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— Sostieni quindi che la formazione delle supernovae è un evento sicuramente progettato da un dio?

— Non è così semplice. Sai cosa accadrebbe alla Terra, se una stella diventasse supernova?

— Se fosse abbastanza vicina, finiremmo arrosto, immagino. — Nel 1970 Dale Russell aveva attribuito all’esplosione di una supernova le estinzioni alla fine del cretaceo.

— Infatti. Se dalle vostre parti ci fosse stata una supernova in un momento qualsiasi degli ultimi miliardi di anni, voi non sareste qui. Anzi, non saremmo qui neppure noi, perché i nostri rispettivi pianeti sono abbastanza vicini.

— Perciò le supernovae non possono essere molto frequenti e…

— Esatto. E neppure possono essere troppo rare. Sono proprio le onde d’urto causate dalle esplosioni di una supernova a provocare l’inizio della conglomerazione dei sistemi planetari dalle nubi di polvere intorno ad altre stelle. In altre parole, se non ci fossero mai state supernovae nella vicinanza del vostro sole, i dieci pianeti in orbita non si sarebbero mai formati.

— Nove — rettificai.

— Dieci — ripeté Hollus. — Continuate a cercare. — Mosse i peduncoli oculari. — Capisci il dilemma? Alcune stelle devono diventare supernovae perché ci siano i metalli pesanti necessari al formarsi della vita; ma se troppe stelle diventassero supernovae, spazzerebbero via ogni vita già iniziata. D’altra parte, se non ci fossero sufficienti supernovae, ci sarebbero pochissimi sistemi planetari. Proprio come per le costanti fisiche fondamentali e i livelli di risonanza del carbonio, il rapporto di formazione di supernovae pare scelto con precisione all’interno di una fascia molto stretta di possibili valori accettabili; ogni sostanziale deviazione significa un universo senza vita o addirittura senza pianeti.

Mi sentivo mancare il terreno sotto i piedi, cercavo stabilità. Mi doleva la testa. — Anche questa potrebbe essere una coincidenza — dissi.

— O si tratta di una serie incredibile di coincidenze — replicò Hollus — o di un progetto deliberato. E c’è dell’altro. Consideriamo l’acqua, per esempio. Ogni forma di vita di cui siamo a conoscenza si è evoluta nell’acqua e necessita di acqua per i processi biologici. Per quanto l’acqua sembri semplice dal punto di vista chimico… solo due atomi d’idrogeno legati a un atomo di ossigeno… in realtà è una sostanza enormemente insolita. Come sai, molte sostanze si contraggono nel raffreddarsi e si espandono nel riscaldarsi. Anche l’acqua si comporta a questo modo, finché non inizia a congelare. Allora ha un comportamento notevole: comincia a espandersi mentre si raffredda, cosicché quando congela davvero è in realtà meno densa che non allo stato liquido. Proprio per questo il ghiaccio galleggia anziché affondare. Siamo così abituati a vedere questo fenomeno che, si tratti di cubetti di ghiaccio in una bevanda o di lastre sugli stagni, non ci pensiamo. Altre sostanze però non si comportano allo stesso modo: l’anidride carbonica congelata, il ghiaccio secco, come dite voi, affonda nell’anidride carbonica liquida; un lingotto di piombo affonda nel piombo fuso.

“Ma il ghiaccio d’acqua galleggia; e se non galleggiasse, la vita sarebbe impossibile. Se laghi e oceani congelassero dal fondo verso la superficie, anziché al contrario, le ecologie del fondo marino e lacustre esisterebbero solo nelle zone equatoriali. Anzi, una volta iniziato a ghiacciarsi, le masse d’acqua rimarrebbero per sempre allo stato solido. Sono le correnti libere sotto lo strato di ghiaccio a favorire il disgelo primaverile… ed è per questo che i ghiacciai, non avendo correnti al di sotto, esistono per millenni su terre asciutte confinanti con masse d’acqua.”

