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Perplesso, guardai Hollus. — Animato per inanimato?

Il Forhilnor congiunse i globi oculari. — Esprime sorpresa per il benvenuto sul pianeta. I Wreed non astraggono dalla razza al mondo. Prova invece a dargli il benvenuto a nome della razza umana.

— Ah — dissi. Mi rivolsi al Wreed. — In qualità di essere umano, ti do il benvenuto.

Altro acciottolio, poi la voce sintetizzata. — Se tu non fossi un essere umano, mi daresti ancora il benvenuto?

— Mmm…

— La risposta corretta è sì — suggerì Hollus.

— Sì — risposi.

Il Wreed parlò di nuovo nella sua lingua e il computer tradusse le parole. — Allora benvenuto sono e lieto di essere qui che è qui e qui che è là.

Hollus ballonzolò. — È un riferimento all’interfaccia realtà virtuale. È felice d’essere qui, ma riconosce d’essere in realtà ancora a bordo della nave madre, naturalmente.

— Naturalmente — ripetei. Avevo quasi paura di parlare di nuovo. — Hai… uhm… hai fatto buon viaggio fino sulla Terra?

— In quale senso usi “buono”? — disse la voce sintetizzata.

Guardai di nuovo Hollus.

— Sa che usate il termine “buono” per indicare varie cose, con significati morali, piacevoli, costosi.

— Costosi? — mi stupii.

— “Buona porcellana”, “buona gioielleria” — disse Hollus.

Quegli accidenti di alieni conoscevano la mia lingua meglio di me! Mi rivolsi di nuovo al Wreed: — Hai fatto un viaggio piacevole?

— No — fu la risposta.

Hollus intervenne di nuovo a spiegare: — I Wreed vivono solo circa trenta anni terrestri. Per questo preferiscono viaggiare in criostasi, una forma di animazione sospesa artificiale.

— Allora il viaggio non è stato brutto, ma lui non era cosciente di ciò che accadeva, giusto?

— Giusto — confermò Hollus.

Cercai qualcosa da dire. Dopo tutto il tempo trascorso col mio amico forhilnor, mi ero abituato a conversare fluentemente con un alieno. — Ah, ti piace stare qui? Cosa pensi della Terra?

— Molta acqua — rispose il Wreed. — Luna grossa, esteticamente piacevole. Aria troppo umida, però; spiacevolmente appiccicosa.

Cominciavamo a capirci; almeno, io capivo lui… ma se in aprile trovava afosa l’aria di Toronto, chissà in agosto! — Ti interessi di fossili, come Hollus?

Acciottolio di ghiaia, poi: — Tutto affascina.

Esitai un momento, per decidere se fare davvero la domanda che mi era venuta in mente. “Perché no?” mi dissi. — Credi in Dio?

— Tu credi nella sabbia? — rispose il Wreed. — Credi nell’elettromagnetismo?

— Equivale a un sì — disse Hollus, desideroso di rendersi utile. — I Wreed spesso si esprimono per domande retoriche, ma non hanno il concetto del sarcasmo, perciò non offenderti.

— È più importante se Dio crede in me — soggiunse T’kna.

— Cosa vuol dire? — domandai. Cominciavo a sentire mal di testa.

Anche il Wreed pareva trovare difficoltà: mosse la bocca, ma non emise suono. Alla fine si espresse nella sua lingua e il traduttore disse: — Dio osserva; fronti d’onda collassano. Il popolo eletto di Dio è quello la cui esistenza lui/lei/esso convalida con l’osservazione.

Riuscii a capire anche senza l’aiuto di Hollus. Secondo la fisica quantistica, gli eventi non hanno realtà concreta finché non sono osservati da un’entità consapevole. Fin qui tutto bene… ma come è emersa la prima realtà concreta? Alcuni hanno usato le necessità della fisica quantistica come argomento a favore dell’esistenza di un osservatore consapevole che sia stato presente fin dall’inizio del tempo. — Ah — dissi.

— Molti futuri possibili — riprese T’kna, agitando tutte le dita insieme, quasi a suggerire una profusione. — Tra quelli possibili, lui/lei/esso sceglie uno da osservare.

