o relegata nelle pagine interne, la qual cosa rappresentava un disservizio, se non un palese sabotaggio, nello sforzo bellico degli Stati Uniti.

GRINNELL VALUTA LA SITUAZIONE

Saigon (AP): Il generale David W. Grinnell è giunto a Saigon sabato per valutare quali progressi abbia compiuto il SASF (South Asian Special Forces) nell’assumere un peso maggiore nel quadro delle operazioni militari.

Grinnell, che è giunto alla sua terza visita nella zona di guerra in due anni, ha dichiarato di essersi vivamente interessato agli sviluppi del cosiddetto Programma di Difesa Asiatico, e che è sua intenzione discuterne con i combattenti delle zone rurali maggiormente impegnati a reprimere la guerriglia per scoprire dalla loro viva voce come procedano effettivamente le cose nel programma di “asiatizzazione” del conflitto.

Essendo l’eventualità di un ulteriore impegno di truppe americane legata, in parte, all’efficacia del SASF e del programma di “asiatizzazione” del conflitto, la visita di Grinnell ha prodotto voci di una nuova concentrazione di truppe nei settori settentrionali, i più duramente colpiti. Valutazioni non ufficiali hanno stabilito in circa due milioni il numero degli americani impegnati attualmente nelle azioni di guerra in Asia, cifra che il comando militare rifiuta di confermare o di smentire.

Richiesto di commentare la possibilità di nuovi arrivi di truppe, Grinnell ha dichiarato: “Questa è una cosa che il Presidente dovrà decidere al momento giusto”. Il generale Grinnell avrà colloqui con gli esponenti militari e civili americani impegnati su tutti i fronti di guerra, prima di ritornare a Washington nel corso della prossima settimana.

Chaney chiuse il volume con un senso di disperazione, e scosse il capo. Desideroso di perdersi in argomenti meno deprimenti e più familiari, aprì una copia dell’annuario del Commercio più recente, e cercò le tabelle statistiche che, dopotutto, erano il suo pane quotidiano.

I lemming umani non erano cambiati, in fondo. Avevano sempre le stesse abitudini. Le sue previsioni erano state rispettate: le migrazioni da una zona all’altra erano indicate dalla statistica annuale sulle spedizioni e gli spostamenti nelle spedizioni di beni privati di consumo e di articoli domestici tra uno stato e l’altro; dove andava la gente, andavano anche i generi che la gente usava. Il flusso continuava a colpire la California e la Florida, come lui aveva previsto, e le altre tabelle mostravano degli aumenti corrispondenti nella quantità di generi alimentari e durevoli non originari di quegli stati. Le spedizioni di automobili (finite, nuove) in California erano diminuite, e questo lo sorprese. Aveva immaginato che il progetto di abolire le automobili nello stato entro il 1985 avrebbe dato, come risultato, un aumento accelerato… una specie di accaparramento in vista di tempi peggiori… ma le cifre attuali indicavano che le autorità dovevano avere trovato il sistema di scoraggiare e di deprimere il mercato nello stesso tempo. Una tassazione proibitiva, probabilmente. New York avrebbe dovuto prendere esempio dal successo del programma.

Chaney cominciò a riempire il suo blocco d’appunti.

Il suono misurato di una campana, fuori della biblioteca, lo riscosse dallo studio del libro, sorprendendolo; un gruppo di uomini anziani che lasciavano il settore dei quotidiani, dirigendosi verso la porta, sottolineò il passaggio del tempo. Era l’ora di pranzo.

Chaney ripose le pubblicazioni governative, e lanciò un’occhiata meditabonda alla bibliotecaria. Una ragazza aveva sostituito la donna più anziana che era stata di turno al mattino. La guardò, decidendosi a prendere una strada che, molto probabilmente, non avrebbe suscitato sospetti.

— Mi scusi.

— Sì? — La ragazza sollevò il capo da un numero di Ciao Ragazzi.

Chaney consultò il suo blocco d’appunti.

— Lei ricorda la data esatta del muro di Chicago? La prima data… la prima apparizione, l’inizio? Non riesco a rintracciarla.

La ragazza fissò l’aria, al di sopra del capo di Chaney:

— Credo che fosse agosto… no, no, era l’ultima settimana di luglio. Sono sicura che fosse l’ultima settimana di luglio. — Il suo sguardo incontrò quello di Chaney. — Abbiamo le annate delle riviste, se desidera consultarle. Posso vedere io.

Chaney avverti la sfumatura di voce.

— Non si disturbi; ci penso io. Dove sono le annate?

— Quarto scaffale, vicino alla finestra. Forse non sono in ordine cronologico.

— Le troverò lo stesso. Grazie. — Quando si voltò, la ragazza era di nuovo china sulla rivista.

Il muro di Chicago divideva in due Cermak Road.

Partiva da Burnham Park, sulla riva del lago (dove consisteva soltanto di filo spinato), dirigendosi a ovest fino ad Austin Avenue, a Cicero (dove finalmente terminava con un’altra barriera di semplice filo spinato, in un quartiere residenziale bianco). Il muro era stato costruito con cemento e blocchi di porfido, automobili rotte o rubate, autobus cittadini bruciati parzialmente, auto della polizia fatte saltare in aria o sabotate, camion saccheggiati e fracassati, mobili rovesciati, mattoni, ceneri, frammenti di marciapiede e di selciato, detriti, rifiuti, escrementi. Ne facevano parte anche due cadaveri, tra Ashland e Paulina Street. La barriera aveva cominciato a sorgere nella notte del 29 luglio, la terza notte di disordini in una vasta sommossa negra, lungo Cermak Road; era stata allungata e rinforzata ogni notte, dopo la prima, e mano a mano che l’idea si era diffusa; ora si trattava di una barricata lunga quindici miglia, che tagliava in due la città.

La comunità negra, a sud di Cermak Road, aveva iniziato la costruzione del muro al culmine della sommossa, per impedire il passaggio della polizia e delle autopompe. A finirlo erano stati sia i negri che i bianchi più estremisti. I cadaveri nelle vicinanze di Paulina Street appartenevano a degli stupidi che avevano cercato di attraversare il muro.

Non c’era traffico sul muro, né attraverso di esso, né lungo le arterie nord-sud che intersecavano Cermak Road. La metropolitana era stata fatta saltare con la dinamite in più punti; la monorotaia era stata fatta saltare in altri punti. Le ricognizioni aeree avevano scoperto che praticamente ogni strada del settore era bloccata o comunque chiusa al traffico; degli incendi divampavano, incontrollati, nei quartieri sud della zona negra, e il bestiame era stato fatto uscire dai recinti, e si aggirava libero tra le case. La polizia e contingenti dell’Esercito pattugliavano la città, da una parte del muro, mentre dei militanti negri pattugliavano le strade dall’altra parte. Il governo non aveva compiuto alcun tentativo di abbattere la barriera, o di entrare dall’altra parte, ma invece aveva preferito, apparentemente, giocare d’attesa. Il traffico ferroviario e autostradale da est e da sud era stato dirottato in modo da evitare la zona dei disordini, e i convogli e le vetture entravano nella città dalla parte “bianca” del muro, a ovest; il traffico aereo civile era stato limitato alle quote più alte. Erano stati stabiliti dei blocchi stradali sulla ferrovia e sull’autostrada 80.