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«È un uomo vecchissimo?»

Rand si limitò ad annuire. Non voleva spiegare che il vecchio Cenn Buie non arrivava nemmeno ai novant’anni di Loial.

«Bene» disse l’Ogier «forse voi avete vita più breve, ma trovate il tempo di fare un mucchio di cose, sempre in movimento, sempre in fretta. E avete tutto il mondo a disposizione. Noi Ogier siamo legati al nostro stedding.»

«Ma tu sei all’Esterno.»

«Per un poco, Rand. Ma alla fine devo tornare. Questo mondo è della vostra razza. Lo stedding è della mia. C’è molta confusione, all’Esterno. E molte cose sono cambiate, rispetto a quel che ho letto.»

«Be’, le cose cambiano, nel corso degli anni. Alcune, almeno.»

«Alcune? Metà delle città di cui ho letto non esistono più e quasi tutte le rimanenti hanno un nome diverso. Prendi Cairhien. Il vero nome di questa città è Al’cair’rahienallen, Collina dell’Alba Dorata. Non lo ricordano nemmeno, nonostante il simbolo del sole sorgente sulle loro bandiere. E il boschetto della città. Dubito che sia stato curato, dalle Guerre Trolloc. Ora è soltanto un’altra foresta da cui ricavare legna da ardere. I Grandi Alberi sono scomparsi e nessuno se ne ricorda. E qui? Caemlyn è sempre Caemlyn, ma hanno lasciato che la città crescesse proprio sul boschetto. Siamo a meno d’un quarto di miglio dal suo centro... da quello che dovrebbe essere il suo centro. Non c’è rimasto nemmeno un albero. Sono stato anche a Tear e a Illian. Nomi diversi e niente ricordi. A Tear, al posto del boschetto c’è solo pascolo per i cavalli; e il boschetto di Illian è il Parco Reale, dove il re va a caccia di cervi e non entra nessuno senza il suo permesso. È cambiato tutto, Rand. Purtroppo credo che troverò la stessa cosa dovunque vada. Scomparsi tutti i boschetti, svaniti tutti i ricordi, morti tutti i sogni.»

«Non puoi rinunciare, Loial. La rinuncia equivale alla morte.» Rand sprofondò nella poltrona, rosso in viso. Si aspettò che l’Ogier ridesse di lui, ma Loial annuì con aria grave.

«Sì, la tua razza ragiona in questo modo, vero?» L’Ogier cambiò tono, come se citasse qualcosa. «Finché la penombra è svanita, finché l’acqua è svanita, nell’Ombra con i denti snudati, urlando sfide con l’ultimo respiro, per sputare nell’occhio di Colui che Acceca nel Giorno Finale.» Piegò la testa, in attesa, ma Rand non aveva idea di che cosa s’aspettasse.

Trascorse un minuto, poi un altro, e le lunghe sopracciglia cominciarono a inarcarsi in un’espressione di perplessità. Ma l’Ogier attese ancora, in un silenzio che mise a disagio Rand.

«I Grandi Alberi» disse infine Rand, tanto per rompere il silenzio «sono simili all’ Avendesora

Loial si drizzò di scatto; la poltrona cigolò così forte che Rand ebbe paura che si rompesse. «Tu la sai più lunga. Tu, fra tutti.»

«Io? E come?»

«Mi prendi in giro? A volte voi Aiel avete un’idea bizzarra del divertimento.»

«Ma io non sono un Aiel! Vengo dai Fiumi Gemelli. Non ho mai visto un Aiel!»

Loial scosse la testa e i ciuffi di pelo sulla punta delle orecchie si afflosciarono. «Vedi? Tutto è cambiato e metà delle mie conoscenze sono inutili. Mi auguro di non averti offeso. Sono sicuro che la terra dei Fiumi Gemelli, dovunque si trovi, è un luogo bellissimo.»

«Mi hanno detto che un tempo si chiamava Manetheren. Non so, ma forse tu...»

L’Ogier drizzò le orecchie, allegro. «Ah! Sì. Manetheren.» I ciuffi ricaddero. «Lì c’era un magnifico boschetto. Il tuo dolore mi canta nel cuore, Rand al’Thor. Forse non arriveremo in tempo.»

Loial fece un inchino e Rand lo imitò. Sospettava che Loial si sarebbe risentito, se lui non gli avesse risposto allo stesso modo: come minimo, l’avrebbe ritenuto scortese. Si domandò se Loial pensava che lui avesse lo stesso tipo di ricordi degli Ogier. Loial aveva abbassato gli angoli delle labbra e gli occhi, come se condividesse il senso di perdita di Rand, come se la distruzione di Manetheren non fosse un evento accaduto duemila anni prima... un evento che Rand conosceva solo grazie al racconto di Moiraine.