Rimisi nel cassetto il fossile di Eurittero. — Ammetto che l’acqua sia una sostanza bizzarra, ma…

Hollus accostò gli occhi. — Ma questa bizzarria d’espandersi prima di congelare non è la sua sola proprietà termica insolita. In effetti l’acqua ha sette diversi parametri termici, ciascuno dei quali è unico o quasi nel mondo della chimica e, indipendentemente da tutti gli altri, indispensabile all’esistenza della vita. Le probabilità che uno di essi abbia il valore atipico che in effetti possiede vanno moltiplicate per le probabilità che pure gli altri sei siano atipici. La possibilità che l’acqua abbia per caso le proprietà termiche che la rendono unica è quasi pari a zero.

— Quasi — sottolineai, con voce che cominciava a suonare falsa alle mie stesse orecchie.

Hollus trascurò l’obiezione. — Le proprietà termiche non sono le sole caratteristiche, che rendono unica l’acqua — proseguì. — Di tutte le sostanze, solo il selenio liquido ha tensione superficiale maggiore dell’acqua. Proprio la tensione superficiale consente all’acqua di penetrare nelle fessure delle rocce, dove si espande quando ghiaccia e frantuma le rocce stesse. Se l’acqua avesse tensione superficiale inferiore, il procedimento che dà origine al terriccio non si verificherebbe. Inoltre, se l’acqua avesse viscosità più alta, il sistema circolatorio non si sarebbe potuto sviluppare: il plasma sanguigno vostro e nostro è in essenza acqua marina, ma non esiste processo biochimico che possa alimentare il cuore costretto a pompare, per un apprezzabile periodo di tempo, un liquido decisamente più viscoso.

Tacque per qualche secondo. — Potrei continuare — riprese — e parlare dei notevoli parametri accuratamente regolati che rendono possibile la vita, ma la realtà è semplice: se uno di essi, uno qualsiasi nella lunga catena, fosse diverso, non esisterebbe vita in questo universo. O siamo il più incredibile colpo di fortuna che si possa immaginare… molto, molto meno probabile di una tua vincita alla lotteria provinciale ogni settimana per un secolo… oppure l’universo e i suoi componenti sono stati progettati, a bella posta e con grande cura, per consentire il sorgere della vita.

Sentii una fitta al petto; non ci badai. — Si tratta sempre di una prova indiretta per dimostrare l’esistenza di Dio — obiettai.

— Tu rientri in una trascurabile minoranza, perfino per la tua stessa razza — replicò Hollus. — Secondo un servizio che ho visto alla cnn, su questo pianeta ci sono solo 220 milioni di atei… su sei miliardi di persone. Il tre per cento del totale.

— La verità in problemi reali non è una questione democratica — dissi. — Molti non sono pensatori critici.

Hollus parve deluso. — Tu però sei un pensatore critico istruito e ti ho spiegato perché Dio deve esistere… o quanto meno perché sia dovuto esistere in un certo periodo… in termini matematici che si avvicinano alla certezza tanto quanto potrebbe avvicinarvisi qualsiasi cosa nella scienza. Eppure continui a negare l’esistenza di Dio.

Sentivo peggiorare il dolore. Sarebbe passato, naturalmente.

— Sì — confermai. — Nego l’esistenza di Dio.

6

— Ciao, Thomas — iniziò il dottor Noguchi, quel fatidico giorno dello scorso ottobre, quando ero andato a sentire i risultati degli esami che mi aveva prescritto. Mi ha sempre chiamato Thomas, anziché Tom. Ci conosciamo da parecchio tempo, tanto che l’uso di nomignoli sarebbe stato giustificabile, ma a lui piace un briciolo di formalismo per mantenere una certa distanza… io sono il medico e tu sei il paziente. — Siediti, prego.

Mi sedetti.

Non sprecò tempo in preamboli. — Cancro ai polmoni, Thomas.

Sentii aumentare i battiti del cuore e rimasi a bocca aperta.

— Mi spiace — disse il dottor Noguchi.

Milioni di pensieri mi vorticarono nella mente. Di sicuro si era sbagliato; aveva scambiato la mia pratica; cosa avrei detto a Susan? A un tratto avevo la bocca secca. — Sei sicuro?

— Le colture del tuo escreato erano assolutamente diagnostiche. Non c’è dubbio che si tratti di cancro.

— È operabile? — dissi infine.