Capii anche questo… e per me fu un duro colpo. Quando DeepBlue sconfisse a scacchi Garry Kasparov, ci riuscì esaminando tutte le possibili combinazioni che i pezzi potevano assumere non solo dopo la mossa seguente, ma anche dopo la successiva e così via.

Se Dio esisteva, vedeva davvero tutte le possibili mosse seguenti di tutti i pezzi in gioco? Vedeva che forse avrei mosso un passo o avrei tossito o mi sarei grattato il culo o avrei detto qualcosa che avrebbe potuto rovinare per sempre le relazioni Wreed-Uomo? Vedeva in simultanea una bimba in Cina, che forse svoltava a destra o forse a sinistra o forse alzava la testa a guardare la luna? Vedeva un vecchio in Africa che forse avrebbe dato a un bambino un consiglio tale da cambiargli per sempre la vita o forse non gli avrebbe detto niente, lasciando che se la cavasse da solo?

Sarebbe stato facile dimostrare che l’universo si suddivide davvero, almeno per breve tempo, mentre medita sui possibili percorsi multipli: singoli fotoni interagiscono con la versione di se stessi di universi alternativi nell’attraversare simultaneamente fessure multiple, generando schemi d’interferenza. Quell’azione di fotoni era forse il segno del pensiero di Dio, lo spettrale residuo della sua riflessione su tutti i possibili futuri? Dio vedeva davvero tutte le azioni concepibili di tutte le forme di vita consapevoli… sei miliardi di esseri umani, otto miliardi di Forhilnor (come mi aveva detto Hollus a un certo punto) e cinquantasette milioni di Wreed, più innumerevoli altri esseri pensanti in tutto l’universo… e calcolava il gioco, il vero Game of Life, il Gioco della Vita, in tutta la panoplia di possibili mosse per ciascun giocatore?

— Quindi ipotizzi che Dio sceglie, momento per momento, quale realtà presente vuole osservare — dissi — e che, così facendo, ha costruito una storia concreta, istante per istante, inquadratura per inquadratura?

— Così dev’essere — disse il traduttore.

Guardai il bizzarro Wreed dalle molte dita e il tozzo Forhilnor simile a ragno, lì con me, una scimmia glabra (più di tanti altri, ora) e bipede. Mi domandai se Dio era contento del modo in cui procedeva la partita.

— E ora — disse T’kna — reciprocità di domande. Era il suo turno. Giustissimo. — Prego — dissi.

Le pieghe della pelle ai lati del braccio frontale si mossero; immaginai che quello “scrollare d’orecchie” fosse il modo dei Wreed per dire: “Prego?” — Procedi pure — precisai. — Fai la domanda.

— La stessa, rovesciata — disse T’kna. — Vuole sapere… — cominciò Hollus.

— Se credo in Dio? — completai. Mi aveva rilanciato la palla. Esitai, poi dissi: — Sono convinto che Dio, se esiste, sia del tutto indifferente a ciò che accade a ciascuno di noi.

— Ti sbagli — disse T’kna. — Dovresti strutturare la tua vita intorno all’esistenza di Dio.

— Uhm. E cosa comporterebbe esattamente?

— Dedicare metà della vita da sveglio ai tentativi di comunicare con lui/lei/esso.

Hollus piegò le quattro gambe più vicine a me e inclinò il tronco nella mia direzione. — Ecco perché i Wreed non si vedono di frequente — disse piano.

— Ci sono esseri umani che dedicano alla preghiera una parte del loro tempo, ma non sono uno di loro.

— Preghiera non è — replicò il traduttore. — Non desideriamo da Dio niente di materiale; vogliamo semplicemente parlare con lui/lei/esso. E tu dovresti fare la stessa cosa; solo uno sciocco non spenderebbe un mucchio di tempo nel tentativo di comunicare con un Dio la cui esistenza è stata dimostrata.

Avevo già incontrato umani della chiesa evangelica (forse più di quanti non mi spettassero) perché spesso le mie conferenze sull’evoluzione suscitavano la loro collera. Quando ero più giovane, solevo discutere con loro, di tanto in tanto; ma negli ultimi tempi mi limitavo a sorridere cortesemente e ad allontanarmi.