Dopo un poco, Loial sospirò. «La Ruota gira» disse «e nessuno sa quali giri compie. Ma tu sei lontano da casa quasi quanto me. Una distanza considerevole, al giorno d’oggi. Certo, quando le Vie erano libere e aperte... ma si tratta di parecchio tempo fa. Dimmi, cosa ti porta così lontano? Ci sono cose che anche tu vuoi vedere?»

Rand aprì bocca per dire d’essere venuto a vedere il falso Drago... e non ci riuscì. Forse perché Loial si comportava come se avesse la stessa età di Rand... era probabile che per gli Ogier novant’anni equivalessero a una ventina di anni umani. Da parecchio tempo non parlava con qualcuno di quel che gli era accaduto realmente, sempre con la paura che gli interlocutori fossero Amici delle Tenebre o che lo pensassero di lui. Mat si era ritirato in se stesso, nutriva col sospetto le proprie paure, al punto da rendere impossibile parlargli. E così Rand si ritrovò a raccontare a Loial della Notte d’Inverno. Non una storia vaga di Amici delle Tenebre, ma la verità sui Trolloc che gli abbattevano la porta e su di un Fade lungo la Strada della Cava.

Dentro di sé Rand era inorridito, ma gli pareva quasi d’essere composto di due persone diverse, una delle quali cercava di trattenere la lingua, mentre l’altra finalmente provava sollievo a raccontare tutto. Ne risultò una narrazione confusa e ingarbugliata. Shadar Logoth e la perdita dei suoi amici nel buio, senza sapere se erano ancora vivi. Il Fade a Whitebridge e Thom che moriva per consentire loro la fuga. Il Fade a Baerlon. E poi gli Amici delle Tenebre, Howal Gode e il ragazzo che aveva paura di loro e la donna che aveva tentato di uccidere Mat. Il Mezzo Uomo davanti alla locanda dell’Oca e Corona.

Quando iniziò a raccontare confusamente i sogni, anche la parte di lui che voleva parlare si sentì rizzare i capelli. Si morsicò la lingua e serrò i denti. Osservò con diffidenza l’Ogier, augurandosi che pensasse a incubi. Sembravano proprio incubi, o cose da dare gli incubi a chiunque. Forse Loial avrebbe pensato che Rand stesse per impazzire. Forse...

«Ta’veren» disse l’Ogier.

Rand fu sorpreso. «Come?»

«Ta’veren» ripeté Loial. Si grattò l’orecchio e scrollò le spalle. «L’Anziano Haman diceva sempre che non l’ascoltavo, ma non è vero. Sai com’è tessuto il Disegno, ovviamente.»

«A dire il vero non ci ho mai riflettuto» rispose Rand. «L’ho sempre accettato così com’è.»

«Uhm. Sì, be’, non esattamente. Vedi, la Ruota del Tempo tesse il Disegno delle Epoche e come fili adopera vite. Ma il Disegno non sempre è fisso. Se una persona cerca di cambiare la direzione della propria vita e nel Disegno c’è posto, la Ruota continua a tessere e include la variazione. C’è sempre spazio per piccoli cambiamenti, ma a volte il Disegno non accetta un cambiamento importante, per quanto si provi. Hai capito?»

Rand annuì. «Potevo abitare alla fattoria o a Emond’s Field, e sarebbe stato un piccolo cambiamento. Ma se avessi voluto divenire re...» Rise e Loial gli rispose con un sorriso che gli divise in due la faccia. Aveva denti bianchi, larghi come scalpelli.

«Sì, giusto. Ma a volte la Ruota sceglie per te i cambiamenti. E a volte la Ruota piega il filo o i fili della vita in modo tale che tutti i fili vicini sono costretti a ruotare intorno agli altri; questa azione influenza altri fili, e così via. La prima piegatura per formare la Grinza è ta’veren: non puoi fare niente per cambiarla, finché il Disegno non muta. La Grinza, detta ta’maral’ailen, può durare settimane, oppure anni. Può comprendere una sola città o perfino l’intero Disegno. Artur Hawkwing era ta’veren. E anche Lews Therin Kinslayer, immagino.» Ridacchiò. «L’Anziano Haman sarebbe orgoglioso di me. Lui parlava sempre in modo noioso e i libri di viaggi erano molto più interessanti, ma qualche volta anch’io stavo attento.»